Politica

Monti, profumo di leader

Berlusconi incontra il premier, cresce la fronda nel Pd

di Franco Bomprezzi

Il 2013 si avvicina, anzi è dietro l’angolo, e per la politica italiana si tratta di una data orribile, quella delle nuove elezioni, alle quali i partiti tradizionali si stanno avvicinando con un nuovo, difficile, scenario: quello che vede il presidente del Consiglio Mario Monti al centro delle speranze o dei timori di tutti. Ieri, a destra e a sinistra, si sono rese evidenti le grandi manovre.

Sulla prima del CORRIERE DELLA SERA, sotto il titolo di apertura dedicato ancora al tema del lavoro, spiccano due cose, la vignetta di Giannelli, con Monti che si rivolge a Bersani (IL PD E L’ART. 18 “Pensaci! Potresti licenziare Veltroni!”) e l’incipit del pezzo di Maria Teresa Meli (“Se nel Pd fa breccia la linea filo-Monti”), che prosegue a pagina 2: “Questa guerra sta cambiando la geografia interna del partito e facendo perdere pezzi a Bersani. L’avvicinamento tra Letta e Veltroni è in corso già da qualche tempo. Ultimamente anche Franceschini si è spostato su posizioni filo-montiane. Ma pure ex ppi come Franco Marini e Pierluigi Castagnetti, che finora hanno sempre appoggiato il segretario, sono schierati convintamente con il presidente del Consiglio. Per entrambi meglio un rinnovato governo Monti nella prossima legislatura, piuttosto che l’alleanza della foto di Vasto con Nichi Vendola e Antonio Di Pietro. Della partita sono, e non da ora, anche il segretario della Cisl Raffaele Bonanni e Beppe Fioroni, solo che in questo momento hanno maggiori difficoltà a palesare il loro appoggio all’operazione-Monti perché stanno conducendo una battaglia sull’articolo 18”. Andrea Garibaldi a pagina 3 intervista Marco Follini: “Il Pd non deve rischiare di «regalare Monti al centrodestra»? «Monti non mi sembra un pacco dono. Sarebbe demenziale lasciarlo ad altri, ingenuo pensare di accaparrarselo». Cosa accadrà dopo Monti? «I partiti devono tenere presente la “formula Monti”: maggioranza larga e trasversale in Parlamento e impegno massiccio per il risanamento. Che richiederà alcuni anni». Un nuovo governo Monti? «Se lui si candida (ma non mi pare dell’idea) non si apre neanche la disputa. Altrimenti, chiederei a Monti se ha un fratello gemello»”. E ci spostiamo nel campo del Pdl, alle pagina 10 e 11 del CORRIERE: “Berlusconi incontra Monti. Sul tavolo Rai e giustizia”. Scrive Marco Galluzzo: “quello dell’ex premier è insieme un incoraggiamento, una richiesta di tempi rapidi e certi, un sostegno così ampio, per alcuni versi, da apparire simile a una delega in bianco: il Pdl in Parlamento approverà con tanto più entusiasmo una riforma del lavoro incisiva, capace di non farsi condizionare dai veti dei sindacati e di lasciarsi alle spalle le rigidità in uscita dal mercato del lavoro (previste dall’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori), meglio ancora se talmente innovativa da lasciare perplessità e riserve tutte a sinistra, in primo luogo nel partito di Bersani. «Lo sento spesso, ma non lo disturbo su ogni cosa. Gli sono molto riconoscente perché il suo atteggiamento è stato di grande responsabilità verso il Paese», ha scritto Mario Monti di Berlusconi, in uno dei 42 tweet scritti per Panorama, in occasione dei primi cento giorni di governo”. E così si esprime Francesco Verderami a pagina 11: “Traghettarsi nella Terza Repubblica, è questo l’obiettivo del Cavaliere, che esplora ogni sentiero e sonda l’umore del suo staff. Convinto di aver «fiuto sulle persone», una volta lascia intravedere la propria infatuazione per Passera, «uno che buca il video in televisione», e un’altra ancora accenna alle capacità di Monti «che ho scoperto io». Verso il suo successore a Palazzo Chigi nutre un misto di simpatia e di gelosia: «Avete visto la copertina che gli ha dedicato il Time? Era però solo l’edizione europea, non quella americana…». Verdini, che non ha peli sulla lingua, qualche settimana fa l’ha affrontato a quattr’occhi: «Silvio — gli ha detto il toscanaccio — te tu sai che così fai danno ad Angelino?». Alfano è un muro di gomma prima di essere un fedelissimo del Cavaliere, ed è consapevole che gli verrà presentato il conto nel caso di un tonfo alle amministrative”. Sintesi di Massimo Franco nella Nota: “L’ impressione che Palazzo Chigi vuole evitare, è di uno sbilanciamento del governo verso le posizioni del centrodestra. L’incontro avuto ieri da Mario Monti con l’ex premier Silvio Berlusconi si è risolto infatti con un’apertura ulteriore di credito al governo dei tecnici, che potrebbe alimentare qualche sospetto soprattutto nel Pd: tanto più nella fase finale delle trattative con le parti sociali e i partiti sulla riforma del mercato del lavoro e la riscrittura dell’articolo 18 sui licenziamenti”.

LA REPUBBLICA apre con “Liberalizzazioni, vincono le lobby” segnalando così un primo incrinarsi della sua disponibilità nei confronti del premier. Come se fra il quotidiano diretto da Ezio Mauro e Monti fosse finita la luna di miele. Il dubbio viene a pagina 4 dove sotto un pezzo intitolato “Berlusconi tenta Monti: resti per altri due anni” (il resoconto dell’incontro fra i due, con Berlusconi alla caccia di garanzie su giustizia e Rai e nelle vesti di tentatore: se Monti restasse fino al 2014…), Filippo Ceccarelli analizza il successo del professore, la montifilia – montilatria. “Epifania del montismo, standing ovation continua anche se chiede sacrifici”, si intitola l’articolo nel quale il cronista sottolinea appunto il gradimento personale del bocconiano. All’estero (vedi Merkel, Obama e Time) come in Italia, dove Veltroni e Berlusconi hanno incrociato i rispettivi veti (non si lasci Monti agli avversari…). Quanto siano sensati, questi veti, ognuno valuti. Ceccarelli continua citando persino Sanremo: «il tormentone “siamo tecnici”, il costante accenno alla sobrietà, Papaleo con il loden”». Sarebbero tutti indizi che lo spingono a concludere: «nel misterioso brodo di segni anche contraddittori che accompagna l’esercizio del potere, proprio la spietatezza quasi anatomica della manovra… ha vieppiù popolarizzato la figura di Monti trascinandola in una dimensione che qui si oserebbe definire sacrificale. Stupidaggini intellettualoidi, si dirà»… Appunto. La ciccia vera segue nelle due pagine sul lavoro. Con Elsa Fornero che continua a dire «andremo avanti anche da soli» e i partiti che ovviamente le rispondono. Bersani lo ha fatto ad esempio sottolineando la necessità di una intesa. Giancarlo Bosetti, infine, discetta su “La politica a scuola dai tecnici”. Monti sta insegnando ai politici di professione, è la tesi, a comprendere come la politica possa essere qualcosa di diverso dalla tutela degli interessi. Può consistere nella capacità di «trasformare le preferenze degli elettori e spingerli persino a reinterpretare i loro propri interessi, riflettendoci sopra…» Udite, udite…

IL GIORNALE apre col titolone a tuta pagina “Bersani licenziato”, nel sommario si legge «Monti vede Berlusconi, mentre il leader del Pd è fuori gioco. Schiaffi pure dalla Fornero: riforma del lavoro anche senza di lui». L’editoriale è di Salvatore Tramontano che spiega «l’ultima tegola che gli è caduta in testa è il colloquio di tre ore tra il Cav e il Professore. Tutto il tempo a pensare: chissà che si sono detti? Ma soprattutto il terrore che alla fine il futuro dei tecnici gli sfugga di mano, tanto da vederseli candidati da qualche altra parte. Insomma, il dubbio feroce di aver scommesso sul cavallo degli avversari. Quando poi ha sentito dire da Berlusconi che lui, il capo del Pdl, non avrebbe fatto cadere Monti neppure in caso di condanna sulla questione Mills, ha perso ogni speranza di uscire da questa situazione urticante. Bersani non poteva immaginare che il Cavaliere lontano dal governo avrebbe avuto più libertà e capacità di movimento. Quella che doveva essere la vittoria del Pd assomiglia a una rivincita dell’ex premier. La beffa in fondo è qui».
All’interno Laura Cesaretti firma “Il Pd prepara la rivolta: abbandonare Bersani per non lasciare Monti” in cui la giornalista spiega come l’avversario di Bersani oggi sia Mario Monti da molti nel partito visto come il candidato del futuro. Nella pagina “Il Cav: governo tecnico con il Pd unica strada” di Adalberto Signore svela su cosa sia stato il confronto tra Premier e leader Pdl. «Confronto di tre ore con Monti», recita il sommario, «Berlusconi promette: sostegno per le riforme, il premier è uno di noi».  

Se Valentino Parlato nel fondo in apertura de Il MANIFESTO sottolinea che  lo sciopero del 9 marzo delle Fiom è diventato un serio discrimine della politica del Pd, il quale per liberarsi di Berlusconi ha accettato il governo Monti,ma non potrebbe  consentire a Monti di fare quel che Berlusconi non è riuscito a fare. La questione è fortemente politica e non solo sociale.  L’attesa di una posizione chiara e forte interessa i democratici italiani che per esperienza sanno che sempre nel passato la Fiom è stata l’avanguardia non solo del movimento operaio, ma  della democrazia». Nelle due pagine interne Daniela Preziosi sottolinea che « lo show down del Pd potrà esser rimandato  a lungo. In molti, anche dell’ex maggioranza bersaniana, sono sbilanciati verso un montismo senza se e senza ma. I veltroniani, i cattolici di Fioroni, ma Enrico Letta, vicesegretario. E D’Alema.  Che da giorni dice “contro questo governo non si prepara il dopo”, intendendo le alleanze. Figuriamoci il prima, cioè figuriamoci se è in discussione l’appoggio a Monti» . 

Il quadro della situazione politica nel Punto di Stefano Folli, a pagina 17 de IL SOLE 24 ORE, dal titolo “Passaggio cruciale per il Governo, forti pressioni sul Pd”: «Ogni giorno è più evidente che il governo Monti è arrivato di fronte allo scoglio più pericoloso del suo mandato. Liberalizzazioni e semplificazioni non creano nemmeno la metà dei problemi politici sollecitati dal negoziato sulla riforma del lavoro. È qui che si deciderà, non tanto la sopravvivenza del governo, quanto la sua capacità di cambiare nel profondo il costume politico, nonché la natura e il ruolo delle forze sindacali. Per questo si può dire che la trattativa in corso finirà per modellare la prospettiva a medio termine dell’esecutivo, fino alle elezioni del 2013 e oltre. Lo scenario si può riassumere così: enorme pressione sul Partito democratico, rischio per i sindacati di subire una grave sconfitta. E sullo sfondo, Berlusconi. L’ex premier ha scelto di sedersi sulla riva del fiume e di osservare gli eventi. Ieri tre ore di colloquio con il presidente del Consiglio e poi un profilo basso del tutto inusuale. Sulla questione del lavoro (e connesso articolo 18) l’ex premier si limita a far girare la voce che la sua richiesta a Monti è stata, ovviamente, quella di “non farsi condizionare”. In altre parole, Berlusconi e Alfano assistono senza particolari emozioni alla partita che si svolge in una sinistra sofferente. Verso il presidente del Consiglio l’appoggio tattico è totale, fino ad adombrare la conferma di Monti dopo le future elezioni. Parole che al momento, a un anno dal voto, non sono certo impegnative e servono semmai a dare l’impressione che il Pdl, partito lacerato e in crisi, è in realtà coeso e influente. Con più carte da giocare di quante ne abbia il Pd. Ora, se questo è il palcoscenico dove si recita lo psicodramma del mercato del lavoro, il finale è tutto da scrivere. La difficoltà in cui si muove il partito di Bersani non ha bisogno di essere descritta perché è sotto gli occhi di tutti. È vero che gli ottimisti sono ancora la maggioranza e scommettono (vedi Enrico Letta) che alla fine l’accordo con i sindacati si farà, in modo da produrre una riforma “condivisa”, senza strappi sociali di rilievo. Ma è anche vero che in questa fase nessuno può essere certo dell’esito finale. L’approdo ancora non s’intravede e ognuno recita la sua parte. Il governo, con il ministro Elsa Fornero, afferma che non ci saranno “veti” in grado di fermare il processo riformatore. E sarebbe davvero strano se avesse detto il contrario. Bersani si tiene le mani libere, ma si vede che ha molta voglia di sostenere “una buona riforma”. Perché se per ipotesi il Pd fosse indotto a opporsi, l’unità del partito rischierebbe di andare in frantumi».

Nella sua consueta nota politica a pag 2, Marco Bertoncini spiega su ITALIA OGGI perché Pdl e Pd sosterranno il governo. Il Pdl lo fa «perché i sondaggi assegnano al partito percentuali che, comunque si girano i dati, significano sconfitta elettorale. Il Pd, a sua volta, deve condizionare il gabinetto affinché non si ripeta l’operazione delle pensioni, ossia un intervento legislativo sgradito alla base tradizionale della sinistra, come sarebbe una certa riforma del mercato del lavoro».

Nella stessa pagina in cui si fa il punto sul processo Mills, di cui sabato è attesa la sentenza e in cui ieri mattina è stata bocciata la richiesta di ricusazione dei giudici, AVVENIRE racconta l’incontro tra Monti e Berlusconi. Incontro a cui «il convitato di pietra è il dossier giustizia» e a cui Berlusconi è arrivato «portando sul volto i segni dell’ultimo schiaffo». Quello di ieri è stato un «vertice diverso», scrive AVVENIRE. Per la «durata-monstre» (due ore e cinquanta) ma soprattutto perché «ad essere cambiato negli ultimi 60 giorni è soprattutto l’ex premier». Sul lavoro, Berlusconi «parte in quarta per agganciare le scelte di Monti alla cultura di centrodestra», ma il premier «ha bisogno di frenare lo slancio», perché vuole «il sostegno di tutti i partiti». Una volta usciti, segretezza estrema e inusuale: «tra gli azzurri si fa di tutto per mostrare serenità e rapporti di cordiali», ma Palazzo Chigi «che non vuole perdere per strada il Pd, tende a non enfatizzare rapporti bilaterali, riconduce tutto a normali e periodici scambi di vedute».  

“Lavoro, la sfida della Fornero” è il titolo di apertura scelto dalla STAMPA, che sviluppa il tema delle tensioni Monti-partiti da pag 2 a pag 5. Due i retroscena. Il primo accende le luci sul Pd e lo firma Carlo Bertini: “Il leader del Pd: Monti alla fine non romperà”. Ragiona Bertini: «Bersani fa capire di esser stato quasi costretto a dire che il sì del Pd non è scontato. Confidando nel fatto che Monti, il quale «continua a ripetere che siamo a due passi dal baratro, sa che non ci possiamo permettere uno scontro sociale». Sotto garanzia di anonimato, sono in molti, anche tra le file del segretario, ad ammettere però che in caso di rottura il Pd non potrà trincerarsi dietro un no: qualcuno ipotizza casomai un voto di astensione e la volontà di battersi per emendare l’amara pillola come fatto con le pensioni. Chi segue più da vicino l’evolversi della trattativa riferisce che è ancora in piedi l’ipotesi di poter superare l’articolo 18 solo per motivi economici con l’accordo sindacale; con due anni di indennità, in un sistema che preveda il salario minimo di disoccupazione come possibile atterraggio finale. E che la situazione, al di là delle dichiarazioni di guerra, non è così drammatica». Secondo retroscena dedicato al post incontro Monti-Berlusconi. Lo firma Ugo Magri sotto il titolo “Ma la partita più urgente è la gestione della Rai”. Fosse stato solo per l’articolo 18, ragiona Magri, «Berlusconi non avrebbe sentito il bisogno di calare apposta da Milano. È venuto anche per un altro paio di questioni». Quali? «Una è la solita, i processi. Sabato è la sentenza Mills e Silvio teme fortemente la condanna». L’altra «doglianza è la Rai: A marzo si esaurisce l’attuale consiglio di amministrazione e Monti sembra intenzionato a cambiare la governance, vale a dire la struttura di comando a  viale Mazzini. Il prof toglierebbe peso ai partiti per aumentarlo al direttore generale o conferirlo a un vero amministratore delegato». 

E inoltre sui giornali di oggi:

IMMIGRAZIONE
ITALIA OGGI – Un pezzo a pag. 14 “Il vero aiuto  allo sviluppo sono i soldi degli emigrati”  spiega come i soldi rimpatriati nei paesi di origine dai lavoratori emigrati sono più del doppio degli aiuti pubblici allo sviluppo ed hanno un grande impatto sulla riduzione della povertà.

SOMALIA
AVVENIRE – In occasione della fine del governo di transizione in Somalia, dopo otto anni e mezzo, AVVENIRE intervista il ministro Giulio Terzi. Il documento di Londra, che verrà firmato oggi, dirà che «si è giunti ormai a un punto di non ritorno», con la costituzione di «un sistema ragionevolmente democratico e rappresentativo» di cui anche i somali «mi sembrano convinti». Al di là della politica, però, la Somalia è in piena carestia: «un tema per noi importante, nonostante le gravissime carenze che abbiamo nel finanziamento dei fondi per la cooperazione e lo sviluppo». Terzi ammette che «la disponibilità della nostra azione bilaterale è caduta a picco negli ultimi 4/5 anni, ma restiamo impegnati su questo piano». Alla domanda sui marò bloccati in India, ribadisce la sua«assoluta determinazione» a «riportare i militari italiani alle loro famiglie». 

SAN SUU KYI
LA STAMPA – Intervista a due pagine dell’inviato in Birmania Paolo Mastrofili ad Aung San Suu Kyi (“Grazie all’embargo la Birmania rivivrà”, il titolo di prima pagina). L’incontro con Terzi: «Vista la passione per lo sport dei nostri popoli come prima cosa gli chiederò come va la nazionale di calcio». Le pressioni occidentali: «L’embargo è stato piuttosto efficace nel favorire il cambiamento che stiamo vedendo. Anzi molto efficace». Processare i generali? «Non sono favorevole a portare la gente in tribunale. Ne ho parlato varie volte con Desmond Tutu». I rapporti con la Cina? «È possibile essere amici di tutti. Spero che non ci consideri solo un’opportunità commerciale». Le prossime elezioni: «Porteremo il lavoro per il cambiamento all’interno del sistema. Non andrò al governo. Starò in parlamento. Mantenersi in forma: «Ascolto il mio medico. Non è soltanto un bravo dottore, è anche una persona dedita alla meditazione». 

TERRORISMO
CORRIERE DELLA SERA – Due pagine dedicate all’allarme lanciato dal prefetto Manganelli: «Solo la fortuna ha evitato un assassinio anarchico» è il titolo che apre pagina 22. Scrive Dino Martirano: “La galassia di gruppi anarchici insurrezionalisti rappresenta una realtà sempre più preoccupante per i circuiti investigativi che, a questo punto, lanciano l’allarme al massimo livello: «C’è chi vuole il salto di qualità, si parla di assassinio e solo per fortuna finora non c’è stato il morto», ha detto il prefetto Antonio Manganelli nella sua audizione in commissione Affari Costituzionali della Camera. Il direttore del Dipartimento della Pubblica sicurezza non ha citato un episodio in particolare ma ha confermato che l’allerta è molto seria. Per almeno tre motivi: gli anarchici, a differenza dei brigatisti, parlano in chiaro tra di loro e sulla rete; ci sono molte intercettazioni telefoniche; l’adesione della Federazione anarchica informale alle cellule della Cospirazione di fuoco greche — «per fare azioni violente antisistema» — rimanda all’omicidio di un ufficiale di polizia morto a giugno ad Atene aprendo un pacco bomba indirizzato al ministero dell’Interno”.

DON GIUSSANI
LA STAMPA – A pag 17 Michela Brambilla firma il ritratto del prete brianzolo nel giorno dell’annuncio del via al processo di beatificazione. Due le citazioni messe in evidenza nella titolazione. Una sulla ragionevolezza della fede: «Se il cristianesimo è un’illusione come mai chi segue l’illusione è sereno e chi sta nella realtà è angosciato?». L’altra sulla necessità di lavorare nella società: «Dio non è rimasto in cielo, ma si è compromesso con noi. Dobbiamo vivere nel mondo».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA