Politica

Cittadinanza ai figli di immigrati nel discorso di Capodanno

Ecco i punti salienti del messaggio di fine anno del Presidente

di Redazione

Riduzione della spesa pubblica corrente, anche se ciò comporta rinunce dolorose per molti a posizioni acquisite e a comprensibili aspettative e lotta all’evasione. Il discorso di fine anno del Presidente Giorgio Napolitano è iniziato così.

Equità=giovani

Ma Napolitano ha precisato anche che «si deve innanzitutto stare attenti a non incidere su già preoccupanti situazioni di povertà, o a non aggravare rischi di povertà cui sono esposti oggi strati più ampi di famiglie, anche per effetto della crescita della disoccupazione, soprattutto giovanile. Ma più in generale occorre definire nuove forme di sicurezza sociale che sono state finora trascurate a favore di una copertura pensionistica più alta che in altri paesi o anche di provvidenze generatrici di sprechi.

Nouve politiche sociali

«Bisogna dunque ripensare e rinnovare le politiche sociali e anche, muovendo dall’esigenza pressante di un elevamento della produttività, le politiche del lavoro», ha proseguito Napoltano. L’Italia e l’Europa devono «rivedere il modo di concepire e distribuire il proprio benessere, e concentrare i loro sforzi nel guadagnare nuove posizioni e opportunità nella competizione globale. Questo senza mettere in causa la dimensione sociale del modello europeo, il rispetto della dignità e dei diritti del lavoro».

Cittadinanza ai figli di immigrati

Ancora una volta in poche settimane, il presidente è tornato a lanciare un appello sul diritto di cittadinanza dei bambini figli di immigrati. «Non c’è futuro per l’Italia senza rigenerazione della politica e della fiducia nella politica – ha detto. Solo così ci porteremo, nei prossimi anni, all’altezza di quei problemi di fondo che sono ardui e complessi e vanno al di là di pur scottanti emergenze. Avvertiamo quotidianamente i limiti della nostra realtà sociale, confrontandoci con la condizione di quanti vivono in gravi ristrettezze, con le ansie e le incertezze dei giovani nella difficile ricerca di una prospettiva di lavoro. E insieme avvertiamo i limiti del nostro vivere civile, confrontandoci con l’emergenza della condizione disumana delle carceri e dei carcerati, o con quella del dissesto idrogeologico che espone a ricorrenti disastri il nostro territorio, o con quella di una crescente presenza di immigrati, con i loro bambini, che restano stranieri senza potersi, nei modi giusti, pienamente integrare. Ci si pongono dunque acute necessità di scelte immediate e di visioni lungimiranti. Occorre una nuova “forza motivante” perché si sprigioni e operi la volontà collettiva indispensabile ; occorrono coraggio civile e sguardo rivolto “con speranza fondata verso il futuro”».


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