Politica
Venezia: la Macedonia con amore e con furore
Si intitola Dust, Polvere. E' il film tanto atteso di Milcho Manchevski, intervistato da Vita. Il regista di "Prima della pioggia" torna al Festival del cinema di Venezia che inizia domani
Vita: Le profezie che lei aveva annunciato con il suo Prima della pioggia sono diventate realtà. Era davvero inevitabile che la Macedonia arrivasse sul ciglio della guerra?
Milcho Manchevski: Non credo assolutamente che questo fosse inevitabile. Prima della pioggia è la storia della condizione umana, dei dilemmi che un popolo si trova ad affrontare in certe condizioni storiche. Il film non era un documentario sulla Macedonia, né sulla ex Jugoslavia o sui Balcani. E non era neppure un tentativo di spiegare le ragioni delle guerre nei Balcani negli ultimi dieci anni. Basta ascoltare le reazioni di chi lo ha visto nei più diversi paesi del mondo, dall’India all’Irlanda del Nord. Per tutti era come se il film fosse stato girato a casa loro.
Vita: Eppure Prima della pioggia era un film sull’esplodere della violenza muro contro muro, casa contro casa…
Manchevski: Ma raccontava tante altre cose, anche belle, come la gioia del ritorno a casa. Era un film sulla genesi della violenza, sul sacrificio di sé, sulle responsabilità dei reporter, sulle sensazioni che si hanno appena prima che qualcosa di grande sta per accadere; un film sul lavorìo del tempo. Era tutto questo e non una spiegazione di quanto sta accadendo oggi nella mia Macedonia, dove bande armate e gruppi di provocatori stanno cercando di introdurre un conflitto etnico. Questa è una triste storia di bande che usando slogan come “diritti civili” o usando del potere dei media stanno cercando di far credere che in Macedonia stia accadendo qualcosa di simile alla Jugoslavia di Milosevic. E il nostro governo ha avuto la colpa di non accorgersi di quanto si stava macchinando.
Vita: Non è troppo parziale? C’è pur sempre una minoranza che rivendica più giustizia?
Manchevski: Ma qui non è come nella ex Jugoslavia. Qui la situazione è molto diversa, perché ci sono scuole di ogni grado in albanese. Da un anno c’è anche un’università. Quante università in lingua scozzese ci sono in Scozia, e quante in Basco in Spagna? Nessuna. Questo la dice lunga. Qui i partiti della minoranza albanese hanno rappresentanza in parlamento e addirittura hanno sindaci, sei ministri e numerosi ambasciatori. Se ci sono problemi vanno risolti a livello politico, non ricorrendo a mezzi tribali.
Vita: Ha fiducia nel ruolo delle potenze occidentali?
Manchevski: Se la comunità internazionale vuole stabilità nella regione, e non vuole ridursi a fare una spettacolare pulizia, deve rafforzare il rispetto della legge e aiutare a isolare le bande. Questo significa colpire i gruppi illegalmente armati, e i narcotrafficanti che operano nel Kossovo e nella Macedonia occidentale. L’attività dei trafficanti sono fiorite da quando la Nato è arrivata nei Balcani. Gli interessi attualmente in gioco sono quindi assai più pericolosi dei mitici “odi secolari”.
Vita: Cosa la fa essere così sicuro?
Manchevski: Guardate alle relazioni tra turchi e macedoni in Macedonia. Il mito vorrebbe far credere che questi rapporti sono segnati da secolari e sanguinosi conflitti. Invece tra musulmani e cristiani non c’è assolutamente nessuna tensione. Al contrario tra le due comunità ci sono buone relazioni.
Vita: Si ritiene un regista politico?
Manchevski: I miei non sono film politici, anche se uno può trovare messaggi politici in ogni film, compresi in quelli di Julia Roberts o di Sylvester Stallone. Ogni stile di vita ha un suo connotato politico. Ogni sistema morale è anche politico. Hollywood è politica né più né meno di Fassbinder.
Vita: Anche il suo nuovo film, Dust, è in parte ambientato in Macedonia. Ce ne vuole parlare?
Manchevski: Dust è un film su come si racconta una storia, non necessariamente una grande storia, ma anche una semplice storia individuale; un film per capire cosa lasciamo dietro di noi una volta che ce ne siamo andati: parole, immagini, ricordi o soltanto polvere? La domanda che sta alla base di Dust è questa: che ne è della tua voce quando tu non ci sei più? Due storie si intrecciano. Una ambientata nella New York di oggi e protagonisti sono una donna quasi centenaria e un ladro affascinante. L’altra storia è ambientata invece all’inizio del ’900 in una provincia dell’Impero Ottomano, e riguarda due cowboy una donna bellissima e incinta, un rivoluzionario e un militare. Sono affascinato dalla capacità del cinema di giocare con il tempo. Il regista converte il tempo in spazio. Un secondo diventa 24 fotogrammi. Nel montaggio quando sposti un pezzo di pellicola, sposti un pezzo di tempo. Questo riarrangiamento del tempo può essere molto più accurato di come il tempo realmente lavora.
Vita: Lei ha sempre avuto rapporti difficili con Hollywood. Dopo il successo di Prima della pioggia, è stato chiamato anche per progetti importanti, ma alla fine non se ne è mai fatto nulla. Come mai?
Manchevski: Io pretendo di non avere nessuno che interferisca nel mio lavoro. Così è stato per esempio per Dust, dove sono molto contento di aver tenuto le fila della produzione, un impegno che mi ha preso molto tempo. A lungo ho creduto che Dust non sarebbe mai nato, che non sarei mai riuscito a girarlo: e questa ipotesi mi feriva il cuore. Ho sempre insistito sul pieno controllo creativo, e questa è la ragione per cui i tempi si sono tanto allungati. A Hollywood un regista, anche quando è scrittore del film, non ha un controllo pieno sul suo lavoro. Questo può essere indifferente a molti, ma non a me. Butto troppo del mio cuore nei film perché possa accettare interferenze dettate da ragioni burocratiche.
Vita: è dura aspettare sette anni per girare un film…
Manchevski: Le buone cose chiedono tempi lunghi. (…)
Vita: Che cosa si augura per il suo Paese?
Manchevski: Spero di vedere la Macedonia come un Paese prospero, in pace e in democrazia. Non posso purtroppo garantire che questo accadrà perché gli esempi vicini a noi hanno dimostrato quanto ogni previsione fosse fragile. (…)
Vita: Ma un film può aiutare a costruire un futuro migliore?
Manchevski: Non so. Il cinema è una cosa che ha importanza e impotenza nello stesso tempo.
L’intervista integrale su Vita magazine, in edicola
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