Mondo
Siria, vergogna mondiale
La strage degli innocenti a Homs, la cautela internazionale
La strage degli innocenti, a Homs, in Siria. Eppure il mondo fa fatica a emozionarsi, a intervenire. Prevale una cautela impressionante, intanto il regime di Assad continua a fare scempio dei diritti umani.
Il CORRIERE DELLA SERA colloca la Siria di taglio centrale in prima: “La Siria è un mattatoio: decine di civili fatti a pezzi «L’Onu deve muoversi»”. E così riassume la notizia: “Massacro a Homs, in Siria. Scoperti i corpi straziati di 50 civili, tra i quali donne e molti bambini. Sul web un video mostra l’orrore, opera dei miliziani lealisti. Il regime scarica la colpa sui «terroristi». Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, preme sul Consiglio di sicurezza dell’Onu: «Deve muoversi al più presto». La risposta è un’accusa a Damasco: «Uso sproporzionato della forza». Le Nazioni Unite parlano di «assalto militare» e di «operazioni vergognose». Assad viene poi esortato a dare una risposta all’inviato Kofi Annan, che ha chiesto la cessazione delle violenze e l’apertura di corridoi umanitari”. I servizi alle pagine 16 e 17. Ampio pezzo di Davide Frattini apre pagina 17: “I fratelli, il cognato, il cugino. L’ultima trincea del clan Assad”. Che così conclude: “Il clan degli Assad ripete di «voler combattere fino alla fine», come ha proclamato Rami Makhlouf alNew York Times. Il cugino di Bashar, per parte di madre, è l’uomo più ricco del Paese con un patrimonio (prima della ribellione) attorno ai cinque miliardi di dollari accumulato grazie alle parentele: l’impero va dalle telecomunicazioni al petrolio, alle emittenti televisive private. Lo scorso giugno Makhlouf ha annunciato, tra le lacrime, di aver rinunciato alle sue partecipazioni e di essere pronto a donare il ricavato alle vittime della rivolta. Una promessa a cui non credono gli attivisti e neppure Jeffrey Feltman, assistente di Hillary Clinton al dipartimento di Stato americano: «In Siria non è più questione di alauiti contro sunniti. È la mafia degli Assad-Makhlouf che ha espropriato lo Stato per i propri interessi e adesso non vuole mollarlo»”. Ennio Caretto intervista, a pie’ di pagina, il generale a riposo Anthony Zinni, ex capo del Centcom (il comando centrale del Medio Oriente), ed ex mediatore americano nel mondo islamico, che propone: «Bisogna aprire subito un corridoio umanitario in Siria, come ha proposto la Turchia, un corridoio presidiato da una forza di pace internazionale. L’Occidente deve premere sull’Onu affinché il comando dell’operazione venga affidato alla Turchia stessa e a Paesi islamici quale l’Arabia Saudita. La Nato potrà fare parte di questa forza assieme con la Russia e altre potenze che lo vorranno. Guai a rimandare un intervento internazionale, aumenterebbero le carneficine».
“Siria, strage di donne e bambini nella città ribelle”. È il video shock delle 47 vittime civili ritrovate nella città di Homs a portare l’attenzione di REPUBBLICA sul dramma della Siria. Una chiave di lettura dell’incredibile immobilismo che inchioda le diplomazie internazionali di fronte alla repressione che il regime di Assad sta mettendo in atto ormai da quasi un anno la offre l’intervista a Haytham Manna, figura più rappresentativa dell’opposizione, “il candidato più accreditato a guidare la transizione democratica laica”, ospite a Roma della comunità di Sant’Egidio. Che denuncia: «La Siria è divenuta terreno di scontro per le strategie delle grandi potenze. Vorrebbero trasformarci in rivoluzionari a comando: chi per la guerra all’Iran, chi per lo scontro fra sciiti e sunniti, chi per creare un asse sunnita dal Golfo alla Turchia. Noi diciamo: “grazie a tutti, ma la soluzione è siriana”». È urgente aprire dei corridoi umanitari? «Una pessima idea; implica la presenza di militari stranieri in Siria. Meglio, piuttosto, imporre al regime di levare l’assedio attraverso le pressioni di Russia e Cina, con l’aiuto della Croce Rossa e delle ong dell’ONU».
IL GIORNALE nella pagina esteri affida a Roberto Fabbri l’argomento siriano. “Video choc: strage di donne e bimbi in Siria” è il titolo dell’articolo corredato da due foto in cui sono immortalati alcuni passaggi del video che ritrae bambini e donne morti o feriti. «Con uno sfoggio di cinismo straordinario, il regime siriano di Bashar el-Assad ha attribuito a “gruppi terroristici armati” la responsabilità di uno dei più agghiaccianti massacri documentati da immagini negli ultimi anni: quello di 52 persone (quasi tutti donne e bambini) i cui corpi straziati sono stati rinvenuti in una casa di Karm az Zeitun, sobborgo sunnita della città ribelle di Homs. La bugia è sfacciata. Si tratta invece di un massacro compiuto dalle forze lealiste, penetrate nella città capofila della resistenza ad Assad dopo un lungo assedio e dedicatesi alla ricerca dei sopravvissuti ai bombardamenti durati settimane e al termine dei quali i combattenti dell’esercito siriano di liberazione, composto in buona parte da disertori dell’esercito regolare, hanno abbandonato stremati le loro posizioni». In taglio basso Rolla Scolari firma “Per settimane senz’acqua nella mia casa di Homs: c’erano cecchini ovunque”. È la testimonianza di Wahid che «ha conservato la pallottola che pochi giorni fa lo ha trapassato, entrando dalla schiena e uscendo dallo stomaco. La tiene avvolta in un fazzoletto di carta. Il ragazzo è steso in un letto di ospedale a Tripoli, porto libanese a pochi chilometri dal confine con la Siria. Ha 22 anni, è un operaio di Homs».
Alla Siria è dedicato, sul SOLE 24 ORE, un pezzo di cronaca a pagina 17 “Massacro di donne e bambini a Homs”, a cui si affianca l’analisi di Alberto Negri, che affianca la crisi siriana a quella afghana “Il doppio dilemma dell’Occidente”: «In ogni guerra c’è una svolta. In Bosnia la strage di Srebrenica spinse gli americani a intervenire, in Kosovo fu il massacro di Racak a innescare l’ultimo conflitto contro Milosevic. L’eccidio di Kandahar in Afghanistan e la carneficina di Homs in Siria ci mettono di fronte a un dilemma: da Kabul, nonostante gli errori, non possiamo andarcene, a Damasco l’Occidente per ora non si muove. La Siria non sarà la Libia, ripetono a Mosca e Pechino, frenando ogni iniziativa, persino umanitaria. Quella di Homs è una strage annunciata, anche se non ci sono ancora prove inoppugnabili sulla responsabilità del regime. Ma il video, con donne e bambini martoriati, è un orrore indescrivibile. La comunità internazionale e l’Onu finora non hanno concluso nulla. Né il governo né l’opposizione hanno accettato proposte di tregua o di dialogo. Il regime pensa di potere stroncare la rivolta, i ribelli sperano nell’aiuto dei Paesi arabi: forse finiranno stritolati in una guerra civile in stile libanese o iracheno. Ma da qui non siamo in grado di dare una risposta convincente né in Afghanistan né in Siria».
«L’Occidente ricordi sempre di non fare agli altri quello che non vorrebbe sia fatto a se stesso. Perché il rispetto dei diritti umani si applica in modo selettivo solo alla Siria? In molti altri stati del mondo, nello stesso Medio oriente, avvengono abusi peggiori, nel silenzio generale. Intanto gli Stati che perpetrano tali abusi votano risoluzioni all’Onu contro la Siria. Dove sta la morale?». AVVENIRE rilancia in un piccolo box la posizione di monsignor Giuseppe Nazzaro, vicario apostolico di Aleppo dei Latini. Nel resto della pagina, il racconto dell’esecuzione di civili attraverso le immagini del video-choc messo su YouTube dall’opposizione e il «coro di riprovazione» alzatosi ieri dal Consiglio di sicurezza dell’Onu, «pur senza decisioni formali».
Sulla STAMPA la Siria merita un breve richiamo in prima pagina (“Siria, massacro di donne e bambini”) e due pagine di approfondimento all’interno alla 14 e alla 15. Da segnalare oltre a un bel dossier a punti curato dal corrispondente da New York Maurizio Molinari (“A Damasco si combatte una guerra per procura”) e un’intervista al consulente del governo inglese Julian Lindley-French: “Chi perde muore, è un conflitto totale”. Questo l’attacco di Molinari, che poi passa in rassegna tutti i passaggi chiave della crisi: «A un anno dall’inizio della rivolta popolare in Siria Bashar Assad continua a resistere, con il risultato di trasformare il conflitto armato fra regime e opposizione in una guerra per procura fra le maggiori potenze in Medio Oriente mentre per la prima volta, negli Stati Uniti come negli Emirati del Golfo, si prende in esame l’ipotesi di un intervento militare «indiretto». Tornando a Lindley-French, nell’intervista paventa il rischio Afghanistan («In Occidente c’è chi teme una fine del genere») e rimanda al precedente della famiglia reale: «Il padre Assad fece lo stesso, è una catena di vendette…Foto e video sono difficili da verificare. C’è propaganda».
E inoltre sui giornali di oggi:
SCUOLA
ITALIA OGGI – Pubblicata la notizia di un vademecum dell’ufficio scolastico regionale del Piemonte per resistere in giudizio contro i ricorsi di genitori e alunni. «Non si tratta di una pubblicazione ad uso piemontese, ma utile per tutte le scuole del Paese. Perché reca una serie di riferimenti alla normativa nazionale arricchita da interpretazioni giurisprudenziali. La prima cosa da fare è dotare l’istituto di un regolamento molto dettagliato che indica sia la disciplina sostanziale che la procedura. Contestualmente le scuole devono costituire l’organo di garanzia, il collegio composto da rappresentanti delle varie componenti scolastiche che deve decidere sui ricorsi. Fra le regola quella che non ammette punizioni collettive, ma solo sanzioni individuali».
TOBIN TAX
AVVENIRE – L’Ecofin di oggi ha in agenda anche la Tobin tax, con il ministro tedesco che apre alla possibilità di «immaginarla» anche solo nell’Eurozona, mentre anche Londra passa da una secca opposizione a un dialogo che cerca il compromesso. Insomma, entro luglio l’Europa potrebbe avere la Tobin tax.
TIFOSI
CORRIERE DELLA SERA – A pagina 24: “Tessera del tifoso addio. Diventa «fidelity card»”. Scrive Luca Valdisseri: “Dalla prossima stagione sportiva la tessera del tifoso diventerà meno strumento di controllo («schedatura», hanno sempre detto gli ultrà, che ieri hanno festeggiato con uno striscione dei tifosi dell’Alessandria «Maroni abbiamo vinto noi» esposto a Spinetta Marengo dove Maroni partecipava a un incontro elettorale) e più carta dei servizi, con sconti e agevolazioni studiate dai club per favorire i tifosi. Nata nel 2009, per volontà del ministro leghista, la tessera del tifoso è stata distribuita in oltre un milione di copie. Una «card», qualunque sia il suo nome, sarà comunque necessaria per seguire la squadra del cuore in trasferta. Lo spiega il capo della polizia, Antonio Manganelli: «La tessera del tifoso manterrà inalterate le sue caratteristiche fondamentali, a cominciare dalla necessità del suo possesso per le trasferte e gli abbonamenti, sia per questo che per il prossimo torneo di calcio»”.
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