Famiglia

Pedofilia, i 400 siti della vergogna

Don Fortunato Di Noto ha lanciato la notizia dei neonati messi in rete per accontentare un mercato sempre più impunito.

di Gabriella Meroni

Non sono un visionario. Combatto orrori veri, reali, che qualcuno sta commettendo anche adesso su qualche bambino. Ma sono solo. Lo Stato italiano non fa nulla. Non ne ha i mezzi, né la volontà per combattere la pedofilia». Don Fortunato Di Noto parla con la solita energia da Avola, Siracusa, la sede del suo Telefono Arcobaleno. Non è nuovo a denunce del genere, ma si sente che è davvero esasperato. E questa volta non l?abbiamo capito solo dal tono di voce. È lunedì mattina quando nella posta elettronica di Vita spunta un dossier su Geocities, il grande server americano che ospita al suo interno migliaia, forse milioni di siti. L?ha mandato proprio don Di Noto, e contiene circa 400 indirizzi di siti pedofili che il sacerdote ha appena denunciato alla procura di Siracusa. Clicchiamo a caso, ed è uno shock (vedi sopra). Vedere è diverso da sentir dire. E don Fortunato lo sa. «Vi ho mandato questo file perché vi rendiate conto», scrive in poche righe allegate all?email. «Online c?è un mondo pauroso che nessuno riesce a colpire davvero. Neanche la polizia. Tanto è vero che su 45mila siti che Telefono Arcobaleno ha denunciato in cinque anni, 10mila sono ancora tranquillamente attivi e, quel che è peggio, le persone arrestate sono state appena 200». Qualcosa non va. E don Di Noto prova a spiegarlo, tornando anche su decisioni recenti e dolorose. «Dal 4 luglio Telefono Arcobaleno ha sospeso la propria collaborazione con la Polizia postale», dice. «Non perché non la stimiamo, anzi. Ma perché ci siamo resi conto che ha le mani legate». L?intoppo, tutto burocratico e tutto italiano, riguarda la procedura di segnalazione dei siti incriminati. Quando don Fortunato trova un indirizzo pedofilo, lo segnala infatti (o meglio, lo segnalava) alla Polizia postale, all?interno della quale è presente un?unità telematica che si occupa dei crimini su Internet. A quel punto i poliziotti dovrebbero acquisire le prove del reato, e per farlo devono ?scaricare? sul loro computer il sito accusato. Ma non possono farlo subito, dice don Fortunato. «Prima devono informare il Compartimento regionale, il quale deve chiedere un?autorizzazione al Dipartimento centrale di Roma, che a sua volta deve esaminare il tutto, fare opportune verifiche e infine dare il via libera». Una procedura estenuante al termine della quale sono passati almeno 15 giorni. «Mentre un sito pedofilo può sparire dalla rete in poche ore», avverte il sacerdote, che ha deciso di rivolgere le proprie denunce alla Procura di Siracusa, dove si è costituito uno speciale pool di cinque magistrati incaricato di perseguire le centrali degli orchi telematici. Ma non eravamo il Paese con la legislazione più severa del mondo contro la pedofilia? Don Di Noto non trattiene una risata amara. «Non prendiamoci in giro», esclama. «Una legge non è efficace se non permette di colpire gli organizzatori del traffico, i produttori dei video, quelli che fanno scempio dei corpi dei bambini, anche neonati. In Italia al massimo riusciamo a colpire i guardoni, quelli che per perversione o stupidità scaricano le immagini da Internet. Eppure noi di Telefono Arcobaleno siamo sicuri che anche qui esistano persone esperte e scaltre che tirano le fila della tratta. A loro non si è arrivati mai». L?Italia è inadempiente anche nei confronti dell?Unione Europea, che l?anno scorso emanò una direttiva che obbliga a istituire in ciascun Paese un?unità di monitoraggio della rete alla caccia dei pedofili, e una banca dati dei bambini scomparsi e di quelli utilizzati negli aberranti filmini, in modo da metterli a confronto e risalire alla loro identità. Una direttiva che Roma non ha mai recepito. Intanto la violenza del materiale pornografico minorile sul web continua ad aumentare. E gli abusi online sembrano essere ripresi anche all?interno delle famiglie. «Sta cambiando lo stile della pedofilia», continua don Di Noto. «Oggi assistiamo quasi a un?ostentazione di quello che si può arrivare a fare. È come se qualcuno, violando neonati ancora nella culla, sfidasse il mondo orgogliosamente. In alcune immagini abbiamo visto anche donne. Sono le mamme di quei bambini?». Davanti a questo abisso, ripete il sacerdote, sarebbe bene che governo, polizie e Parlamento si mettessero in discussione. E magari chiedessero consigli a chi da anni combatte il fenomeno. Per non fare ai pedofili il regalo che meno si meritano: l?impunità. Venti minuti d?orrore in Internet La mano corre al mouse per chiudere, istintivamente, quelle finestre spalancate su una violenza senza limiti. Ma con la stessa velocità con cui si vorrebbero chiudere, le schermate si aprono automaticamente, sempre più rapide, invadendo il video. Ogni volta la stessa richiesta: «Vuoi vedere di più? Abbiamo 300mila foto illegali di bambine piccolissime?». Ma i siti che non innescano il meccanismo di apertura automatica sono anche peggio. Perché si capisce che lì dietro non c?è un?organizzazione pornografica a chiaro scopo di lucro, ma perversione pura. Ecco cosa abbiamo visto in soli venti minuti di viaggio agli indirizzi denunciati la settimana scorsa da don Fortunato. http://fig?666?: il sito è pieno di foto di bambini e bambine. Alcuni sono davvero piccoli: tre, quattro anni. Hanno rapporti espliciti con adulti; altri, più grandicelli, dai tratti asiatici, sono ripresi nudi su un letto sudicio, in pose pornografiche. In basso, una scritta in inglese invita: ?Webmaster, cliccate qui per far soldi?. Su www.vir? (foto, ma anche video di adulti con bambini) ci sono addirittura i messaggi di pedofili che ringraziano: «Vi cerco da tre anni. Con voi riesco ad avere 5 orgasmi al giorno», scrive H. R., dalla Germania. E dall?Italia un anonimo lascia la sua impronta bestiale: «Complimenti, avete una collezione unica». Non è finita. Molti siti sono un elenco di link dai titoli abietti: su www.lol? se ne trovano a centinaia. Alcuni inneggiano all?incesto, altri giocano al ribasso con l?età dei piccoli violentati. Alla fine troviamo anche i neonati di cui don Fortunato ha parlato sui giornali. Il sito è all?interno di www.geocities.com, e ha un url complicato. Ma la foto è lì. La bambina che vediamo avrà sì e no sei mesi. Dove sarà? Perché nessuno la va a prendere? Spegnere il computer serve solo ad allontanarla. Per dimenticarla, forse non ci basterà tutta la vita.


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