Volontariato

Protezione civile scongelata

Monti conferma la fiducia a Gabrielli, ma l'emergenza resta

di Franco Bomprezzi

Dopo la polemica astiosa fra il sindaco Alemanno e il capo della Protezione Civile Gabrielli ieri è stata la giornata in cui il premier Monti si è reso conto che forse era il caso di fare il punto su questo nervo scoperto del funzionamento della macchina delle emergenze. Anche perché il gelo e la neve non danno tregua.

“Arriva un’altra ondata di gelo. Monti ai ministri: più impegno” segnala il CORRIERE DELLA SERA a centro pagina in prima e scrive: “Le previsioni del tempo non lasciano spazio all’ottimismo: neve e gelo non allentano la presa sull’Italia. Il picco lo si potrebbe raggiungere tra venerdì e sabato con temperature ancora più rigide e ulteriori nevicate anche in pianura. Il premier Mario Monti ha invitato tutti i ministri a un «impegno più incisivo sotto il coordinamento della Protezione civile» per evitare i disagi di questi giorni. Un modo per rispondere all’appello di Gabrielli che sempre ieri aveva denunciato come la Protezione civile «non sia più operativa». Aumenta di giorno in giorno il conteggio delle persone uccise dall’ondata di gelo. Ieri il bollettino parlava di dieci morti. Le vittime, partendo dal primo di febbraio, sono in tutto 40. Spesso si tratta di anziani colti da malore in casa o mentre spalavano la neve, ma molti sono anche i senzatetto così come camionisti sorpresi dalle bufere in giro per l’Italia”. I servizi da pagina 5 a pagina 9. Spiega Virginia Piccolillo: “Si è concluso con un richiamo a tutti (dai ministri, ai sindaci, ai prefetti, fino alle società che gestiscono luce, gas, e strade), ad affrontare il nuovo allarme neve con un impegno «più incisivo» sotto «il coordinamento della Protezione civile», l’incontro tra il premier Mario Monti e il numero uno dell’emergenza, Franco Gabrielli. Nessuno scossone nella gestione del maltempo. Né l’assegnazione della delega a un sottosegretario ad hoc. Né il ritorno del Dipartimento al Viminale, come i Vigili del Fuoco. Né lo spacchettamento delle competenze a metà con il ministero dell’Economia. Piuttosto un richiamo a una collaborazione più attenta e coordinata con il Dipartimento, diretta a «tutte le strutture del governo del territorio e delle imprese di gestione dei pubblici servizi, al fine di tutelare la pubblica e privata incolumità», ha fatto sapere una nota della presidenza del Consiglio. Un’implicita riconferma della fiducia in Gabrielli che ieri era giunto a paventare le dimissioni”. Ma che cosa è successo alla Protezione Civile? “Quei pochi articoli che hanno riportato la Protezione civile ai tempi dei Savoia” scrive Alessandra Arachi sempre a pagina 5: “senza la proclamazione di stato di emergenza non è stato possibile attivare alcun coordinamento nazionale di protezione civile. Un po’ un cane che si morde la coda, di questa legge 10 che ha messo mano soltanto alla legge 225 del 1992 (quella che istituì la Protezione civile) senza toccare minimamente quell’altra legge, la 401, quella che nel 2001 riorganizzò la protezione civile. Con quella legge venne abolita l’Agenzia di Protezione civile (istituita appena due anni prima dalla legge 300) e venne introdotto quel comma (il comma 5 dell’articolo 5 bis) che tanto ha fatto parlare in questi mesi: i grandi eventi nelle mani dirette della Protezione civile. È rimasto intatto”. A pagina 6 l’allarme gas, mentre le pagine 8 e 9 sono dedicate al gelo e alla neve. E non annunciano niente di buono: “Resiste il Burian, il vento siberiano, e irrompe il blizzard, la tormenta di neve fine e gelata in arrivo dai paesi Baltici – scrive Andrea Pasqualetto -. Nessuna tregua, dunque, per gli esperti. Le previsioni sono dall’Istituto di biometeorologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e dai tecnici del sito «ilmeteo.it» che vedono un’Italia stretta nella morsa del freddo polare ancora per una decina di giorni. «Potremmo superare il record storico del febbraio del 1956, ci manca una settimana di neve», azzarda Massimiliano Pasqui, il ricercatore che al Cnr segue giorno per giorno l’evoluzione delle perturbazioni colpevoli di aver fatto precipitare l’Italia sottozero come ai tempi di Napoleone”. Allucinante il diario dalla tormenta di Valerio Ippoliti, operatore sociosanitario all’ospedale di Avezzano, pensieri raccolti da Fabrizio Caccia.

LA REPUBBLICA titola su “Protezione civile, più soldi e poteri”. Il servizio all’interno: «Un’ora e mezza per ottenere la fiducia del premier e pure una promessa di cambiamento: “Stiamo cercando una strada legislativa e nuovi finanziamenti per ridare forza alla Protezione civile, oggi la struttura non funziona”». Sarà dunque rivista la legge 10, firmata nel febbraio 2011 da Giulio Tremonti. Il prefetto Franco Gabrielli ieri sera è stato congedato dal presidente del Consiglio con una stima rinnovata e due richieste: basta con le polemiche pubbliche e poi «affrontiamo con un impegno più incisivo la nuova settimana di emergenza maltempo». Gabrielli guiderà un tavolo con tutte le istituzioni e le aziende di servizio (domani un comitato straordinario a Palazzo Chigi). «Siamo un Tir con il motore di una 500», aveva detto al mattino nell’audizione in Senato. Monti ha chiesto al viceministro Grilli risorse per finanziare gli interventi immediati e ha dato indicazioni di dettaglio sul futuro della struttura: strumenti legislativi per togliere i freni burocratici e autorizzativi, ma non si tornerà mai più a una gestione «straordinaria e derogatoria». In appoggio un dossier su conti e problemi, in particolare sulla prevenzione questa sconosciuta… Bilancio ridotto da Tremonti (tagli del 10%), lentezza nell’intervento e nel coordinamento, ma anche sprechi e inchieste: in 8 anni, sono stati usati più di 10 miliardi e sono numerose le inchieste che hanno svelato come la Protezione civile fosse al centro di un sistema di corruzione pubblico-privato. L’emergenza però non è finita: previste altre nevicate ed ecco che LA REPUBBLICA spiega ai suoi lettori i dieci errori…: l’allerta non sempre chiara; la debacle della capitale; il piano neve delle Ferrovie che è naufragato su piccoli dettagli; interventi non efficaci sulle strade; il nodo autostradale; 12680 forniture ieri senza elettricità; ancora ieri 40mila famiglie senza acqua (tubi in ghisa grigia, un materiale che si spacca con il freddo); enti locali che non hanno chiesto lo stato d’emergenza (perché ora sono loro a dover tirar fuori i soldi per gli interventi urgenti, aumentando tributi); anche l’esercito in difficoltà; senza catene le auto delle aziende strategiche, anche della Polizia…

IL GIORNALE dedica una doppia pagina a gelo e neve in cui si parla anche di Protezione civile. Enza Cusmai firma “Gli ospedali sono a corto di sangue. E Alemanno: il nord contro Roma”. A lato il commento di Lodovico Festa che titola “Almeno Bertolaso ci metteva la faccia”. «Al di là delle responsabilità e delle polemiche tra le singole istituzioni, è evidente come la Protezione civile che solo qualche anno fa fu protagonista di interventi rapidi ed efficaci, oggi sia burocratizzata».

La grande foto della rampa d’accesso all’autostrada A24 completamente innevata domina la prima pagina del MANIFESTO dal titolo “Discesa libera”. Il sommario punta decisamente sulle denunce di Gabrielli: “«I tagli di Berlusconi ci hanno bloccato». Diretta e pesante la denuncia del capo della Protezione civile Gabrielli: «Costretti a lavorare con i mezzi messi a disposizione dalle amministrazioni». Le bufere di neve mettono a nudo la fragilità dell’Italia. Ieri altri dieci morti, i Comuni non dovranno pagare i militari”. In prima del MANIFESTO anche l’editoriale di Guglielmo Ragozzino “Sconfitte su sconfitte” dedica alcune riflessioni alla Prociv «Il fine settimana sarà gelido. Siamo stati tutti avvertiti e dobbiamo fare del nostro meglio. La Protezione civile conta su 800mila persone; essa sola ha strutture di comando e mezzi e capacità di intervento. Occorrono soldi, ma la prevenzione può far risparmiare al paese vite umane e disastri (…)  La Protezione civile durante il vecchio governo è stata, quanto a vertici, un crogiolo di malaffare, tra feste patronali, sprechi cortigiani e tentata società per azioni. È comunque l’unico strumento che abbiamo e dobbiamo aiutarla a funzionare (…)». Due i richiami che fanno un affondo sul tema di apertura: “La conversione ecologica necessaria” e “L’emergenza svela i nostri limiti” che ha per occhiello “Il Belpaese in frantumi”. Se l’apertura di pagina 2 è “Gelo, allarme per il weekend” a pagina 3 il titolo è per la Protezione civile “Tutti i poteri di Bertolaso” e l’articolo si apre con l’immagine usata da Gabrielli per descrivere la situazione attuale della Prociv «Un Tir col motore di una Cinquecento». Nell’articolo si spiega che il governo «(…) sembra al momento intenzionato ad affrontare solo il nodo – anzi, la palla al piede – della legge 10/2011, quella che Tremonti usò come un gioco da illusionista per dissimulare la sua impotenza contro la legge “Grandi eventi” (401/2001), la vera responsabile dell’era Berlusconi (…)».

Del tema protezione civile IL SOLE 24 ORE si occupa a pagina 5: “Piano neve, in campo il Governo”: «D’ora innanzi nessun responsabile di governo potrà chiamarsi fuori o ignorare le proprie competenze e responsabilità. Non ci sono allusioni, ma il caos sopraggiunto non ammetteva altre esitazioni. Senza trascurare un dettaglio finale: quelli in programma contro l’emergenza maltempo sono impegni e attività da svolgere «nel quadro del coordinamento esercitato dal Dipartimento della Protezione civile». Fine (si spera) dei giochi, delle polemiche, dei rimpalli e delle accuse mentre neve e ghiaccio sono ancora in gran parte dell’Italia e anzi incombono di nuovo minacciose. L’incontro tra Monti e Gabrielli si è svolto insieme al ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, il viceministro all’Economia Vittorio Grilli, il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Antonio Catricalà. Il prefetto ha illustrato «un’ampia relazione» sulla situazione in corso, spiega la nota di palazzo Chigi. La riunione ristretta è servita a mettere a punto proprio le coordinate più operative, nell’immediato, vista anche la presenza del ministro dell’Interno con le sue prefetture sul territorio. L’interazione con il dicastero dell’Economia, invece, ha un ruolo diverso, altrettanto fondamentale: assicurare la garanzia e la copertura finanziaria in caso di intervento diretto, e non solo di coordinamento, della Protezione. È la trappola più volte denunciata da Gabrielli. Per forza: ogni sua ordinanza, per decisione dell’allora ministro dell’Economia Giulio Tremonti, deve avere l’ok del Tesoro e il visto della Corte dei conti per essere operativa. Ieri, invece, in un colpo solo Gabrielli ha incassato copertura economica e soprattutto politica. Al massimo livello. Ciò non significa che va esclusa una riforma dell’attuale assetto della Protezione civile (si veda Il Sole Ore di ieri). Non sarà fatta, ha confermato palazzo Chigi, sull’onda di un’emergenza ancora in corso. Il tema però è aperto, anzi: la riunione di ieri prima del Consiglio sancisce la sospensione della procedura di verifica e revisione dell’assetto istituzionale. La neve certo ha fatto emergere anche i problemi richiamati da Gabrielli».

Freddo e lavoro sono i temi che aprono la prima dell’AVVENIRE che titola “Un’Italia in bianco e nero” e nel catenaccio riunisce i temi: “Neve, grave emergenza a Sud. Lavoro, nel 2011 scovati 118mila irregolari”  e su questi due binari anche i richiami. Alla situazione della Protezione civile è dedicata pagina 5 che con la 4, la 6 e la 7 sono dedicate al “Generale inverno”. Nel sommario si spiega “Lungo incontri a palazzo Chigi tra il premier e il prefetto che al Senato si era detto pronto alle dimissioni dopo le critiche dei giorni scorsi. Confermati poteri e assicurati anche ulteriori fondi per affrontare la forte perturbazione prevista nel prossimo fine settimana” in un box in falsa apertura la posizione del volontariato «Nessun fango sulla protezione civile» è il titolo per spiegare la posizione della Consulta nazionale del volontariato che «scende in campo in difesa della Protezione civile nella polemica lanciata dal sindaco Alemanno (…)» L’apertura è invece incentrata sull’arrivo di una seconda emergenza e nel catenaccio si legge: “Monti rinnova fiducia a Gabrielli: «La Protezione civile coordini, i ministeri collaborino»” e nell’articolo: «(…) Basta polemiche e lavorare tutti. Alla Protezione civile nazionale Monti assicura, quindi, una copertura politica e economica. (…) È dunque anche un’indiretta conferma della permanenza del Dipartimento sotto la Presidenza del Consiglio, bloccando voci che ipotizzavano un passaggio al Viminale (…)». A piè di pagina trova posto anche un’altra polemica: «L’Esercito non chiede soldi alle città» e il sommario spiega: “La Difesa replica alle proteste di alcune amministrazioni: mai pretesi contributi”.

“Gabrielli: non è più operativa”. Il giudizio sulla condizione della Protezione Civile pronunciato dal suo stesso capo, il prefetto Franco Gabrielli, non è dei più rassicuranti. LA STAMPA dedica le pagine 2 e 3 alla condizione quanto mai precaria dell’ente, messo a dura prova dall’ondata di gelo e maltempo. Chiarissimo lo schema che mette a confronto le due diverse Protezioni civili, quella dell’epoca Bertolaso (che “aveva praticamente carta bianca su qualunque iter burocratico riguardasse l’emergenza; poteva dichiarare autonomamente lo stato d’emergenza di una particolare zona; poteva spendere risorse senza gare d’appalto e a coprire le spese ci pensava poi il ministero dell’Economia”) e quella riformata dalla legge 10 del 2011, e gestita oggi da Gabrielli: che non può effettuare interventi senza la previa autorizzazione  del ministero dell’Economia e della Corte dei conti; per le risorse può solo attingere  al proprio fondo di 5 milioni di euro; lo stato d’emergenza può essere dichiarato solo dalle Regioni. L’audizione di Gabrielli ieri al Senato, e i contatti ripetuti con Monti hanno delineato una linea comune: usciamo dall’emergenza gelo, e poi pensiamo a una riforma della Protezione Civile che le restituisca la possibilità di agire in modo efficace.
  
E inoltre sui giornali di oggi:

STATI UNITI
LA REPUBBLICA – Rick Santorum conquista tre primarie del Midwest, Minnesota, Missouri e Colorado, con maggioranze assolute e più del doppio di Mitt Romney. Santorum, l’italo-americano dalle posizioni intransigenti sui temi valoriali, il cattolico antiabortista e anti-gay, ha fatto il pieno di consensi nella base repubblicana legata alle chiese fondamentaliste. La gara selezionare il candidato che sfiderà Barack Obama a novembre torna più incerta che mai.

GRECIA
MANIFESTO – Piccolo richiamo in prima pagina per la situazione greca “È sciopero generale, ma la troika è accontentata”. Riassume il richiamo: «La piazza di Atene sfida gelo e pioggia contro i tagli imposti da Bce, Fmi e Ue: 15mila licenziamenti, contratti aziendali al posto dei collettivi, massacro delle pensioni integrative accanto a nuove misure da 3,2 miliardi. Il premier Papadimos china la testa per ottenere il secondo maxi prestito. Domenica il parlamento si prepara a votare il secondo Memorandum». Al tema “Eurocrack” è dedicata tutta la pagina 5 che si apre con “La Grecia fatta a fette resta in piazza”, viene annunciato in un box un presidio in programma oggi all’ambasciata greca, mentre la spalla è dedicata alla Fed americana il titolo è un’affermazione di Bernanke «Di tutto per evitare il contagio europeo». Mentre un ampio box a piè di pagina è dedicato, come recita l’occhiello “Bruxelles, sussulti e grida per Atene” mentre il titolo è: “«Kommissar» o «conto bloccato», la tutela Ue” e nell’articolo si legge «(…) visto che l’idea del kommissar con poteri di veto sulle decisioni governative di Atene non era passata e aveva suscitato reazioni molto negative in Grecia, hanno tirato fuori l’ipotesi del “conto bloccato”. Per essere sicuri che la Grecia non spenderà i soldi che le vengono accordati con il piano aiuti e che restituirà i debiti (…)»

ENERGIA
IL GIORNALE  – Ironico il commento di Franco Battaglia sul caos gas. Inequivocabile il titolo “E adesso scaldatevi e accendete la luce con il fotovoltaico”. «I Verdi ci hanno fatto spendere 70 miliardi in pannelli solari anziché 4 per il nucleare. Ora lo vadano a spiegare a chi muore di freddo».

BIO-SHOPPER
ITALIA OGGI – Il quotidiano giallo dedica un’intervista (“No al monopolio dei mais shopper”) in una pagina redazionale e quindi a pagamento a Vincenzo Pepe presidente del neonato comitato delle plastiche e leader di Fare Ambiente, un a dei soggetti che in queste settimane hanno con più vigore osteggiato il varo dei regolamenti sui bio-shopper. Perché è nato il comitato, chiede l’intervistatore? «…Quello che a noi preme è che non vengano destinate enormi risorse agricole alla fabbricazione della plastica e che venga esteso l’obbligo dell’ecocompatibilità a tutte le plastiche…Ogni shopper contiene 7,5 grammi di mais e l’anno scorso in Italia ne abbiamo consumati 25 miliardi. Sono previste quasi 190mila tonnellate di tale alimento per fabbricare buste ogni anno. Una follia, una cosa assolutamente non ecosostenibile». E il compost? Ancora Pepe: «…Una norma che riconosca come biodegradabili i soli prodotti che al contempo siano anche compostabili come nel caso degli shopper derivati dal mais rischierebbe di mettere uno stop a tutto (ovvero all’allargamento dell’obbligo di ecosostenibilità anche alle plastiche non da supermercato, ndr.). 

VIVISEZIONE
CORRIERE DELLA SERA – “«Stop alla vivisezione» Pronta la legge lombarda” scrive Paola D’Amico a pagina 28: “Il cerchio attorno a «Green Hill» si stringe. La Lombardia spinge sull’acceleratore e, in attesa che la norma contro l’apertura di allevamenti di animali da destinare alla vivisezione completi l’iter legislativo, prepara un proprio progetto di legge. Un dispositivo di soli tre articoli, che prevedono il divieto di «allevare cani, gatti e primati non umani per fini di sperimentazione sul territorio della Regione», sanzioni da 50 mila a 150 mila euro ai trasgressori e l’entrata in vigore il giorno successivo alla pubblicazione sul Bollettino ufficiale. Tradotto: giorni contati per l’allevamento di proprietà della multinazionale Marshall a Montichiari, nel bresciano, da dove ogni mese 250 cuccioli di beagle vengono trasferiti, diretti a laboratori di vivisezione, anche italiani”. 

MIGRANTI
AVVENIRE  – Richiamo in prima pagina e spazio a pagina 3 per l’inchiesta di Paolo Lambruschi “La tratta del Sinai: ora si muovono anche le Nazioni Unite”. Nel sommario “Dall’Acnur conferme anche al fatto che alcuni giovani fuggiti dall’Asmara sono stati uccisi per prelevarne gli organi da vendere sul mercato nero Un turpe giro d’affari da milioni di dollari che non può essere gestito soltanto dalle tribù del deserto”, come spiega poi il catenaccio “Raccolte le prove: nei rapimenti degli esuli la complicità di funzionari di Sudan ed Eritrea”. Si legge nell’articolo di apertura: «Finalmente una breccia nel muro di indifferenza che circonda i sequestri di migliaia eritrei nel Sinai e il colossale mercato di esseri umani connesso. La svolta con l’ammissione delle Nazioni Unite, le quali hanno dichiarato che il traffico esiste e comincia in Sudan, attorno ai campi dell’Alto commissariato per i rifugiati, a Shagarab, a opera dei nomadi Rashaida, per finire nel deserto di Dio a opera di predoni beduini. E per la prima volta l’Onu e alcune Ong confermano l’esistenza di una spietata rete criminale internazionale che rapisce i profughi in Sudan e li porta in Egitto dopo una compravendita da tratta ottocentesca di schiavi, (…)». Una cartina mostra il percorso di questa tratta, mentre un articolo a piè di pagina è dedicato a “L’Egitto continua a espellere chi ha diritto all’asilo”

CONGEDI PARENTALI
IL SOLE 24 ORE – “Sui congedi parentali al maschile il Piemonte lancia piano apripista”: «Più congedi parentali al maschile per sviluppare l’occupazione (anche quella femminile). Le Regioni ci credono a cominciare dal Piemonte. La sperimentazione è andata bene, tanto che l’amministrazione regionale ci riprova con un nuovo bando, un’iniziativa promossa dalla consigliera di parità e destinata a incentivare i padri affinché usufruiscano del congedo parentale, con un assegno da 400 euro mensili, nell’arco del primo anno di vita dei loro bambini. Assegno che sale a 450 a partire dal quarto mese di congedo. «I primi risultati del bando aperto da maggio scorso – spiega l’assessore regionale al Bilancio e Pari opportunità del Piemonte, Giovanna Quaglia – sono stati soddisfacenti: fino ad ora, più di 50 lavoratori (neo papà) hanno deciso di dedicarsi per alcuni mesi al proprio figlio, usufruendo del contributo e consentendo alla mamma di rientrare al lavoro». Quella del Piemonte è una delle iniziative avviate dalle Regioni grazie ai fondi – 40 milioni di euro ripartiti poi sul territorio – messi a disposizione dal Dipartimento Pari opportunità presso la Presidenza del Consiglio dei ministri a «sostegno di interventi per favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro», con un’intesa che risale al 2010. Ma è l’unica, in realtà, diretta ai padri, con lo slogan “Missione possibile” e con l’obiettivo di incrementare il numero di lavoratori maschi che decidono di usufruire del periodo di congedo parentale, retribuito in Italia al 30 per cento, come previsto dalla legge 53/2000.  Il numero di uomini che ne fa richiesta, in Italia, resta molto basso: secondo i dati Inps relativi al 2010, su un totale di 286.352 lavoratori dipendenti del settore privato, poco meno del 10% sono papà. In soldoni, 27.848 dipendenti, un terzo dei quali concentrati in Lombardia (4.623) e nel Lazio (5.110)».


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