Cultura

“Più Imu per tutti”

Crescono preoccupazione e incertezza nel non profit

di Franco Bomprezzi

Tra i tanti punti della manovra fiscale del governo Monti sicuramente uno dei temi più controversi e ancora pieni di incognite è quello relativo al pagamento dell’imposta sugli immobili da parte della Chiesa e degli enti non profit. Ora il focus è sulle scuole paritarie cattoliche. I giornali se ne occupano ampiamente.

“Così l’Ici sulle scuole cattoliche” è il titolo di centro pagina nella prima del CORRIERE DELLA SERA. Questa la sintesi delle notizie: “Tre condizioni per garantire l’esenzione dall’Ici alle scuole cattoliche. Niente guadagni. La scuola «non deve chiudere con un risultato superiore al pareggio economico». Gli eventuali «avanzi di gestione» devono essere «reinvestiti totalmente nell’attività didattica». Contratti. Gli istituti «paritari» devono rispettare le regole del settore pubblico: accogliere studenti disabili, contratto collettivo per gli insegnanti, pubblicazione del bilancio. Limiti d’accesso. Si dovrà garantire «la non discriminazione in fase di accettazione degli alunni»”. I servizi alle pagine 8 e 9. Mariolina Iossa apre pagina 8 con “Passera e l’Ici alla Chiesa: giusta, con tutele al non profit” e scrive: “Ha fatto bene il governo a far pagare l’Imu anche alla Chiesa cattolica, dice il ministro per lo Sviluppo economico Corrado Passera. Così come farà bene adesso a definire il vero non profit e, quello, lasciarlo esente. «Era ovvio che si andasse in una direzione come quella che è stata presa — argomenta il ministro —. È stato fatto in maniera saggia, ragionevole, ma molto determinata. Adesso deve essere definita in tutte le sue componenti, è molto importante che non si penalizzi il vero non profit, religioso e non religioso, che è uno dei pilastri della coesione sociale del nostro Paese». L’Imu va applicata anche alla Chiesa, insomma, ma «nel rendere operativa questa decisione dobbiamo fare molta attenzione» al non profit, conclude il ministro, come a voler smorzare le polemiche di questi giorni, «e la faremo»”. Lorenzo Salvia, a pagina 9: “Paritarie, per tutti e senza fini di lucro Ecco le scuole esenti”. Ecco cosa scrive: “Il punto più importante del documento è il numero tre: «Ai fini dell’applicazione dell’esenzione è necessario che l’attività non debba chiudere con un risultato superiore al pareggio economico. O che eventuali avanzi di gestione siano reinvestiti totalmente nell’attività didattica». Pagano le scuole che ci guadagnano, insomma. Non pagano quelle che con le rette coprono le spese o che usano il di più solo per migliorare il loro istituto. E basta già questo per garantire ancora l’esenzione dall’Imu, la nuova Ici, alla grandissima parte delle scuole cattoliche. Il documento in questione circola già tra ministeri e Palazzo Chigi. Non è un nuovo decreto perché in fondo non c’è bisogno di inventare nulla. I dettagli di quello che accadrà quando diventeranno legge le norme sull’Imu, la nuova Ici, per i beni della Chiesa sono già scritti in una circolare del ministero delle Finanze di tre anni fa. Non è solo una base di partenza ma molto di più, al punto che quelle cinque paginette erano nel dossier degli incontri anche ad alto livello che hanno preceduto l’annuncio ufficiale del governo”. Il commento di Paolo Conti a pagina 36: “L’Imu, la Chiesa, la Giustizia fiscale. Non sia l’Istruzione a pagare il Conto”. Ecco il suo pensiero: “La Chiesa italiana, nel suo volto migliore, offre indispensabili supporti sociali: volontariato, assistenza sanitaria, mense. Soprattutto scuole. Ed è qui, forse, il punto più urgente da affrontare. Senza gli istituti paritari di ispirazione cattolica, il comparto dell’istruzione pubblica crollerebbe. Molti di loro, pagando l’Imu, fallirebbero. Sia perché le rette, nella gran parte dei casi, servono semplicemente a coprire il costo di gestione. Sia anche perché numerose scuole di ispirazione confessionale usano spazi ampi, per esempio ex conventi: e il calcolo della tassa produrrebbe cifre altissime. In più molti alunni (soprattutto figli di immigrati o di famiglie in difficoltà) non pagano rette per evidenti motivazioni etiche. Mettere in crisi tutto questo non sarebbe più uno strumento di giustizia tributaria ma produrrebbe un problema ancora più vasto: la fine di una parte stessa del sistema scolastico italiano. Per troppi anni la vecchia Ici ha ingiustamente esentato le attività economiche della Chiesa: ciò non significa che oggi si debba pareggiare un vecchio conto penalizzando chi istruisce e segue molti dei nostri figli. Benestanti e non, è bene ricordarlo”.

LA REPUBBLICA a pagina 4 titola “Ici alle scuole solo se fanno profitti”. Riferisce Silvio Buzzanca: il governo non vuole penalizzare le attività no profit della Chiesa: è stato il ministro Passera a rasserenare gli animi. «Era ovvio che si andasse in questa direzione ed è stato fatto in maniera saggia, ragionevole determinata. Ora è importante che l’introduzione dell’Imu non penalizzi il vero no profit che è un pilastro della coesione sociale» ha aggiunto il titolare dello Sviluppo economico. Il suo sottosegretario, Gianfranco Polillo, dal canto suo puntualizza su Avvenire: «paga l’Imu chi iscrive un utile a bilancio. Chi, insomma, lucra sull’attività che svolge». Non è però che le spiegazioni spieghino poi molto: per monsignor Michele Pennisi, responsabile per l’educazione cattolica, c’è «incertezza legislativa». Le scuole paritarie sono simili a quelle statale che «svolgono un servizio pubblico» e per questo sono esentate dall’Imu. Chiedono spiegazioni anche Carlo Giovanardi e il senatore Gasparri.

IL GIORNALE dedica parla di Ici ma solo in relazione alla Chiesa. L’editoriale è del direttore Alessandro Sallusti “L’Ici alla Chiesa ha il sapore della vendetta”. «La cosa è ridicola. Il gettito previsto per le casse dello Stato è di circa 600 milioni, meno di quanto un singolo cittadino, Silvio Berlusconi, ha pagato in una contesa giudiziaria a un altro privato, Carlo De Benedetti. La questione quindi non è economica, la tassa non sposterà che di un millimetro il carrozzone dello Stato sulla via del risanamento. Tanto che i commenti sfumano l’analisi tecnica e trasudano invece di soddisfazione politica e culturale: nelle parole e nei ragionamenti c’è un malcelato odio verso la Chiesa e i suoi presunti privilegi». All’interno Francesco Cramer firma “L’Imu fa tremare la Chiesa. Il governo: nessun eccesso”. «Monti cerca di spegnere l’incendio-Imu, imposta che dal 2013 dovranno pagare anche gli enti ecclesiastici, sulla quota destinata ad attività commerciali. tremare migliaia di scuole paritarie cattoliche ma anche ostelli, ospedali, asili, mense, ospizi. Un grido di dolore: «Rischiamo di chiudere»; e una linea difensiva netta: «Svolgiamo un servizio di supplenza rispetto allo Stato. Non dobbiamo pagare». A sostegno di questa tesi un esercito di parlamentari di maggioranza: da Lupi a Casini, passando per Gelmini e Gasparri. La preoccupazione scuote il Vaticano che, con il segretario di Stato Tarcisio Bertone, ha ricordato che sono circa 15mila i servizi sanitari e socioassistenziali con cui le opere della Chiesa contribuiscono al welfare. Da qui la necessità di una parola chiara da parte del governo per rasserenare gli animi.

LA STAMPA ha un richiamo in prima per «il pacchetto del governo». Dell’Imu alla Chiesa si parla nel retroscena a pagina 3 di Giacomo Galeazza. L’Imu alle scuole cattoliche scuote la maggioranza “Così non può passare”» è il titolo. «”Sull’Imu il governo chiarisca”. Ormai non è più una richiesta ma uno slogan che unisce i cattolici di tutti i partiti ad eccezione dell’Idv. E che trova sponda nelle gerarchie ecclesiastiche, preoccupate dall’”incertezza della norma”. Se le scuole statali sono esentate perché svolgono un servizio pubblico, “lo devono essere anche le scuole cattoliche che operano non per fini di lucro e spesso per le fasce più disagiate”, specifica il vescovo Michele Pennisi, segretario della commissione Cei per l’Educazione. Oggi la questione verrà affrontata come uno degli ultimi ostacoli allo sprint di Monti». Nelle ultime ore «direttamente il capo della Chiesa italiana, Angelo Bagnasco ha sentito al telefono alcuni leader cattolici della maggioranza che tiene in vita l’esecutivo. È in pericolo la spina dorsale della formazione cattolica in Italia. A rischio sono soprattutto le congregazioni religiose (come i salesiani) più impegnate a favore dei giovani e dei bisognosi. Bagnasco ha ribadito ai suoi interlocutori politici la necessità di un intervento tempestivo per scongiurare danni irreparabili ai servizi educativi e assistenziali. Ma le parole che hanno avuto un’eco maggiore nei Sacri Palazzi sono quelle pronunciate ieri a Sky dal ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera che ritiene «saggia, ragionevole e determinata» la decisione di tassare i beni con finalità commerciale della Chiesa. Adesso però, «nel rendere operativa la scelta non si deve penalizzare il vero no-profit». «Significativamente, i tre schieramenti che sostengono l’esecutivo si attestano sulla linea del “far chiarezza”. Un’unanimità da neo-Dc. Così, per esempio, Merlo (Pd), Casini (Udc) e Lupi (Pdl) dicono la stessa cosa: non si può colpire l’educazione scolastica e l’azione caritatevole e di sussidiarietà verso i poveri (mense Caritas, aiuti ai poveri)».

E infine AVVENIRE: il lunedì non è in edicola, ma già ieri il quotidiano della Cei apriva con un “Non toccate il non profit”, esplicitando l’invito al «Palazzo» a tener conto del suo essere «vitale» per il welfare italiano. E proprio ieri un convegno faceva il punto sui numeri dei servizi di welfare gestiti dalla Chiesa in Italia: 14.126 servizi, con 420mila addetti. Il pezzo di punta è l’intervista al sottosegretario all’economia Gianfranco Polillo, che si «stupisce» del «cercare la notizia sensazionalistica anche in un provvedimento ordinario come questo» e chiarisce che per lui e per il governo il principio del paga solo chi lucra è «chiaro, direi cristallino». Lui lo dice così: «se la retta della scuola parificata serve a sostenere i costi di gestione, non si può considerare attività commerciale. Applichi il concetto a un ospedale, a un’associazione, ai partiti, ai sindacati… è lo stesso». Ampie comunque le reazioni preoccupate raccolte da AVVENIRE tra i gestori delle scuole paritarie cattoliche (9.371 istituti, cioè due terzi dell’intera scuola paritaria italiana), condensate nella frase di don Francesco Ciccimarra, presidente Agidae: «Saremmo una sciagura, se arriverà l’Imu chiuderemo». E la politica? Già depositati cinque emendamenti, tutti a firma del senatore Salvatore Piscitelli (Cn).

E inoltre sui giornali di oggi:

SPRECHI
LA REPUBBLICA – “Ecco l’Italia degli sprechi” è il titolo (in prima) con cui il quotidiano riferisce del rapporto dei magistrati contabili sull’uso delle risorse pubbliche. Centinaia di pagine in cui i procuratori regionali della Corte dei conti spiegano i soldi buttati e la corruzione. «C’è una “gestione improvvisata” che, come dice il procuratore campano Tommaso Cottone, può “andare oltre la malafede” e che vale una somma non quantificabile». È emergenza nazionale.

FISCO E ONLUS
IL SOLE 24 ORE – Niente attualità sul SOLE 24 ORE del lunedì che dedica molto spazio alla lotta contro l’evasione fiscale. “Dieci nuove armi contro l’evasione”. Tra questi la stretta sulle Onlus. Terzo settore, Ispezioni più facili: «Furbetti del non profit nel mirino: la possibilità di effettuare gli “accessi”, cioè le ispezioni, viene estesa alle sedi degli enti non commerciali e del terzo settore. Oggi questi locali sono fiscalmente considerati domicilio privato, e la novità servirà a rendere più efficaci i controlli contro le false Onlus che i realtà svolgono attività commerciale (es. circoli, palestre, centri ippici)».

TERZO SETTORE
ITALIA OGGI – Il quotidiano dei professionisti dedica l’intera pagina 16 agli obiettivi del secondo principio contabile redatto da Agenzia per le onlus Cndecec e Oic. «Il documento, in consultazione fino al 15 maggio 2012 disciplina la  rilevazione iniziale, il successivo contabile e le informazioni da offrire in nota integrativa di una delle fonti di sostenimento più significative per molti degli operatori appartenenti al terzo settore: le donazioni ricevute da terzi».

NON PROFIT
IL SOLE 24 ORE – “Onlus alla sfida della ripresa”, sui dati dell’istituto della donazione: «Il 2012 sarà, per le organizzazioni non profit, un anno estremamente difficile, ma probabilmente non peggiore di quello, davvero brutto, che l’ha preceduto: tre enti su quattro, interpellati dall’Istituto italiano della donazione sul bilancio previsionale, dichiarano di attendersi entrate in crescita, o quanto meno in linea con il 2011, mentre solo il 24% prospetta un calo, più o meno marcato. Nel dettaglio, la quota più elevata di ottimisti si registra nel settore della cooperazione internazionale, dove il 43% delle realtà chiamate in causa prevede un trend positivo; più prudenti i comparti dell’assistenza e tutela della salute e della lotta alla povertà e all’emarginazione, dove sono attesi proventi in aumento nel 34% dei casi. (…) Per raggiungere l’obiettivo di un incremento delle entrate gli enti sono pronti a significativi cambiamenti nelle strategie di sensibilizzazione: rispetto al 2011 si punterà maggiormente sul target imprese e sarà dato impulso agli eventi pubblici. Più strategico (la quota di segnalazioni passa dal 5 al 9%) anche il face to face, ossia il contatto diretto con potenziali donatori, mentre la richiesta di fondi imboccherà con maggiore decisione le strade dell’online. In sensibile calo, invece (dal 19 al 12%), il ricorso al mailing cartaceo: la travagliata vicenda del caro-tariffe per le spedizioni postali, nonostante alcuni recenti, favorevoli sviluppi, ha evidentemente lasciato il segno».

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