Famiglia
Riace, un paese meglio di un grand hotel
Era una località che non offriva lavoro. Poi dall'idea di un'associazione di accoglienza per i profughi curdi è nata un'idea.
Non un albergo, di quelli da far venire l’acquolina a qualsiasi speculatore incurante dell’offesa che una colata di cemento reca al territorio, ma un paese albergo. Riace, piccolo borgo di 600 abitanti in provincia di Reggio Calabria, a ridosso della costa ionica, un nome legato a quello delle due statue di bronzo rinvenute il 16 agosto di 29 anni fa. Da qui anche Tideo e Anfiarao hanno preferito andar via, hanno pensato bene di trasferirsi al museo della Magna Grecia nel capoluogo reggino. Nel ’98 dallo stesso mare che per secoli aveva custodito le statue di bronzo, iniziano a sbarcare i primi profughi: curdi, iracheni, turchi. A Riace ne arrivano 200. Per garantire l’accoglienza e favorirne l’integrazione a luglio dello stesso anno viene costituita l’associazione Città futura. «La loro meta finale era la Germania», racconta Domenico Lucano, tra i fondatori dell’associazione, «alcuni, una quarantina, sono rimasti per qualche mese da noi. Abbiamo chiesto ad alcuni nostri concittadini emigrati di mettere a disposizione le abitazioni, hanno accettato di buon grado, così il paese ha ripreso a vivere, ma alla fine anche i curdi sono stati costretti a emigrare e a raggiungere gli altri in Germania».
Ma l’esperienza dei profughi ha lasciato il segno, non solo perché l’unica bambina nata a Riace è, Elin, curda, ma anche perché dalla loro presenza nasce l’idea di realizzare un paese albergo. «Abbiamo elaborato un progetto che potesse riqualificare il centro storico, contrastare l’isolamento, valorizzare la nostra tradizione e la nostra cultura. Trovate le case, all’associazione servivano i fondi per ristrutturarle e arredarle, in Calabria per avere un fido di 50 milioni sono necessarie garanzie patrimoniali di almeno due miliardi. Grazie all’intervento di Tonino Perna, presidente del Parco nazionale dell’Aspromonte e tra i fondatori di una delle prime ong italiane, la Cric di Reggio Calabria, il progetto per la realizzazione del paese albergo arriva negli uffici di Banca Etica. «Abbiamo esaminato con attenzione il progetto», spiega Gabriele Giuglietti, vice direttore e responsabile dell’ufficio fidi della banca, «all’associazione abbiamo chiesto di dimostrare di possedere la necessaria esperienza e la volontà di realizzare l’iniziativa, ci hanno convinto e abbiamo concesso un primo mutuo dell’importo di 70 milioni cui si è aggiunta una seconda tranche di 30 milioni». I 100 milioni, concessi senza alcuna garanzia ipotecaria, sono stati utilizzati per ristrutturare e arredare sedici case e 75 posti letto. L’incontro con Banca Etica è stato decisivo. «Oltre al denaro», continua Lucano, «ci ha permesso di entrare in contatto con una realtà che non conoscevamo e che ci è stata di aiuto».
Lo scorso anno il Villaggio Riace ha avuto mille e 200 pernottamenti, quest’anno raggiungerà i 4mila. «Nei giorni scorsi», continua Lucano, «una famiglia tedesca ha prenotato una casa dal 20 giugno al 20 luglio del 2002». Oltre agli interventi sulle case l’associazione, con il sostegno del vescovo di Locri, Giancarlo Bregantini, ha acquistato un mulino, dove è stato realizzato un laboratorio tessile artigianale che dà lavoro a due persone, un vecchio frantoio e a ottobre sarà costituita una cooperativa per la produzione di olio, marmellate e altri prodotti tipici.
Un soggiorno a Riace, pensione completa costa 65mila al giorno, per la colazione e i pasti sono state fatte convenzioni con una bar gestito da un ragazzo emigrato a Torino e che grazie a questa iniziativa è potuto ritornare in Calabria, e con un ristorante. « Maria Teresa», racconta Antonio Petrolo, presidente dell’associazione, «ha 70 anni è di Genova, quando ha saputo della nostra iniziativa è venuta a trovarci, ha voluto donarci parte dei suoi risparmi e ora non vorrebbe più andar via, per accontentarla stiamo cercando di trovarle una sistemazione definitiva».
Info: Ass. Città futura tel. 0964.778008
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