Salute

Cinque anni senza verità in tasca

Il 20 dicembre 2006 moriva Piergiorgio Welby

di Sara De Carli

«Questa notte, esattamente dieci mesi dopo Luca, ha potuto raggiungere il lido nel quale ha perso finalmente una tortura indicibile. L’ha lasciata. E ha raggiunto quindi quello che ha desiderato, per cui ha lottato, come una estrema possibilità di vita: è morto questa notte Piergiorgio Welby.
Credo che saremo in tanti a restare perennemente grati a Piergiorgio – come a Luca – per quanto avranno saputo concepire e realizzare, per quello a cui hanno saputo dar corpo. Per tutti noi, persone amanti della vita, della libertà e della responsabilità, per tutti noi radicali, per tutti noi che siamo tanta parte di chi vive su questo territorio e parla questa lingua, Piergiorgio è stato e sarà fonte di forza, amore e speranza. Ascoltiamolo. Perché credo ci parlerà a lungo, insieme a Luca, e dei loro corpi malati hanno raggiunto in qualche misura hanno dolcemente invaso fortemente invaso finalmente il cuore della politica».

Cinque anni fa, il 20 dicembre 2006, moriva Piergiorgio Welby. Fu Marco Pannella a darne l’annuncio alle 7,28 della mattina del 21 dicembre, con questo messaggio letto ai microfoni di Radio Radicale. Marco Cappato, in conferenza stampa disse che l’ultima parola che Piergiorgio gli ha detto è stata «grazie, grazie, grazie». Alessandro Bergonzoni rivelò poi a Vita che Mina Welby gli confidò invece che l’ultima parola di Piergiorgio fu una stoccata ai politici raccolti attorno a lui: «Smettetela di fare casino, rispettatemi, in fondo è la prima volta che muoio».

Vita incontrò Mina Welby nel gennaio 2007, un mese dopo la morte di Piergiorgio. Gli chiesi “dove immagina suo marito?”. Lei rispose così: “In paradiso, nelle braccia di Dio. Per la gente semplice, come me, il Paradiso è dove si sta bene. E io sono sicura che lui ora sta bene. Sono serena. Ultimamente l’ho visto spesso guardare il crocifisso e dire «Gesù, Gesù». Gli ho detto: «Lo chiamo anche io, ma non risponde. Però quando lo incontri, diglielo». Non credo che si possa parlare di conversione: mio marito è stato un dubbioso tutta la vita. Cercava la verità. A me stanno sul gozzo quelli che hanno la verità in tasca: non ce l’abbiamo in tasca, nessuno sa. Mio marito pensava che la morte è parte vita, una trasformazione. Io gli ho detto: «Tu forse lo chiami nulla, perché ami Severino e Leopardi, ma per me è l’infinito, è Dio»”.


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