Formazione

Servizio Civile, “può essere un ottimo strumento di avviamento al lavoro”

La lettera al direttore di Michelangelo Chiurchiù, presidente di Cesc-Project

di Redazione

Caro Direttore,

consentimi di intervenire nel dibattito che si riaccende ora sul servizio civile obbligatorio. In un recente passato abbiamo già espresso la nostra opinione in merito. Solo un servizio civile a cui tutti i giovani siano interessati – noi abbiamo chiesto alla scuola di aprirsi a questa eventualità-  può diffondere valori, costruire legami tra il futuro cittadino e la comunità di cui è parte, avviare a esperienze concrete,  spendibili persino sul mercato del lavoro.

Da cosa nascevano le nostre proposte? Da quanto già stiamo facendo e che, allo stato delle cose, riguarda ancora pochi giovani, anzi un numero di giovani che diminuisce di anno in anno. Come mai? Perchè un servizio civile scelto liberamente dai giovani – quindi non ancora un servizio obbligatorio –  non trova il sostegno economico necessario da parte dei governi del nostro paese:  siamo arrivati ad uno stanziamento di soli 50 milioni di euro.

Ecco perchè mi sembra poco realistica e tutta ideologica l’idea di  dare vita, proprio ora, ad un servizio civile obbligatorio. Mentre si trovano a fatica 50 milioni di euro per finanziare le attività e i progetti di servizio civile, dovrebbe spuntare un miliardo per generalizzare una esperienza che lo Stato in cui viviamo guarda con una certa indifferenza,  se non addirittura con fastidio.

Già: il problema è proprio il ruolo che gioca il servizio civile e il salto culturale necessario ad apprezzarlo e difenderlo.

Il nostro, allo stato delle cose, è un servizio civile aperto a tutti, anche se pochi possono usufruirne. In ogni caso la nostra strada – parlo come presidente di Cesc-Project – ci sembra più realistica e senz’altro gode di una base meno aleatoria. Questa, sì, è  una sfida a tutti quei politici e membri del Governo che a “parole” vogliono misure concrete e dicono di impegnarsi  per i giovani, senza domandarsi cosa si sia già fatto e di quale utilità  possa essere, come modello di riferimento, ciò che è stato già realizzato.  

Non si dica che il servizio civile può essere accantonato. Il servizio civile è comunque una opportunità. Ma quale opportunità? 

Il servizio civile va apprezzato anche dal versante dell’ingresso nel mondo del lavoro. Non ci siano equivoci su questo: il servizio civile non è lavoro “nero” o lavoro “mascherato”e non è neanche formazione professionale.  Ma il servizio civile ha in sé elementi che favoriscono l’ingresso nel mondo del lavoro.

Ne elenchiamo alcuni .

– La conoscenza che i giovani avranno nel corso del servizio civile di realtà che operano nel settore del no profit. Non solo l’ente ma spesso il servizio civile è occasione per conoscere tutto il mondo del terzo settore: per i contatti personali che si creano, per le occasioni pubbliche che vengono offerte, per l’interesse che nasce quando si è dentro ad una storia e se ne conoscono a fondo i meccanismi. Nel passato, per almeno il 20%  degli obiettori di coscienza questa conoscenza ha significato entrare dopo il servizio civile come lavoratori, come soci lavoratori, come dirigenti nel mondo della cooperazione e dell’associazionismo sociale.

– La possibilità di assumere responsabilità nel raggiungimento di obiettivi attraverso il tutoraggio e il supporto di persone adulte. L’immagine che viene evocata da questa esperienza è la bottega artigiana che aveva e ha la prerogativa di introdurre giovani nel mondo del lavoro perché ci sono adulti che spendono parte del loro tempo per supportare, accompagnare, rimproverare, correggere.

– Se il percorso scolastico non l’ha fatto, il servizio civile può essere lo spazio per avviare e completare un bilancio delle competenze.

Quanti insuccessi, che poi pesano psicologicamente nel vissuto di molti giovani, potrebbero essere evitati se ci fosse questa attenzione ad un vero ed efficace bilancio delle competenze!

– L’ingresso adeguato nel mondo del lavoro non può essere ridotto ad un meccanicistico “questo è il posto, puoi entrare!” .Prepararsi adeguatamente ad assumersi responsabilità, saper gestire le conflittualità in un ambiente con altri colleghi, saper gestire i rapporti con persone ordinate gerarchicamente, recuperare spazi per la propria creatività o comunque offrire il proprio apporto per raggiungere gli obiettivi del proprio lavoro sono altrettanti elementi essenziali che garantiscono il successo dell’inserimento lavorativo. Non è scontato che tutto questo bagaglio sia posseduto da un giovane che esce dall’università o che è stato in parcheggio per anni dopo essere stato espulso dalla scuola dell’obbligo.

Potremmo raccontare centinaia di storie sul valore pedagogico civile sull’esperienza di giovani che, grazie a questi dodici mesi si sono trovati più pronti a fare il salto nel mondo del lavoro e hanno trovato un’occupazione confacente alle loro capacità e possibilità.

Tra queste storie le più belle (e forse anche le più faticose) sono quelle dei giovani che provengono dalle periferie delle metropoli e persino, non sembri banale, dai giovani che provengono dai campi rom.

Molti di noi hanno svolto il servizio civile come obiettori.

Non vorremmo proprio che dopo quarant’anni invece di valorizzare questa storia significativa del nostro Paese si avvii invece una storia delle obiezioni di coscienza al servizio civile.

Michelangelo Chiurchiù


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