Welfare

Severino: mai perdere di vista i diritti dell’uomo

Dopo la visita al carcere di Sollicciano il Guardasigilli guardando al futuro parla di forme alternative

di Redazione

Anche in carcere non si devono perdere di vista i diritti umani. Una sottolineatura che arriva dal ministro della Giustizia Paola Severino. «Il carcere è, sì, un luogo di espiazione ma che non deve perdere di vista i diritti dell’uomo. L’uomo in carcere è un uomo sofferente, che deve essere rispettato. Oggi, invece il carcere è una tortura più di quanto non sia la detenzione che deve portare invece alla rieducazione» Ha infatti detto il ministro Severino nel corso di una conferenza stampa al termine della sua visita al carcere fiorentino di Sollicciano.

Il Guardasigilli ha raccontato di aver incontrato numerosi carcerati e di aver ascoltato le loro storie di speranza e disperazione. «Abbiamo, con i detenuti, anche pensato al cammino che si sta percorrendo, che vorrebbe mettere insieme un insieme di piccole misure; che, però, tutte riunite potrebbero dare un sollievo alla situazione carceraria», ha precisato Severino.

Sul problema del sovraffollamento il ministro ha spiegato che «quello che si deve fare in una proiezione futura è di mettere insieme una serie di forme alternative alla detenzione. Forme che rendano effettivo il principio per cui la detenzione deve essere veramente l’ultima spiaggia, da attivare quando le altre strade non si possono più percorrere».

Per Paola Severino si tratta di «un rovesciamento di proporzioni: è normale la misura alternativa al carcere; il carcere deve rappresentare una misura eccezionale, che come tale deve essere espressamente motivata. Ciò non vuol dire dare la libertà a tutti o negare le esigenze di difesa sociale, ma vuol dire riservare il carcere alle sole situazioni nelle quali le esigenze di difesa sociale prevalgono su quelle di un’alternativa alla carcerazione».

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