Cultura

Don Mazzi: Adriano, troppe cretinerie dette con seriosità

Stasera da Santoro. Lettera del fondatore di Exodus

di Redazione

di Antonio Mazzi

Sappiamo tutto su Celentano. Tutti avevano anticipato su pagine e pagine di giornali, quanto sarebbe accaduto e adesso che sta accadendo puntualmente secondo le previsioni, sprechiamo titoli, aggettivi, definizioni funambolesche e ci scandalizziamo allibiti per quanto il personaggio sta dicendo.

Il molleggiato, il tuttologo, lo sgangherato, il vendicativo, il piccolo attivista dell’ipocrisia, quest’anno le prime vittime le ha scelte fra i preti, i frati e i due giornali cattolici più letti: Avvenire e Famiglia Cristiana. Non mi sento per niente offeso essendo anch’io da anni coinvolto in una rubrica educativa del settimanale dei Paolini. Conoscendo l’uomo, niente mi meraviglia. Un po’ di umorismo e di autocritica mi hanno permesso di sorridere.

Da prete, però, più che da giornalista, colgo tra una battuta e l’altra un messaggio che reputo giusto, anche se detto “a mò di Celentano”: preti che non sanno predicare, pastori che preferiscono una lettura politica della storia anziché una lettura evangelica, e cosa più vera, preti incapaci di annunciare la parola di Dio con un linguaggio semplice, profondo e legato soprattutto al Regno dei Cieli. Già Vittorio Messori, tempo fa sul Corriere, aveva ricordato a noi preti, che non era prudente dimenticare i quattro nuovissimi: morte, giudizio, inferno, paradiso.

Lo scomodo predicatore tuttologo, invece si è fermato alle soglie del Paradiso. “Se c’è una cosa che non sopporto e mi innervosisce, non soltanto dei preti ma anche dei frati, è che quando fanno la predica non parlano mai della cosa più importante, non parlano mai del Paradiso, come a dare l’impressione che l’uomo sia nato solo per morire…”.

Do per scontato che il mio amico don Antonio Sciortino si sia seccato. Il direttore del settimanale abituato ad interpretare anche quello che subito non si capisce, dopo aver parlato di un attacco insensato, sempre del tuttologo, ha aggiunto “A meno che non abbia voluto rispondere alle critiche mosse da Famiglia Cristiana e dall’Avvenire sul suo compenso in un momento in cui il paese è alle prese con problemi economici…”.

La CEI esige pubbliche scuse da parte dello sgangherato. Io abituato a vivere in questo mondo, non mi straccerei le vesti e non ribatterei alle battute. Ne approfitterei invece per approfondire e chiarire temi e problemi che vengono appena sfiorati e maliziosamente confusi tra sarcasmi e false definizioni.

Ecco i quesiti che mi porrei: come possa durare quasi un’ora un monologo in un minestrone che parla di tutto senza affrontare nulla, dando l’impressione che le cose serie possano diventare cretine e le cose cretine possano diventare serie.

L’aggettivo cretino non vorrei fosse recepito come qualche cosa legata alla deficienza mentale; perché in questo caso la malizia inserita dentro a una falsa cretineria è diabolica, soprattutto perché ha occupato i primi posti dello spettacolo e degli ascolti. C’è un proverbio cinese per il quale si dice che per i cretini c’è sempre un posto libero in prima fila. Purtroppo!

Se poi voglio venire al personale, sempre senza fare l’offeso, non credo che esista solo don Gallo a dedicare l’intera sua vita agli ultimi.

Il Blog di don Mazzi

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