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Una beffa al giorno toglie il 5×1000 d’intorno

L'appello del Fai al Ministro Lorenzo Ornaghi

di Riccardo Bonacina

Riceviamo e volentieri pubblichiamo l’appello del Presidente Fai, Ilaria Borletti, che ci segnala l’ennesima beffa.

 Il Fai è stato nell’anno passato tra i maggiori ispiratori dell’inserimento nel 5xmille di un’opzione a favore dei beni culturali.
Abbiamo quindi accolto con grande soddisfazione gli annunci dell’ ex Ministro Giancarlo Galan per essere “riuscito”ad ottenere questo importante risultato. Peccato però che ci si sia “dimenticati” di inserire nel modello 730 nell’apposito spazio, l’opzione che permetta al contribuente di scegliere l’ente a cui destinare il proprio 5xmille.
I fondi  che confluiranno nella casella ”Sostegno alle attività di tutela, promozione e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici “, quindi allo stato attuale andranno tutti e solo al Ministero dei Beni Culturali,quindi allo Sato senza però che,  disattendendo il più elementare criterio di trasparenza, vi sia di ciò comunicazione.
Peggio di una beffa, per noi del Fai ma non solo per le molte associazioni,fondazioni museali o di tutela e valorizzazione che si impegnano quotidianamente in questo ambito che saranno costrette  con costi aggiuntivi a chiedere ai propri sostenitori di scrivere il codice fiscale dell’ente prescelto nella generica casella “Sostegno al volontariato……”. Viene tradito lo spirito che ha portato all’introduzione del 5xmille  e si trae facilmente in errore il contribuente.
Una furbizia o uno sbaglio di qualche poco accorto funzionario? Il solito pasticcio all’italiana?…quello che è certo è che non verrà favorita certamente la raccolta e si porrà sempre di più Terzo settore e  Stato in concorrenza, seguendo così un percorso che ha reso il  nostro Paese, nel tempo, solo più arretrato.
Signor Ministro,il Governo del quale Lei fa parte, come responsabile di un Dicastero così importante, sta dimostrando coraggio e capacità nell’affrontare temi che per decenni sono stati trascurati: ci aspettiamo un segnale forte che ponga rimedio a questa ingiusta e scorretta situazione e che finalmente apra una stagione diversa nei rapporti tra  istituzioni pubbliche e private non profit che solo insieme, in uno spirito di collaborazione e reciproco rispetto, possono servire la causa difficile e complessa del mantenimento nostro patrimonio culturale. Senza furberie e senza espedienti nascosti che sono  ambedue degni solo di un Paese poco civile.

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