Famiglia

Il portavoce di Riccardi: il Servizio Civile non è morto

Lo ha detto Giovanni Grasso al salone del volontariato italiano "Villaggio Solidale"

di Redazione

Il Servizio civile nazionale non è morto. Il chiarimento arriva da Giovanni Grasso, portavoce del Ministro per la cooperazione e l’integrazione Andrea Riccardi, che al salone del volontariato italiano “Villaggio Solidale” che si è chiuso ieri (domenica 26 febbraio) a Lucca, ha spiegato perché il bando del 2013 ha ancora la possibilità di esistere. «Il Ministro Riccardi – ha detto Grasso – non ha affermato che è sua volontà chiudere il servizio civile per l’anno 2013. Ha detto che se non arrivano nuove risorse, i fondi rimasti dopo i tagli degli ultimi anni non consentono l’avvio delle partenze nel 2013. Non è una decisione già presa, ma un allarme. Vi assicuro che Riccardi su questo è impegnato ai massimi livelli, perché è profondamente convinto della necessità di salvare il servizio civile. Venerdì, ricevendo una delegazione di giovani del servizio civile, ha detto loro: “In questa società in cui tutto si vende e tutto si compra dobbiamo salvaguardare le isole di gratuità”…».

Per quanto riguarda il tema del servizio civile per gli stranieri, dopo la sentenza del Tribunale del Lavoro di Milano, che ha ammesso il ricorso del giovane cittadino pakistano rimasto escluso, Grasso ha precisato: «Il giudizio di appello ha dato un’interpretazione diversa dal primo grado. Ovvero, il tribunale del lavoro non è competente in questa materia. Capirete che decidere in un senso o nell’altro, in queste condizioni, espone l’amministrazione a rischi organizzativi e contabili. Il Ministro non è pregiudizialmente contrario all’ingresso di stranieri, ma a legislazione vigente ci serve una norma chiara. Le esperienze concrete di integrazione nella quotidianità – aggiunge il portavoce di Riccardi – sono molto più avanzate di quello che si possa pensare. Se si ragiona in termini di fenomeno generale, spesso prevale la paura. Ma se guardiamo alla vita di tutti i giorni, gli italiani sperimentano continuamente forme realizzate di integrazione».

Un esempio? Quello delle badanti, «che ormai – dice Grasso –  fanno parte a pieno titolo delle nostre famiglie. Con il Ministro stati recentemente a Rosarno. Abbiamo incontrato l’ottantenne Mamma Africa, che si batte in prima persona per l’integrazione. Ma anche Studenti del liceo che fanno scuola di lingua ai lavoratori africani. Più che razzismo, abbiamo trovato problemi pratici di convivenza tra gli abitanti e più di un migliaio di  stagionali che vivevano in condizioni terribili all’interno di edifici fatiscenti. Finalmente adesso è stata attrezzata una tendopoli con cucina, bagni e docce. La pressione sul centro di Rosarno si è allentata. E l’emergenza è stata almeno tamponata segnando l’avvio di una possibile soluzione. Anche le palazzine fatiscenti che rischiavano di crollare sono state sgombrate».

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