Volontariato

Ecco come portare la tecnologia al Terzo Settore

Intervista a Bruno Calchera, dg dell'associazione

di Lorenzo Alvaro

 Il rapporto tra tecnologia e Terzo Settore rimane difficile. Per questo Biteb – Banco Informatico, tecnologico e biomedico, propone oggi a Milano l’incontro “La tecnologia digitale per il volontariato e l’inclusione sociale. Linee di lavoro e prospettive”. Per l’occasione è stato anche presentato un nuovo prodotto editoriale web dell’associazione che si chiama “Responsabilità sociale e tecnologia solidale”. «Ci impegnamo a raccontare cosa fanno le aziende nostre partner», ha spiegato a Vita il direttore generale Bruno Calchera, «è un modo, più funzionale del classico sito web, per invogliare le onlus ad informarsi sul tema tecnologico e sulle nostre offerte».  ? 

Perché questo sforzo per spingere le associazioni verso il computer?
Ci siamo accorti, girando tutta Italia per proporre i nostri prodotti, che il bisogno di tecnologia del Terzo Settore, in particolare informatico, è fortissimo. ? 

Ma se il Terzo Settore non ne sente l’esigenza perché deve porsi il problema?
Di fatto sia a livello locale che nazionale e europeo, la tecnologia viene imposta per legge. I bandi di gara del ministero del Welfare o delle grandi fondazioni, ad esempio, danno valore alla partecipazione in rete. Non dotarsi di tecnologie adeguate significa essere tagliati fuori dal mondo. Sia perché non si entra nelle grandi reti internazionali sia perché si ha largamente limitate le occasioni per raccogliere fondi. Basti pensare che Regione Lombardia chiede a chi vuole entrare nel registro delle onlus di farlo online. Si sono accorti che in molti non erano in grado. ? 

Per quale motivo allora il non profit rimane indietro?
Da una parte per la convinzione che il computer di seconda mano abbia meno qualità del nuovo. C’è in questo senso una forte tendenza alla logica consumistica. Che per fortuna viene meno quando l’associazione ha necessità di dotarsi di tecnologia particolare. In quel caso lo snobismo cede il passo alla ragionevolezza. Oltre a questo, che è un problema di costume, abbiamo anche riscontrato grosse lacune per quel che riguarda la consapevolezza. Ritengono il computer unicamente uno strumento di gestione e non di lavoro. C’è infine grande esigenza di formazione. Su due binari: da una parte le associazioni non sanno di cosa hanno bisogno, dall’altra non sanno usare i programmi. Per questo cerchiamo di accompagnarle nella scelta e mandiamo i nostri volontari sul campo ad insegnare i rudimenti d’utilizzo. 


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