Salute

La politica perde sangue. Numeri e vademecum per donare

Ferma in Parlamento da anni la riforma di legge richiesta dalle associazioni per le donazioni di sangue

di Barbara Fabiani

Mi prendo cura della mia salute e salvo la vita di qualcun altro. Una formula perfetta. Accade tutte le volte che un donatore di sangue, di quelli volontari, periodici e responsabili, tende una mano, anzi un braccio in aiuto della collettività. Al centro di tutto c?è la sicurezza del sangue, oltre alla sua disponibilità. Una questione fondamentale a cui l?Organizzazione mondiale della sanità ha deciso di dare risalto facendone il tema per la giornata che ogni anno, in tutto il mondo, viene dedicata alle problematiche della salute; il prossimo 7 aprile l?opinione pubblica sarà invitata a riflettere su questo slogan: «La sicurezza del sangue comincia da me». Europa e Oms d?accordo Ormai sul rapporto tra donazione e sicurezza del sangue sia l?Oms che l?Unione europea e il Consiglio d?Europa hanno fatto una scelta di campo: la donazione più sicura è quella volontaria, non remunerata, periodica e responsabile, perché legata a principi solidaristici. Ma non è ancora così ovunque. Negli Stati Uniti, ad esempio, le industrie di produzione di farmaci emoderivati reclutano i donatori a pagamento, e così accade, anche se in maniera più contenuta, in Germania, in Austria e in Svezia, malgrado le ripetute raccomandazioni in proposito da Bruxelles. In Italia bisogna ringraziare 1.250.000 volontari la maggior parte riuniti in 4 associazioni (Avis, Croce Rossa, Fidas e Fratres) senza il cui dono costante di sangue la salute pubblica sarebbe compromessa; basta pensare alle vittime di traumi gravi, ai malati oncologici, ai trapiantati e alle persone affette da patologie genetiche del sangue: tutti costoro senza trasfusioni non potrebbero sopravvivere, ed anche molti interventi chirurgici di routine sarebbero un problema. Mancano 400 mila litri Allora possiamo stare tranquilli, verrebbe da aggiungere, il sangue c?è ed è pure sicuro. Al contrario, la questione nel nostro Paese è sempre aperta: per raggiungere l?autosufficienza mancano ancora 400.000 litri di sangue intero. Il presidente dell?Avis Pasquale Colamartino traccia le coordinate del problema: «Servono più donatori, questo è un dato di fatto, e a questo scopo il sostegno alle associazioni è fondamentale. Ma l?autosufficienza va pensata come un ?sistema? non come una ?dispensa?. Bisogna fare programmazione partendo da proiezioni epidemiologiche e dalle variazioni stagionali delle donazioni», sottolinea Colamartino, «ma soprattutto vanno fatti funzionare i meccanismi di coordinamento e di compensazione tra regioni ricche di donatori e regioni povere». La frattura storica che divide l?Italia in due parti, purtroppo si fa sentire anche in questo caso. Le regioni meridionali sono quelle con minor donatori e una ridotta disponibilità di sangue. A loro dovrebbe arrivare un aiuto dalle regioni del Nord che hanno raggiunto l?autosufficienza. Le Asl egoiste A complicare le cose, però, si è messa l?aziendalizzazione del servizio ospedaliero che ha avuto particolari effetti sulla pianificazione delle attività dei centri trasfusionali. Oggi alcune aziende ospedaliere pur contando su un ampio bacino di volontari tendono a prelevare solo il proprio fabbisogno e a non esagerare nelle eccedenze. Ognuno per sé, insomma. Con notevole frustrazione anche dei donatori alla cui solidarietà si risponde con una sorta di «No grazie, sono sazio!». Al problema delle compensazioni tra regioni si aggiunge quello della produzione di plasma – che serve per confezionare farmaci emoderivati e viene frazionato dal sangue intero ? e per il quale l?Italia ha un deficit di oltre 400 mila unità. La conseguenza è che importiamo emoderivati dall?estero e proprio dagli Usa, dalla Germania e dall?Austria. Malgrado questa delicata situazione in Italia di sangue si parla poco, anzi pochissimo. La giornata del 7 aprile, sostenuta anche dalla Federazione internazionale di Croce Rossa e Mezza Luna rossa, sarà un vero avvenimento in un Paese dove al massimo ci si ricorda di far passare in Tv qualche spot sulla donazione del sangue nel mese di luglio, stagione in cui cresce la domanda e cala l?offerta. «Le normative di altri Paesi prevedono che sui media nazionali siano riservati degli spazi pubblicitari gratuiti per incoraggiare la donazione di sangue», sottolinea Emilio Mannella del Centro nazionale trasfusioni della CRI, «bisogna far crescere anche qui la consapevolezza che il sangue è una risorsa strategica collettiva». «La cosa che ci sta più a cuore è far aumentare il numero dei donatori, soprattutto tra i giovani», confessa Francesco Cardile Presidente di Fratres, «In particolare nelle regioni meridionali dove le donazioni sono poche e dove bisogna rafforzare la cultura del volontariato». In attesa del disegno di legge Intanto in Commissione affari sociali è fermo da un anno un disegno di legge che dovrebbe aggiornare la normativa in vigore sulle trasfusioni di sangue, la 107 del 1990. La causa dello stallo è la difficoltà di reperire in bilancio i fondi (appena 40 miliardi in tre anni) per attuare tale riforma, vista favorevolmente da tutte le associazioni. «È vero, c?è stata una certa sottovalutazione delle problematiche del sangue», ammette l?onorevole Vasco Giannotti, relatore del disegno di legge, «ma in Commissione abbiamo preso l?impegno di risolvere il problema dei fondi prima dell?estate. Poi dipende dalla collaborazione di tutti i gruppi parlamentari perché la legge segua un iter veloce». Troppi centri trasfusionali Che si faccia presto, ribadiscono le associazioni. Confidano in miglioramenti importanti del ?sistema sangue? grazie alla riorganizzazione del modello di raccolta e compensazione previsto dalla riforma. Si vuole infatti ridurre il frazionamento sul territorio dei centri trasfusionali (oggi ben 380!) e creare una snella struttura piramidale con al vertice un?authority. Inoltre si è pensato di introdurre un rimborso (finanziato dal Fondo sanitari nazionale) sui costi di raccolta per ogni unità di sangue ceduta tra servizi sanitari, nel tentativo di conciliare il principio solidaristico della donazione con le esigenze di ottimizzazione del budget delle aziende ospedaliere. I numeri del sangue Nel 1998 sono stati raccolti 1.913.2999 unità di cui 500 mila da donatori occasionali (soprattutto nelle regioni carenti) e il restante da donatori periodici; a fronte di un fabbisogno teorico di sangue intero di 2.300.000 unità di sangue ( 40 mila per ogni milione di abitanti). Il fabbisogno di plasma per la produzione di emoderivati è di 800 mila litri, ma nel 1998 ne sono stati prodotti poco più della metà : 446.387litri (un aumento del +1% rispetto al ?97; erano appena 250 mila solo nel 1992). La donazione è diffusa soprattuto al Nord dove esistono circa 40 donatori su 100 abitanti, nel centro e nel Sud sono appena 21 su 1000. L?Italia ha quindi una media di 31 donatori ogni 1000 abitanti decisamente meno della Danimarca che ne ha 83, ma meglio ad esempio del Portogallo in cui donano il sangue regolarmente appena 18 abitanti su 1000. PERCHE’ DONARE” Le trasfusioni di sangue sono uno strumento importante nella medicina d?urgenza, nella chirurgia addominale e soprattutto nella cardiochirurgia, nonché nei trapianti. Importantissime anche per l?Anemia secondaria ( che colpisce i malati oncologici), per quella cronica (causate da deficit di vario genere del midollo osseo), Leucemia acute o croniche. Nel caso delle leucemie (5 mila casi all?anno) i pazienti devono essere sottoposti a trasfusioni giornaliere per settimane. Trasfusioni vitali anche per la Thalassemia o ?anemia mediterranea?, che attacca l? emoglobina contenuta nei globuli rossi. L e trasfusioni devono essere costanti. In Italia i portatori sani di thalassemia sono 3 milioni. Per l?Emofilia, malattia genetica ed ereditaria che colpisce il fattore di coagulazione, vengono sempre più spesso usati i farmaci di sintesi. VADEMECUM PER LA DONAZIONE Può diventare donatore di sangue chiunque abbia tra i 18 e i 65 anni e non pesi meno di 50 chili, sia in buona salute, non faccia uso di medicinali e soprattutto non abbia comportamenti a rischio per la trasmissione di malattie (Hiv e epatiteC). Il prelievo del sangue (450 cc) è indolore e non comporta rischi di infezione di alcun genere (tutto il materiale utilizzato è monouso).In base alla 107/90 art.13 che recita: «I donatori di sangue ed emocomponenti con rapporto di lavoro dipendente hanno diritto ad astenersi dal lavoro per l?intera giornata in cui effettuano la donazione conservando la normale retribuzione per l?intera giornata lavorativa». Per avere maggiori informazioni su come e dove donare il sangue ci si può rivolgere a : Avis tel. 02/6071707; Croce Rossa Italiana tel. 06/65741198; Fratres tel. 055/503750.


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