Welfare

Brindisys, il prototipo che traduce il pensiero in azioni

Presentato ieri, tutto italiano, nasce da un finanziamento di Aisla e Arisla

di Redazione

Accendere e spegnere la luce, aprire la porta, formulare parole e frasi, ma solo con il pensiero. Da un progetto di un team di ricerca guidato da Febo Cincotti, ricercatore della Fondazione Santa Lucia IRCCS di Roma, finanziato da Fondazione AriSLA per la ricerca sulla SLA, con il contributo di AISLA, Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica, è nato il prototipo di interfaccia cervello-computer che permette ai pazienti “locked in”, cioè in uno stato avanzato della disabilità in cui non si è in grado di muovere neppure gli occhi, di comunicare attraverso gli impulsi del cervello. Il prototipo, tutto italiano, si chiama Brindisys e nasce da un progetto iniziato un anno e mezzo fa dopo aver ottenuto il finanziamento di Fondazione AriSLA, con il contributo di AISLA per un totale di 336mila euro.

Rispetto ad altri modelli precedenti, complessi da utilizzare, ingombranti e che richiedono costante supporto tecnico, Brindisys è un dispositivo completamente non invasivo, di facile utilizzo, che permette anche ai pazienti in uno stato avanzato della malattia di mantenere una possibilità di comunicazione: dotato di un elaboratore miniaturizzato simile a quelli usati all’interno dei riproduttori DVD, Brindisys riconosce l’intenzione dell’utente dall’esame del suo segnale elettroencefalografico, senza l’utilizzo di un computer potente.


COME FUNZIONA
Brindisys è composto da una cuffia che viene indossata dal paziente, dotata di elettrodi che servono a rilevare i comandi solamente immaginati da una persona attraverso i potenziali elettrici prodotti dal cervello. Tali segnali vengono “letti” da un dispositivo poco più grande del palmo di una mano che li traduce in comandi e li trasmette a un semplice tablet da cui parte l’esecuzione dell’azione.

Si va dalla riproduzione vocale di una frase pre-impostata, alla formulazione lettera per lettera di frasi nuove fino a comandare azioni vere e proprie quali accendere la televisione, cambiare canali, aprire la porta, spegnere la luce. La “traduzione del pensiero” avviene in circa 10 secondi.

«Altri dispositivi analoghi sono stati ideati nel corso degli anni, ma nessuno è stato pensato per rispondere alle esigenze dei malati di SLA, che variano col progredire della malattia. È importante sottolineare che si tratta di un progetto di ricerca sperimentale e bisognerà attendere prima che possa essere disponibile per un reale utilizzo», spiega Febo Cincotti.

Questa prima fase clinica  è condotta nella casa domotica della Fondazione IRCCS Santa Lucia di Roma: un appartamento appositamente progettato per le persone con disabilità dove tutto è automatizzato e con Brindisys è possibile, per esempio, regolare lo schienale della poltrona o l’inclinazione del letto, aprire la porta. In una fase successiva il prototipo sarà affidato ai pazienti che potranno facilmente utilizzarlo a casa propria. Dalle loro risposte partirà poi una nuova versione del dispositivo.

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