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Sorpresi e felici, ora vogliamo undici saggi di alto profilo

Edoardo Patriarca, portavoce del Forum del Terzo settore ricorda: «Dobbiamo ringraziare anche Giuliano Amato e Livia Turco»

di Benedetta Verrini

Vita: Il regolamento dell’Authority del Terzo Settore è arrivato in Gazzetta Ufficiale. Quanto vi ha sorpreso questa pubblicazione?
Edo Patriarca: Moltissimo. Fino a pochi giorni fa credevamo di dover riprendere l’intera questione a settembre con il nuovo esecutivo. Ci rammarica che il governo Amato non ci abbia tenuto al corrente, a tempo debito, dell’approvazione del regolamento da parte del Consiglio dei Ministri. Ad ogni modo, il testo del nuovo regolamento ha accolto le osservazioni del Terzo Settore anche a dispetto del parere del Consiglio di Stato. E’ un atto politicamente significativo, il cui merito va innanzitutto a Giuliano Amato e Livia Turco oltre che al nuovo ministro.
Vita: Che significa questa Agenzia per il Terzo Settore?
Patriarca: La partita si gioca, prima di tutto, nella nomina di un presidente e un consiglio di alto profilo: persone competenti, in grado di muoversi immediatamente in una realtà complessa come è quella del Terzo Settore in Italia. Avevamo già candidato tre figure di elevato profilo, come Salvatore Pettinato, Ivo Colozzi e Fabrizio Cafaggi. Credo che su questi ed altri si aprirà un dialogo e una consultazione con il governo. L’importanza strategica dell’Authority e il suo ruolo di promozione e consultazione troveranno certamente il primo banco di prova nell’ipotesi di una legge quadro per il Terzo Settore, che possa coordinare dieci anni di legislazione specialistica.
Vita: Veniamo al Cnel. Perché le corporazioni si oppongono ai nuovi membri provenienti dal mondo dell’associazionismo?
Patriarca: Credo che il punto nevralgico dell’ostilità di Confindustria e sindacati all’ingresso del Terzo Settore nel Cnel sia la questione della rappresentanza. Non accettano che altri soggetti, non riconducibili alle categorie tradizionali di imprenditoria e sindacato, oggi siano depositari di istanze e bisogni di una fetta importante della cittadinanza. Mi pare che in questo atteggiamento ci sia un’incapacità di leggere la nascita di un nuovo modo di esprimere la cittadinanza e di rappresentare anche interessi di tipo economico.

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