Politica

Romney vince le primarie e attacca Obama

L’ex governatore del Massachusetts spiega: il Presidente è a corto di idee e, ora, anche di scuse

di Redazione

Le primarie del Partito Repubblicano nel New Hampshire hanno confermato in pieno i sondaggi della vigilia che davano Mitt Romney come superfavorito. L’ex governatore del Massachusetts si è aggiudicato la prima posizione con il 40% delle preferenze stando ai risultati relativi al 95 per cento delle schede scrutinate. Al secondo posto è arrivato Ron Paul con il 23% delle preferenze seguito dall’ex ambasciatore in Cina Jon Huntsman, con il 17%.

«Questa sera abbiamo fatto la storia», ha detto Romney con toni trionfalistici alla folla esultante che lo acclamava al suo quartier generale di Manchester. Sul palco, affiancato dalla sua numerosa famiglia, Romney – proiettandosi già al duello del prossimo novembre – ha continuato a sfidare Barack Obama, un presidente – a sua detta – «che è a corto di idee e, ora, è anche a corto di scuse». «Oggi», ha incalzato, «facciamo i conti con i risultati deludenti di un presidente che ha fallito e che non ha mantenuto le sue promesse».

Senza risparmiare critiche, l’ex governatore ha quindi promesso di abolire sia le “job killing regulations”, quei provvedimenti che, a suo avviso, uccidono posti di lavoro invece di crearne, che la cosiddetta “Obama Care”, la riforma sanitaria. «Noi crediamo che l’America sia la terra dell’opportunità e la culla della libertà» ha sottolineato.

Obama «vuole trasformare l’America in uno stato sociale sul modello europeo, ma noi vogliamo essere sicuri di rimanere una terra libera dell’opportunità», ha detto ancora promettendo di sfrattare l’attuale presidente dalla Casa Bianca alle presidenziali di novembre. E più volte, nel discorso con cui ha celebrato la notte scorsa a Manchester la sua seconda vittoria alle primarie, il repubblicano ha puntato il dito contro un presunto desiderio di emulazione dell’Europa di Obama. «Questo presidente si ispira alle capitali europee, noi invece guardiamo alle città e alle cittadine dell’America», ha detto ancora Romney, suggerendo che la crisi che sta affrontando l’Europa, secondo lui provocata dall’eccessivo stato sociale e dal debito senza fondo, presto potrà svilupparsi in America se Obama rimarrà alla Casa Bianca. «Io voglio ricordavi che la nostra Casa Bianca rifletterà il meglio di noi, e non il peggio di quello che l’Europa è diventata», è stato il terzo affondo anti-europeo.

Romney ha dunque concentrato gran parte del suo secondo discorso della vittoria «sui deludenti risultati di un presidente fallimentare», piuttosto che sugli altri candidati alla nomination repubblicana, quasi che il cammino delle primarie fosse quasi alla fine e non alle prime battute. L’unico riferimento alla battaglia delle primarie è stato quello ad «alcuni disperati repubblicani» che starebbero, conducendo una campagna elettorale di attacchi contro di lui, e al suo passato di ricco e spregiudicato manager, finendo così per fare il gioco di Obama. «Questo è un grande errore per il nostro paese e la nostra nazione», ha concluso Romney, «il paese ha già un leader che ci divide con la politica amara dell’invidia, noi dobbiamo offrire una visione alternativa».


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA