Formazione

Mistero sulle esportazioni italiane

"In sede Ue l'Italia dichiara il 75% in meno di quanto annunciato in patria", denuncia Unimondo

di Daniele Biella

Nel 2010 l’Italia ha esportato armamenti per 615 milioni di euro. E’ quanto ha dichiarato il governo italiano all’Unione europea, che lo ha riportato nella nuova Relazione annuale dell’Unione europea sul controllo delle esportazioni di tecnologia e attrezzature militari (disponibile a questo link). Ma in sede nazionale, pochi mesi prima, la cifra era quattro volte superiore: sul Rapporto annuale della presidenza del Consiglio del 31 marzo 2011 e sulla successiva Relazione ufficiale al Parlamento il dato delle “operazioni di esportazione effettuate” ammontava a 2,75 miliardi di euro. Ovvero una differenza di 2,15 miliardi, il 75%. Com’è possibile? “L’Italia trucca i propri dati sulle esportazioni di armamenti”, è la pesante accusa della testata Unimondo.org, da sempre vicina ai temi della difesa civile e dell’analisi delle spese militari, che ha analizzato a caldo il rapporto Ue.

Un rapporto pieno di anomalie, in cui, spiega Unimondo, quella principale è proprio il caso delle esportazioni italiane: “Quale novità è sopravvenuta dal marzo scorso a fine dicembre tanto da ridurre a un quarto la cifra delle consegne di fatto già effettuate nel 2010 e quindi con armamenti già passati e registrati all’Agenzia delle dogane?”, chiede Giorgio Beretta, che oltre a essere firma di punta di Unimondo è coordinatore della Rete italiana per il disarmo.

In attesa di una risposta dai piani alti sulla questione, il giudizio di Unimondo sull’intera Relazione Ue è comunque impietoso: “si tratta di un documento pressoché inservibile”, afferma Beretta. ll rapporto, relativo al 2010 e giunto al 13mo anno (da quando in sede Ue è stato varato il Codice di condotta in materia), è stato pubblicato venerdì 30 dicembre 2011 sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione, nell’ultimo giorno lavorativo dell’anno e senza alcuna notifica ufficiale. “Già questo è un atteggiamento singolare: l’impressione è che la si voglia considerare un atto burocratico, sul cui contenuto i governi nazionali non vogliono aprire alcun dibattito”, commenta Unimondo.

Oltre all’anomalia italiana, il rapporto Ue riserva altre sorprese. Spulciando fra le pagine e le tabelle delle 470 pagine del documento, si scopre infatti (“in una minuscola nota alla Tabella AI di pag. 8”) che ben sette paesi dell’Unione non presentano dati ufficiali sulle consegne di armamenti da due o più anni: Grecia e Irlanda dal 2009, Belgio e Germania dal 2007, Polonia dal 2006, Danimarca e Regno unito addirittura dal 2003.

Per quanto riguarda le autorizzazioni all’esportazione di armamenti, la nota all’apparenza positiva sbandierata dalla Relazione è un -21%  rispetto al 2009: 31,7 miliardi di euro totali contro i 40,3 (record storico) dell’anno prima. La maggior contrazione è relativa propri alla Ue, con -33% (da 13 a 9 miliardi di euro), seguita da Medio oriente (-31%) e Nord america (-16%), e la motivazione principale, scrive Unimondo, “sembra essere l’incedere della crisi economica che ha portato diversi paesi, soprattutto della Ue, a ridurre i propri budget militari”. Sta di fatto che le autorizzazioni di armamenti verso i paesi del Sud del mondo lambiscono quota 15,5 miliardi di euro, il 48,8% del totale: una mossa di certo tutt’altro che virtuosa, “alla luce dei chiari divieti espressi dal documento di Posizione comune 2008/944/Pesc della Ue, che chiede agli stati membri di valutare la posizione del paese destinatario in rapporto ai pertinenti principi stabiliti dagli strumenti internazionali in materia di diritti umani”. In particolare, i dati più eclatanti sono quelli delle licenze concesse ai regimi vittime nel 2011 di sommosse popolari, come l’Arabia saudita, che ha ricevuto autorizzazioni per 2,4 miliardi di euro, l’Oman (1,16 miliardi), Algeria (933 milioni), Libia (293 milioni), Egitto (211 milioni) e, in Asia, la Thailandia (505 milioni).

Uno sguardo, infine, ai principali stati europei fornitori di armi nel 2010: a farla da padrone si conferma la Francia, con 11,2 miliardi di euro ricavati dalle esportazioni, ma sul podio ci sono anche la Germania, con 4,7 miliardi, e l’Italia, che con 3,2 miliardi precede, tra gli altri, Gran Bretagna (2,8 miliardi), Spagna (2,2 miliardi) e Austria, a quota 1,7 miliardi.

“Considerate le reiterate mancanze”, chiosa Unimondo, “occorre oramai chiedersi se queste, più che carenze e anomalie, non siano invece un subdolo boicottaggio dell’unico documento ufficiale dell’Unione che dovrebbe esplicitare con precisione informazioni di ampio interesse che concernono la politica estera e di difesa dei paesi europei”.


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