Politica

Ici al non profit. Neanche Monti sa cosa vale

di Redazione

L’emendamento del Governo al decreto legge liberalizzazioni che prevede l’estensione dell’Ici anche ai beni della Chiesa “determina effetti positivi sul gettito, anche alla luce del più efficace contrasto di fenomeni elusivi ed abusi che ne deriva”. È quanto si legge in una nota diffusa da Palazzo Chigi mentre è in corso il Consiglio dei ministri. Tuttavia, in coerenza con il comportamento tenuto da questo Governo in casi analoghi, si legge nella nota, “non si ritiene opportuno procedere ad una quantificazione preventiva delle maggiori entrate. Queste ultime saranno accertate a consuntivo e potranno essere destinate, per la quota di spettanza statale, all’alleggerimento della pressione fiscale”.

Nella relazione di accompagnamento si precisa che “l’emendamento, improntato a criteri di rigore e trasparenza, non pregiudica comunque gli attuali accertamenti in corso e l’irrogazione di eventuali sanzioni da parte delle Autorità italiane, laddove se ne ravvisassero gli estremi, escludendo pertanto alla radice ogni eventuale forma diretta o indiretta di sanatoria”. In ogni caso, sottolinea la presidenza del Consiglio, “vengono riconosciute e salvaguardate le attività non commerciali realizzate dagli enti sopra citati, tanto più meritevoli di considerazione nell’attuale congiuntura economica che impone misure di consolidamento fiscale“.

L’approvazione dell’emendamento consentirà alla Commissione europea di esaminare compiutamente la questione per dare soluzione alla procedura di infrazione aperta nell’ottobre 2010.

Il 15 febbraio, si ricorda nella nota, il presidente del Consiglio e ministro dell’economia, Mario Monti, aveva già comunicato al vicepresidente della Commissione europea e Commissario alla concorrenza, Joaquin Almunia, la sua intenzione di presentare al Parlamento un emendamento per chiarire ulteriormente e in modo definitivo la questione.

«Senza entrare nel merito dell’applicazione dell’Ici sui beni della Chiesa, sarebbe davvero curioso se il governo, come si apprende da note di agenzia, presentasse a tal proposito un emendamento al decreto sulle liberalizzazioni». È quanto afferma Massimo Corsaro, vice presidente del gruppo Pdl alla Camera.

“Non più tardi di 24 ore fa infatti -precisa Corsaro- è stato il Capo dello Stato a stigmatizzare l’inserimento, nella fase di conversione dei decreti legge, di temi non inizialmente previsti nel testo sul quale lo stesso Presidente della Repubblica ha autorizzato il ricorso allo strumento di necessità ed urgenza”.

“Quel monito -conclude Corsaro- deve valere per tutti. Non può essere che ciò che si intende precludere ai parlamentari, la cui azione è già fortemente limitata dall’uso di decreti e fiducie, sia consentito al governo. Salvo che, visto il tema, il primo ministro non esibisca una Bolla di dispensa dal richiamo di Napolitano“.

 


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