Politica

Tutti al lavoro per il lavoro

Fase delicata della trattativa con il governo, Draghi critico

di Franco Bomprezzi

Tutti chiedono a gran voce la riforma del mercato del lavoro, ma i passi avanti sono impercettibili. Il tema è al centro delle analisi e dei commenti dei giornali.

Il CORRIERE DELLA SERA apre con una sterminata intervista esclusiva a Marchionne, che occupa le prime pagine del quotidiano, ma in prima, di taglio, titola: “Nuovo fisco e piano del lavoro”. La sensazione è che ogni singola misura possa risultare poco efficace in un contesto di welfare ormai ampiamente superato. La scossa infatti viene ancora una volta da Mario Draghi, presidente della Bce, in una intervista al Wall Street Journal. Andiamo a pagina15: “Draghi: «Ormai superato il modello sociale europeo»”. Scrive Luigi Offeddu: “«Il modello sociale europeo è superato, come dimostrano gli alti tassi di disoccupazione giovanile in diversi Paesi. Sono necessarie riforme per incrementare l’occupazione»: lo dice Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea, in un’intervista al Wall Street Journal. E aggiunge che il mercato del lavoro in alcuni Paesi «è molto poco flessibile nel proteggere la parte della popolazione che vede i salari crescere sulla base dell’anzianità piuttosto che della produttività», per questo vanno portate avanti le liberalizzazioni. E anche perché, seppure i mercati finanziari sono più stabili, «è difficile dire se la crisi sia finita». Da Bruxelles, arriva subito una conferma dalle previsioni economiche intermedie della Commissione europea: la frenata continua, e peggio del previsto. Ma vi sono all’orizzonte «segni di stabilizzazione»”. Ma torniamo alla trattativa italiana. “Fornero: ammortizzatori per tutti ma pagati da aziende e lavoratori” scrive Roberto Bagnoli a pagina 8: “Il ministro del Lavoro Elsa Fornero guarda al modello danese e spiega che l’obiettivo del governo è quello di garantire ammortizzatori sociali per tutti i 12 milioni di lavoratori privati. Non da subito ma entro cinque anni. Oggi sette milioni ne sono esclusi. Un sistema a due pilastri, prima la cassa integrazione poi l’indennità di disoccupazione con scomparsa della mobilità e di un pezzo della Cig straordinaria. Naturalmente il problema è quello della copertura finanziaria che, secondo il ministro, andrebbe trovata in un sistema misto di tipo assicurativo-contributivo perché le risorse pubbliche sono a zero. La conseguenza, anche se Fornero non l’ha specificata, è che tutte le imprese, pure quelle al di sotto dei 50 dipendenti, dovranno mettere mano al portafoglio. Lavoratori compresi. La proposta, che era nell’aria da giorni, è stata accolta con malcelata freddezza da parte dei sindacati e del mondo imprenditoriale, contrari a un aumento dei costi del lavoro. In privato non hanno nascosto lo «sconcerto» su un progetto troppo ambizioso, alimentato dalla consapevolezza che al quinto incontro «prevale ancora il quadro accademico su quello operativo»”. E che la situazione sia complessa e tesa lo conferma Massimo Franco a pagina 5: “La determinazione di Pdl, Pd e Udc a sostenere Monti fino al 2013 marcia in parallelo con interessi e frustrazioni trasversali. Ieri sera il presidente del Consiglio ha ricevuto a palazzo Chigi il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, per parlare di riforma del mercato del lavoro: tema considerato sia da Monti, sia dal presidente della Bce, Mario Draghi, una delle questioni sulle quali si giocano la credibilità europea del governo, e la capacità del premier di tenere unita la propria maggioranza. Ma i fronti sono più d’uno, e fanno spuntare altri spigoli”.

“Emendamenti, lo stop del Colle”: LA REPUBBLICA apre con la lettera del capo dello Stato e riferisce a pagina 6 del tavolo sul lavoro. In Italia secondo un calcolo elaborato dal ministero del Lavoro, ci sarebbero 7 milioni di persone escluse dal sistema di copertura garantita dagli ammortizzatori sociali. Dunque meglio abolire gli attuali ammortizzatori, introducendo un modello con due pilastri uguali per tutti: una cassa integrazione con cui gestire le crisi aziendali e un sussidio di disoccupazione. Camusso, Cgil, fa sapere che il governo ha assicurato come per la riforma degli ammortizzatori sociali ci sarà una «transazione di 5 anni, un lungo periodo»; quindi, ha aggiunto, la data per «i nuovi ammortizzatori è quella del 2017». Per Bonanni e Angeletti «il governo deve dire con chiarezza quali sono i suoi obiettivi e deve sorreggerli con i numeri». A pagina 11 un dossier sul fisco e la lotta all’evasione: oggi decreto sulle semplificazioni arriva al Consiglio dei ministri: torna l’elenco clienti – fornitori, non c’è più intervallo obbligatorio di 6 mesi fra un controllo e un altro; chiusura agevolata delle liti fino a 20 milioni; sanzioni penali se si dichiara il falso al fisco.

IL GIORNALE  si occupa indirettamente delle misure su fisco e lavoro. Antonio Signorini firma “Re Giorgio zittisce il parlamento: troppi emendamenti, ora basta”. «Nel giorno più difficile, quello della recessione confermata, il premier Mario Monti si è ritrovato con due alleati puntuali e politicamente pesanti. Il richiamo del presidente della Repubblica riguarda ufficialmente il decreto Milleproroghe, sul quale ieri l’esecutivo è stato battuto due volte. Ma suona come una difesa del governo in vista di riforme ben più pesanti, in particolare quella del lavoro. Napolitano ha scritto ai presidenti del Senato e della Camera, Renato Schifani e Gianfranco Fini, per chiedere uno stop agli emendamenti non omogenei alla natura della norma medesima». Nella pagina successiva, in taglio basso, Efo firma “Liberalizzazioni, l’ira del Terzo polo contro le lobby”. «Il giorno del grande caos sul decreto liberalizzazioni arrivano la prime minacce politiche. Non dai partiti di opposizione, ma dal fronte più amico del governo Monti, il Terzo Polo. Dopo la frenata in materia di taxi, farmacie e Ici alla Chiesa, per la prima volta il tridente di Fini, Rutelli e Casini punge, o gioca a pungere, l’esecutivo tecnico, accusando Pd e Pdl di “cedere alle corporazioni”: “Il governo ci ha rassicurati sul fatto che non ci saranno arretramenti sul fronte delle liberalizzazioni”, ma se l’esecutivo “venisse spinto su posizioni di arretramento dalle corporazioni, convocheremo le assemblee dei nostri parlamentari e valuteremo” se votare il provvedimento». 

IL SOLE 24 ORE apre sulle parole di Draghi: “Draghi: cruciale riformare il lavoro”. Servizi e approfondimenti nelle pagine interne. Stefano Folli fa la sintesi delle ricadute politiche dei temi sul tappeto: “Monti non può cedere troppo. E non può rinunciare al tripartito”: «Il governo ovviamente cerca l’intesa: qualcosa concede, qualcosa respinge. E a ogni buon conto si prepara a mettere la fiducia sul testo. Le liberalizzazioni sono uno dei punti cardine del programma e non si può neanche immaginare che la maggioranza tripartita si sfarini. Una coalizione “a geometria variabile”, in cui ciascun gruppo vota solo quello che preferisce, non è un’ipotesi presa in considerazione. A maggior ragione quando è in gioco il piano delle liberalizzazioni, come del resto il mercato del lavoro. È ovvio che il segreto di Monti, in questo scorcio finale di legislatura, consiste nel riuscire a mantenere l’equilibrio a tre Pdl-Pd-Terzo polo. Il giorno in cui accettasse la logica delle «geometrie variabili» vorrebbe dire che il governo tecnico, nel profilo concepito dal presidente della Repubblica, è entrato in crisi. Per ora siamo lontani dalla soglia d’allarme. Però ogni giorno ha la sua pena. La questione è che esiste una simmetria fra le liberalizzazioni, che a qualcuno appaiono troppo sbiadite, e la trattativa sul mercato del lavoro. Centrodestra e centrosinistra, ciascuno nel proprio campo, devono superare il guado e fare i conti con il proprio elettorato. Non è facile per nessuno. Monti ha dalla sua un argomento forte: la recessione in cui il paese è entrato. Più flessibilità nel lavoro e meno vincoli produttivi costituiscono in questi frangenti due fattori irrinunciabili. “Gli interessi delle categorie sono legittimi e il più delle volte comprensibili”, spiegava ieri il premier a margine dell’incontro con lo spagnolo Rajoy; ma non si può mancare il traguardo di “riforme alte”. Cioè incisive. Quindi il governo andrà avanti. Come sul mercato del lavoro. E i partiti dovranno seguire».

Su ITALIA OGGI Il pezzo a pag. 4 “Liberalizzazioni e lavoro in stand-by”  osserva che da questa manovra si capirà se Mario è davvero super Mario o se si arrende alle pressioni delle singole categorie. A pag. 5, il pezzo “L’art. 18 non rimedia tutti i mali” spiega che l’abolizione dell’articolo 18 darebbe il senso di un governo che è capace di decidere ma sostiene anche che chi «dice che la sua abolizione lo spread diminuirebbe di 200 punti è fuori dal mondo». Un assist al governo arriva anche da LegaCoop. Il pezzo a  pag 6 “Lega Coop: l’art 17 non è un tabù” sostiene che anche le Coop si allineano, pur con qualche distinguo, a Confindustria e all’ala montiana del Pd nel chiedere maggiore flessibilità del lavoro».

Le anticipazioni di AVVENIRE sul decreto fiscale in discussione oggi pomeriggio al Consiglio dei Ministri si concentrano sull’annuncio di un aumento delle detrazioni fiscali per famigliari a carico per il 2014, dopo il pareggio di bilancio. Il Forum delle associazioni famigliari va all’attacco, dicendo che «dovrebbe essere anticipato già al 2012» e che «un mirato alleggerimento della pressione fiscale sulle famiglie potrà incidere molto profondamente su una decisa ripresa dei consumi, sul lavoro dei giovani e delle donne, contribuendo al rilancio dell’economia nel suo complesso». Accanto, una pagina sui dettagli filtrati dall’incontro con le parti sociali sul tema lavoro, da cui è arrivato «un segnale di tregua». Il ministro Fornero ha assicurato «gradualità nella transizione al nuovo sistema», che partirà quindi fra cinque anni, nel 2017. Fornero ha ribadito che c’è da allargare le protezioni ai 12 milioni di lavoratori che oggi sono esclusi dal sistema, «ma senza impegnare ulteriori risorse pubbliche»: lei pensa a un sistema assicurativo, che agisca sui contributi pagati da lavoratori e aziende, ma le parti si chiedono “chi paga?”.

Anche LA STAMPA come REPUBBLICA apre con “Emendamenti, lo stop del Colle” con riferimento della lettera del Capo dello Stato a Monti, Schifani e Fini. Da segnalare il pezzo di Amedeo La Mattina: “L’attacco delle lobby imbarazza Pd e Pdl”. «Sembrava che la bagarre politica si concentrasse solo sull’articolo 18 e la riforma del mercato del lavoro; e invece ieri è esplosa sulle liberalizzazioni. Il provvedimento è all’esame del Senato e lì le lobby (soprattutto taxisti, farmacisti, avvocati) stanno mettendo sotto torchio i gruppi parlamentari», racconta La Mattina. Che aggiunge in chiusura del pezzo: «La commissione Industria del Senato, che sta esaminando il decreto, ha sconvocato le sedute (riprenderanno oggi). Le riunioni continuano tra i due relatori, Simona Vicari (Pdl) e Filippo Bubbico (Pd), con il governo. E’ in questa sede che vengono concordate le modifiche ai vari articoli del provvedimento. Ieri sono stati affrontati due grandi nodi, farmacie e professioni. Si vorrebbe trovare un accordo e andare subito in commissione e votare i nuovi testi. E ciò fa infuriare i senatori dei gruppi che sostengono il governo. «Siamo diventati una democrazia extraparlamentare – dice Domenico Benedetti Valentini del Pdl – viene deciso tutto in riunioni informali». «Tanto – conviene Enzo Ghigo, capogruppo Pdl in commissione – sanno che il decreto lo voteremo». Ma ad essere più nervosi sono stati quelli del Terzo Polo che si sono sentiti esclusi dal tavolo della trattativa. Per questo hanno alzato il tiro, minacciando di non votare il decreto se ci dovessero essere «arretramenti» sulla concorrenza». A pag. 7 Tonia Mastrobuoni riprende un’intervista del presidente della Bce al Wall Street Journal sotto il titolo: “Draghi: modello sociale Ue superato”. Sostiene Draghi: «che il modello sociale europeo è già superato quando si guarda ai dati sulla disoccupazione giovanile in alcuni Paesi». Ma precisa la giornalista per “modello sociale europeo” l’ex governatore della Banca d’Italia non intende affatto la Germania o la Danimarca, come si potrebbe pensare. Intende, appunto, nazioni come Italia, Portogallo, Grecia e Spagna, che hanno un mercato del lavoro con molta disoccupazione tra gli under 25 perché rigido in uscita, spaccato tra protetti e non protetti e senza adeguati ammortizzatori sociali. Draghi lo ha detto innumerevoli volte da governatore della Banca d’Italia e lo ha ripetuto anche in un passaggio ulteriore dell’intervista.

E inoltre sui giornali di oggi:

RAI
LA REPUBBLICA – Editoriale del direttore Ezio Mauro, “I desideri impossibili”, che parte dalla notizia di ieri: «Berlusconi ha chiesto “garanzie” sulla Rai e sulla giustizia. Avremmo due domande per il Cavaliere: a quale titolo pretende queste garanzie e con quale faccia?»; «È bene che di tutto questo si parli alla luce del sole, senza patti inconfessabili e richieste irricevibili. Siamo noi cittadini che chiediamo garanzie a Monti sulla Rai, e ne abbiamo pieno titolo, come utenti del servizio pubblico e come “proprietari” di un’azienda che spende denaro dei contribuenti… chiediamo semplicemente al governo di disarmare la Rai… di farla agire in una vera concorrenza con Mediaset dopo gli anni del padrone unico, di farla rispondere alle logiche del mercato».

FIAT
IL MANIFESTO – In prima pagina sotto l’occhiello “La sentenza di Melfi” Loris Campetti firma “Operai licenziati, Fiat deve riassumerli”. «La Corte d’assise di Potenza dà ragione alla Fiom: i tre operai licenziati devono rientrare in fabbrica. Smontato il teorema del Lingotto sui lavativi, i sabotatori e l’ingovernabilità dell’azienda».

DISABILI
AVVENIRE – I disabili sono discriminati dalle assicurazioni: non vengono accettati come clienti perché presentano «troppi rischi». Per questa denuncia AVVENIRE parte dal caso di Alessandro Ceriani Sebregondi, trentenne con problemi di salute mentale, che lavora ma assume psicofarmaci. Da quattro anni il padre tenta di fargli una copertura assicurativa, ma trova solo porte chiuse, perché «la condizione patologica è di ostacolo alla conclusione positiva di qualsiasi iter di richiesta».

IMMIGRAZIONE
AVVENIRE – Dopo la condanna affibbiata all’Italia per i respingimenti verso la Libia, Andrea Riccardi dice che la sentenza «ci farà ripensare la nostra politica nei confronti dell’immigrazione». Per AVVENIRE «è come se al Governo se lo aspettassero».

SOMALIA
AVVENIRE – Ieri alla conferenza internazionale sul Corno d’Africa Ue e Usa hanno annunciato nuovi fondi per 160 milioni di euro. Per decenni, ha detto la Clinton, «il mondo si è concentrato su cosa prevenire in Somalia, che fosse una guerra, una carestia, o altri disastri. Ora concentriamoci su cosa si può costruire».

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