Non profit

Servizio civile, Olivero: il non profit dia un contributo

Il portavoce del Forum del Terzo Settore: «Dico sì al Manifesto lanciato da VITA»

di Stefano Arduini

Per Andrea Olivero, numero uno delle Acli e portavoce del Forum del terzo settore, il Manifesto per un servizio civile universale (in allegato in alto a sinistra. Per aderire invece clicca qui) lanciato da VITA è «senza dubbio convincente ». Visto che il principio dell’obbligatorietà «così nudo e crudo non può più venir riproposto perché introduce frustrazioni e negatività che andrebbero a inquinare la tensione ideale del meccanismo», è essenziale comunque che passi il principio che a tutti i giovani «deve essere data la possibilità di fare un’esperienza di servizio civile». Che poi è rimasta l’unica strada per la partecipazione civile dei ragazzi: «Per il resto non c’è nulla, e anche il servizio civile così com’è si sta mestamente esaurendo». Come del resto dimostra un dato che il presidente delle Acli ha ben in mente, quello che dice che 31 giovani su cento sono disoccupati, a cui si aggiungono, dato 2010, i 2,2 milioni di giovani fra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e nemmeno cercano lavoro: i cosiddetti Neet (che solo nel 2008 non erano nemmeno 2 milioni).

D’accordo un servizio civile universale. Ma con quali fondi? Perché poi, stringi stringi, l’imbuto più stretto è quello finanziario. Una questione che Olivero decide di affrontare di petto. Il primo punto è la “remunerazione” dei volontari. «Il rischio che corre l’attuale sistema è che i 430 euro al mese talvolta siano percepiti come una sorta di reddito sociale: non è così e non deve essere così». Per questo in un’ottica di riforma si potrebbe anche pensare…

Per continuare a leggere clicca qui 

L’articolo integrale è su Vita in edicola

Leggi anche:
Anteprima. Prodi: «Un aiuto ai giovani. Il servizio civile sia obbligatorio»

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.