Mondo

Presto legge in Gran Bretagna?

Le conclusioni di una Commissione ad hoc suggeriscono di legalizzare il suicidio assistito

di Gabriella Meroni

La pratica di aiutare pazienti terminali a morire dovrebbe essere legalizzata: sono quieste le conclusioni cui è arrivata una Commissione inglese indipendente, che pubblicherà il proprio parere ufficiale questa settimana. I contenuti del parere sono stati anticipati da The Guardian.

Il documento, a lungo atteso, è stato messo a punto dalla Commission on Assisted Dying (Commissione sulla morte assistita), presieduta da Lord Falconer e critica la legislazione in vigore in Gran Bretagna, che oggi prevede di incriminare chiunque incoraggi o assista una persona che intende porre fine alla propria vita. Secondo la Commissione invece il Parlamento britannico dovrebbe legalizzare il suicidio assistito per una determinata categoria di pazienti in fase terminale e seguendo procedure rigidamente prefissate. Probabilmente la Commissione si spingerà fino al dettaglio, suggerendo come e quando somministrare i farmaci letali, ma non prima di aver informato l’aspirante suicida sull’efficacia delle cure palliative e antidolore e sull’assistenza sociale cui hanno diritto i malati incurabili.

Fin qui le supposizioni. Quel che è certo invece è che il documento infiammerà un dibattito feroce tra i sostenitori e gli oppositori dell’eutanasia. Gli oppositori in particolare sostengono che la Commissione – i cui membri provengono dal mondo accademico, politico, giuridico e ovviamente medico – è formata per la maggior parte di personaggi favorevoli al suicidio assistito. Sta di fatto che si tratta di un organismo indipendente, fondato da  Sir Terry Pratchett (che ha pubblicamente dichiarato di essere malato di Alzheimer) e da Bernard Lewis, fondatore della catena di negozi di moda River Fashion, che non ha mai fatto mistero di esser a favore di una riforma pro-eutanasia.

Ma che ne pensa il governo di David Cameron? La posizione del premier è chiara: già nel 2006 infatti aveva mostrato la propria opposizione a qualunque tentativo di modificare la legge che punisce il suicidio assistito. Un portavoce del ministero della Giustizia è stato invece più sfumato: <<Il governo è convinto che ogni modifica legislativa in questo clima così emotivo e surriscaldato si tramuterebbe in un caso di coscienza individuale. Sarebbe più giusto demandare la decisione al Parlamento, dopo un approfondito dibattito, piuttosto che a una presa di posizione del gabinetto>>.


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