Sostenibilità

Clini: bioshopper scelta giusta

Il Ministro dell’Ambiente condanna, in un’intervista su Vita in edicola, chi si oppone alla svolta green

di Daniele Biella

«La strada intrapresa dall’Italia sull’abolizione dei sacchetti di plastica usa e getta è quella giusta». Conferma di non aver nessun dubbio il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini alla vigilia del voto finale della Camera che, a più di un anno dal divieto di commercializzazione dei sacchetti di plastica (entrato in vigore il 1° gennaio 2011), tramuta in legge il decreto Ambiente pubblicato in Gazzetta ufficiale lo scorso 25 gennaio 2012 dopo mesi di attese e rinvii, che avevano lasciato intravedere la longa manus delle lobby anti bioshopper. Clini con Vita entra nel merito nella battaglia in atto tra detrattori e sostenitori delle nuove norme.

Come giudica la strenua contrapposizione ai biosacchetti di associazioni come Fare Ambiente e dei produttori di plastica e additivi?
Stiamo parlando di una norma che risponde alle giuste aspettative ambientali e, nel contempo, è attuabile da un punto di vista della qualità del prodotto. Come al solito, ogni innovazione trova strenui oppositori in chi non vuole investire per migliorare.

Quanto pesa la pressione della lobby trasversale contro i biosacchetti?
Le pressioni non hanno avuto alcun peso; abbiamo ascoltato le ragioni delle varie parti e abbiamo deciso secondo le attese dell’ambiente, dei cittadini e dell’economia.

C’è il rischio, come affermano alcuni, che le bioplastiche “affamino il mondo”, sottraendo mais all’uso alimentare?
Assolutamente no. Nel mondo ci sono eccedenze di granturco: non a caso le quotazioni sui mercato bastano appena a coprire i costi di produzione.

Eliminando i sacchetti con additivi si perdono posti di lavoro?  
La perdita di posti di lavoro si potrà avere forse in quelle aziende che non vogliono investire per ammodernare la produzione in chiave di innovazione e di ambiente. Invece, ci saranno nuovi posti di lavoro in tutta la filiera della chimica verde e delle cosiddette bioraffinerie. Per esempio Eni e Novamont stanno investendo per realizzare una nuova bioraffineria a Porto Torres, al posto del vecchio petrolchimico, rilanciandolo. A Terni, l’area industriale è in crisi e ne uscirà solamente…

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L’intervista, in versione integrale, è su Vita in edicola

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