Salute

Legge 40, la metà va all’estero senza un perché

Cresce l'influenza del passaparola sul web

di Sara De Carli

Sono poco meno di 4mila le coppie italiane che si sono recate all’estero per un trattamento di procreazione medicalmente assistita. La metà di esse lo ha fatto per fare una fecondazione eterologa, vietata in Italia dalla legge 40, ma l’altra metà è andata all’estero per fare trattamenti che poteva benissimo fare in Italia. Ha scelto l’estero solo perché in Italia c’è troppa confusione su cosa sia possibile fare e cosa no ma soprattutto perché «su Internet si trovano molte informazioni su questi centri e nei forum se ne parla bene».

È questa la nuova fotografia del turismo procreativo scattata dall’Osservatorio omonimo nel suo Rapporto 2012. Il numero complessivo è stabile, la novità è l’aumento di chi va all’estero senza averne bisogno e potrebbe benissimo rimaere a casa: nel 2009 le coppie che andavano all’estero per fare l’eterologa erano invece il 70%.

La Spagna e la Svizzera restano i Paesi che più attirano gli italiani, mentre in appendice l’Osservatorio tenta anche una rilevazione – la prima – di chi va all’estero per “l’utero in affitto“. La maggior parte delle cliniche straniere ha solo ammesso in maniera generica di «avere pazienti italiani», ma senza indicare il numero. Sommando le cifre indicate, quindi parziali, sono state nel 2011 almeno 32 le coppie/singoli che hanno richiesto la maternità surrogata: 18 in Russia, 9 in Ucraina, 5 tra Georgia ed Armenia.


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