Welfare

Sull’isola con i volontari

Roberto Cerulli (Misericordie): ecco come funziona la macchina della solidarietà

di Redazione

Le Misericordie di Porto Santo Stefano, insieme a quelle dell’Isola del Giglio, sono state le prime a soccorrere i naufraghi della Concordia. A loro si sono aggiunte le Misericordie Toscane, per un totale di 150 volontari impegnati. Il presidio allestito subito dopo il naufragio, è ancora attivo e coordinato da Roberto Cerulli, governatore delle Misericordie di Porto Santo Stefano.

Di cosa si tratta?

È un supporto logistico per tutti gli operatori che stanno lavorando: militari, giornalisti, volontari della Protezione civile. È stata installata una cucina da campo che fornisce 600 pasti al giorno. Dopo aver soccorso i passeggeri, ora forniamo soprattutto generi alimentari agli operatori.

Quanti volontari sono coinvolti?

Fra le quattro e le sei persone, su turni di sei-otto ore.

Quanto tempo rimarrà il presidio?

Almeno sino a quando la nave non verrà spostata

Quale sarà il vostro ruolo nei prossimi giorni?

Forniremo generi alimentari alla cucina e ci mettiamo a disposizione del Comune del Giglio e delle autorità se servisse la nostra opera.

Al presidio ci sono mezzi per l’emergenza, come autoambulanze?

La notte del disastro da Porto Santo Stefano era partito un traghetto speciale che ha portato quattro nostre autoambulanze. Sono servite a trasportare i feriti dal porto marittimo all’eliporto dell’isola del Giglio. Essendo dotate di apparecchiature mediche,  sono state utilizzate come base di appoggio dai medici del 118. E poi hanno ospitato i bambini…

Ci vuole spiegare

Erano infreddoliti e li abbiamo ospitati dentro le vetture, nell’attesa che li imbarcassero per Porto Santo Stefano. 

Al porto del Giglio ci sono familiari di persone disperse?

Non più, sono ospiti di un albergo a Orbetello.

Al Giglio, che atmosfera si respira oggi?

Dolore e sgomento. Gli abitanti hanno dato prova di una grande solidarietà. Hanno aperto gli armadi per portare ai naufraghi coperte e abiti per chi aveva raggiunto la costa a nuoto.  

Avevate avuto già esperienze di soccorso di questa portata?

È la prima volta. Ma direi che la macchina dei soccorsi ha funzionato secondo una filiera che ha visto i naufraghi, una volta sbarcati al Giglio, essere imbarcati sui traghetti e portati a Porto Santo Stefano dove venivano rifocillati e identificati. Subito dopo venivano portati alla palestra e alla scuola media solo per ricevere altri generi di conforto e partire alla volta delle loro case. C’erano pulman che portavano all’aeroporto di Roma, alla ferrovia di Grosseto.

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