Politica

Manovra, tassa sulla fiducia

Monti alla prova del voto, pesantissimo il carico fiscale

di Franco Bomprezzi

Oggi il voto di fiducia alla manovra Monti, intanto si sta definendo l’impatto delle misure. Le famiglie italiane si troveranno sicuramente a fare i conti con un nuovo carico di uscite, tra effetti della tassazione e degli aumenti indiretti dei servizi e dei beni di consumo. I giornali dedicano ampio spazio ai provvedimenti e alle loro conseguenze.

“Monti avanti tra le ostilità” è il titolo di apertura del CORRIERE DELLA SERA. Molti gli approfondimenti: “Il peso delle tasse: sono settantatré. Al fisco un euro su due” è il pezzo di Corinna De Cesare che si sviluppa a pagina 9. Sempre in prima altri due richiami interessanti: “Caos già all’asilo: il Lazio costa il doppio della Lombardia” di Gian Antonio Stella, e, di taglio, “Mille euro in più solo per riempire il carrello della spesa”. Leggiamo la sintesi: “La scure della crisi sulle famiglie. Mille euro in più all’anno per riempire il carrello della spesa. Rincari record per lo zucchero (+17,2%) e il caffè (+16,5%), seguiti dalla verdura fresca (+5,9%), dai formaggi (+5,1%) e dalla frutta fresca (+4,4%). Più contenuto invece l’aumento della carne (bovina +2,6%, suina +1,7%). I dati Istat segnalano che i prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza sono aumentati su base mensile dello 0,4% e del 4,2% su base annua. E se è vero che l’inflazione acquisita per il 2011 si stabilizza al 2,7%, alimentari, bevande, alcolici, tabacchi, spese per l’affitto, servizi per la manutenzione della casa, carburanti e trasporti urbani hanno subito un’impennata”. A pagina 6: “Italia in recessione, il Pil giù dell’1,6%”, titolo che riporta le conclusioni del dossier di Confindustria sulla crisi. “La Confindustria vede nero. Entro giugno del 2012 il Pil cadrà dell’1,6%. Una recessione pesante, già avviata nell’ultimo semestre, molto più grave di quella stimata dall’Ocse in un ottimistico meno 0,5% – scrive Roberto Bagnoli – Per il centro studi confindustriale la conseguenza più grave sarà sul mercato del lavoro: aumenteranno i licenziamenti, la disoccupazione salirà al 9%, il numero dei senza lavoro andrà a 800 mila dal 2008. Male anche sul fronte della pressione fiscale che salirà entro due anni al 45,5% del Pil. «Una situazione non più sostenibile» ha affermato il presidente di viale Astronomia Emma Marcegaglia che comunque ha dato l’ok alla manovra che non aveva alternativa”. A pagina 9 l’approfondimento: “«Questa manovra si concentra al 60% sulle tasse» ha detto ieri il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni. Di certo, nel decreto «Salva-Italia», di imposte non se ne sente proprio la mancanza. Oltre all’Imu che dovrebbe portare nelle casse dello Stato oltre 33 miliardi da qui al 2014 – scrive Corinna De Cesare – , gli ultimi ritocchi riguardano il tabacco sfuso, gli aumenti delle accise come quella sui carburanti, la tassa sul lusso, l’imposta di bollo sui titoli, strumenti e prodotti finanziari, l’incremento delle aliquote Iva, l’imposta sugli immobili e le attività finanziarie all’estero, la tassa sui capitali scudati. Ieri il Centro studi di Confindustria ha sciorinato i numeri: «la pressione fiscale, con il taglio delle agevolazioni incluso nelle manovre, schizzerà al 45,1% nel 2012 (dal 42,4% del 2010 e dal 42,7% di quest’anno) e arriverà al 45,5% nel 2013». Livello record per l’Italia, secondo nell’Eurozona solo ai valori attuali di Belgio e Francia. E se si prende in considerazione la pressione effettiva, che esclude il sommerso, si supera abbondantemente il 54%”. E più avanti: “Ma queste tasse, andranno aggiunte a tutte le altre che già gravano sui contribuenti: addizionali Irpef, Tarsu, bollo auto e così via. 107 quelle censite dall’Istat, anche se in realtà sarebbero solo 73 quelle a cui corrisponde un gettito e quindi attualmente vigenti. Come spiega Giuseppe Bortolussi nel libro «Tassati e mazziati». «Per la famiglia media — spiega il presidente della Cgia di Mestre — siamo a 27-28 mila euro di tasse l’anno, compresi ovviamente i contributi previdenziali»”. Fra le opinioni, a pagina 58, Piero Ostellino: “Salviamo la cultura democratica per combattere l’evasione fiscale”. Scrive l’opinionista: “Che l’evasione fiscale abbia raggiunto livelli patologici è un fatto incontrovertibile, così come non ci piove che vada combattuta e, nei limiti fisiologici del possibile, vinta. Ma sostenere che sia la causa principale della crisi è un imbroglio, così come lo è illudersi che le possibilità di crescita dipendano dalla sua eliminazione. Le misure adottate dal governo Monti tendono, almeno in parte, a ridurla. Ma — incentrate come sono, per ora, solo sulle tasse — se, da un lato, scongiurano il pericolo immediato della bancarotta, dall’altro, sul medio e lungo termine, qualora non fossero seguite da una riduzione della spesa e da forti riforme strutturali, sono destinate a peggiorare la situazione, perché le nuove entrate finiranno nel calderone della spesa e si tradurranno in una ulteriore dispersione di risorse”.

LA REPUBBLICA apre anche oggi sull’economia: “Liberalizzazioni, piegheremo le lobby”. Un titolo che, come spiega il sommario, è una citazione: “Catricalà: andiamo avanti. Confindustria: è recessione. Berlusconi: Monti disperato. E cita Mussolini”. Molte pagine sulla manovra che oggi sarà approvata (il governo ha chiesto la fiducia). Fatto questo il governo tornerà sulle liberalizzazioni, promette Antonio Catricalà (che per taxi e autostrade pensa saranno fatte apposite autorità). Seguono molte pagine fra le pressioni di lobbies (farmacie, edicole e taxi: le loro resistenze costano più di 500 milioni l’anno), la recessione segnalata da Confindustria (l’anno prossimo Pil -1,6%, a rischio 800mila posti di lavoro, ma Passera dice: «dobbiamo uscirne e abbiamo le basi per farlo»). Ancora pagine sulla manovra e il comportamento della Lega (a proposito della quale Filippo Ceccarelli fa sapere che i leghisti «ormai hanno perso l’innocenza»). Curiosamente LA REPUBBLICA non enfatizza però l’impatto di una pressione fiscale ormai stellare. Preferisce segnalare il percorso storico, cioè il cammino che ha portato al calo dei consumi… Da segnalare una intervista al ministro Fabrizio Barca, che ieri ha presentato il piano d’azione per il Sud: «Non annunciamo nessuna opera. Non se ne può più di opere annunciate. Interveniamo per migliorare la qualità dei servizi per i cittadini»; sulle privatizzazioni c’è però una notazione rilevante: «il governo privilegerà la buona conduzione delle aziende. La priorità per noi è che si massimizzi il risultato», non la vendita per fare cassa. Collaterale fino in fondo anche il commento di Massimo Giannini: “La democrazia economica”. Messa in crisi dalle corporazioni, una «trincea corporativa di cui il Parlamento è il primo responsabile».

IL GIORNALE pubblica a tutta pagina gli stipendi  dei manager pubblici  ( ad esempio Scaroni- Enel guadagna all’anno 4milioni e 420mila euro) con la “spiega” di Vittorio Feltri. «I boiardi sono i veri privilegiati avendo in casi non rari emolumenti talmente cospicui da esser più vicini alla vincita del superenalotto che un’eccellente paga. Il presidente del Consiglio, pur affermando che essi non potranno percepire somme superiori a quelle previste per il primo presidente della Corte di Cassazione, si riserva di fare delle eccezioni in deroga alla norma generale. Bin Loden Monti deciderà se un boiardo di Stato meriti di sforare il tetto retributivo, circa 300mila euro l’anno, del magistrato. Il che significa che la regola impone morigeratezza per tutti tranne per coloro che il capo del Governo considera degni di guadagnare di più.  È uno scandalo? Non desideriamo azzardare giudizi. Ci limitiamo a riferire cosa accade a questo povero Paese. Per cui pubblichiamo  gli elenchi dei fortunati che hanno sin qui guadagnato tanti soldi nella pubblica amministrazione  o in enti a partecipazione pubblica. Con una precisazione. Il tetto dei 300mila euro annui non vale per le società quotate in Borsa».

Diversi i titoli che il MANIFESTO dedica in prima pagina alla manovra e alle sue ricadute. La falsa apertura è  “Lega trash a Montecitorio. Fiducia lacrime e sangue” e accanto lo strillo dedicato a quanto accade nel Pd “Dai sacrifici all’incubo.Bersani teme per l’art. 18. Ma mette in riga su Monti: chi non vota è contro di me”. L’apertura è invece sulla recessione “Indietro tutta” è, infatti, il titolo principale su una foto di operai seduti su un marciapiede. “«È anche peggio di quello che ci aspettavamo»: il ministro Passera vede avvicinarsi la recessione mentre Confindustria dà i numeri per il 2012 (-2% di Pil). Draghi conferma, Lagarde sottolinea: «L’Europa da sola non ce la fa»”. Gli articoli sono alle pagine dalla 2 alla 5. Si inizia a pagina 2 con l’apertura sulle  previsioni di Confindustria “il 2012 sarà nero” e il sommario riassume “Crollo del Pil, meno 800mila posti di lavoro, l’Italia sprofonda: sono gli effetti della crisi secondo le imprese. Marcegaglia promuove la manovra, ma chiede più crescita e meno tasse”. L’articolo si conclude con un virgolettato di Marcegaglia «La pressione fiscale non è più sostenibile. Siamo al livello record del 45,5% nel 2012, ma stimiamo che quella effettiva sia al 54%. Non  è una reggibile né per i lavoratori né per le imprese. Nei prossimi mesi ci dovrà essere un taglio della spesa pubblica che assieme alla lotta all’evasione dirotti le risorse a un taglio della pressione fiscale». Le due pagine successive (la 4 e la 5) sono tutte incentrate sulle ricadute politiche, dalla “Lega di lotta senza vergogna” al Pd “Il segretario al premier: «Subito ammortizzatori sociali». Ma sui licenziamenti facili il Pdl batte un colpo: «Pronti al sì». Damiano: «Noi contrari, abbiamo già dato»” spiega il sommario, passando da Berlusconi che ritorna con Vespa “Legge Mussolini e gli piace «Monti disperato, non dura»”.

Il SOLE24ORE punta tutto sul suo ruolo di «guida» ai contenuti della manovra (soprattutto per i pensionati o prossimi tali) e relega i temi fiscali alle pagine interne. Fa eccezione un commento di Alberto Orioli, intitolato «La cambiale da pagare», in cui si osserva che «la pressione fiscale sull’Italia degli onesti è ormai al 54% (…)  È il momento di puntare tutto sullo sviluppo: per ritrovare il lavoro, per rilanciare l’industria e la ricerca, per superare il dualismo Nord Sud (che si è allargato), per liberare energie in mercati ancora sconosciuti perché monopolisti». E proprio ad andare fino in fondo con le liberalizzazioni esorta il SOLE. Orioli scrive che Monti «deve trasformare il 2012 nel vero anno dell’apertura dei mercati: non solo per taxi e farmacie, ma anche per i servizi locali (e qui sono stati fatti già passi avanti), per molti dei servizi in concessione, per le professioni», perché altrimenti il 2012, che già sarà in recessione, sarà un «anno perso»: «le liberalizzazioni saranno le uniche riforme a costo zero. Costo zero e guadagno netto per tutto il Paese». Più strettamente sul fisco, a pagina 15 l’apertura è dedicata ai contribuenti che devono sanare i loro conti con l’erario: per loro c’è «più tempo»  perché la manovra prevede di poter chiedere la proroga della cartella esattoriale per sei anni «in caso di comprovato peggioramento della situazione economica del debitore». Bella consolazione, si potrebbe dire…

Sulla manovra tassatrice Marco Bertoncini si sfoga a pag. 2 di ITALIA OGGI così: «Diciamolo francamente» scrive nel pezzo “Passerà la manovra ma il cielo è plumbeo“ «che non v’era alcun bisogno di titolati professori e spocchiosi tecnici: bastavano gli stessi politici». Infatti, fa notare Bertoncini «questa manovra segue (peggiorando) l’andazzo delle manovre di Tremonti, che poi erano concepite sulla falsa riga delle manovre dei dieci, venti e trent’anni precedenti». A pag. 7, qualche dritta sull’Imu. Il pezzo “L’Imu ha già cambiato la sua pelle” di Cesare Maffi, sostiene che da imposta patrimoniale la tassa è diventata personale. «Colpisce i possessori d’immobili discriminandoli sulla base delle preferenze dei governanti, nazionali prima, comunali in sede di applicazione. Non si guarda più al bene, bensì al possessore». Ma c’è anche qualche buona notizia. Secondo il pezzo “Due aiuti ai debitori in difficoltà” «chi deve pagare delle somme al fisco o agli enti locali e non riesce ad adempiere regolarmente, avrà la possibilità di rateizzare ulteriormente gli importi iscritti a ruolo. Alle 72 rate standard potrà aggiungersi una dilazione supplementare a 72 mesi». E le commissioni a Equitalia saranno meno care.

Dopo il grande caos di cifre, conti, ritocchi ed emendamenti con cui la manovra dovrebbe arrivare oggi al voto in Parlamento, quel che resta è il giudizio lapidario dato ieri da Confindustria e che apre la p. 5 di AVVENIRE: «È recessione». Conferma il ministro allo Sviluppo Passera: «Sì, ma possiamo farcela». A togliere il fiato al sistema Italia è la pressione fiscale ulteriormente cresciuta, che secondo i calcoli confindustriali «raggiungerà un nuovo picco storico, al 45,5% del Pil. Ma il peso effettivo, quello cioé al netto del sommerso e dell’evasione, sarà del 54%. Non stupisce in questo contesto la previsione di una riduzione dei consumi delle famiglie, che si difenderanno dalla riduzione del reddito disponibile tagliando ancora i risparmi». In negativo anche il dato sull’occupazione, e anche questo significa famiglie in difficoltà: nel prossimo biennio previsto un calo dei posti di lavoro di 219mila unità. Si poteva fare di più, di meglio? Monti, dopo il confronto di ieri al Colle e in attesa del voto, dichiara: «Alternativa alla manovra? Sacrifici più duri». Ancora più di così, insomma.

Nel giorno del via libera alla Camera, LA STAMPA, riserva al provvedimento ampio spazio (da pag 6 a pag 13) ma solo un breve richiamo in prima: “Pensioni e tasse: tutte le novità. Dietrofront sul caro-sigarette”. Tralasciando il dossier di pag 11 da segnalare sul fronte leghista le trame di Maroni ben raccontata nel pezzo di Marco Alfieri nel suo “Ma a Treviso Maroni dialoga con le imprese – Nuova tattica leghista: urla a Roma, pragmatismo sul territorio”. Scrive il giornalista che da anni segue il Carroccio: «Il documento che farà da traccia all’incontro di oggi pomeriggio è pronto da qualche giorno e si intitola «Per una nuova politica industriale. Dialogo tra politica e impresa». Nasce infatti dalle suggestioni e lo stimolo di Franco Manzato, leghista mite, assessore regionale all’Agricoltura del Veneto e Alberto Baban, neo presidente della Piccola Industria di Confindustria Veneto, al tempo semplice imprenditore. Ma soprattutto avrà un ospite pesante a tirare le conclusioni e ascoltare le lagnanze dei padroncini del Nord Est: Roberto Maroni». E ancora: «Quando si governano due grandi regioni, quasi 400 comuni e una dozzina di province, sbraitare contro Monti può servire a rifarsi una verginità e ricompattarsi ma non risolve la vera urgenza: traghettare il sistema produttivo, che nel Lombardoveneto rappresenta il cuore dell’elettorato padano, fuori della crisi», raccontano alcuni imprenditori. Per questo è simbolico l’incontro di oggi a Treviso. «Il richiamo della foresta e gli spadoni non bastano mica», ammettono da via Bellerio. «I nostri elettori vogliono risposte concrete, veloci sui ritardi di pagamento, i tagli agli enti locali, le banche che non danno più mutui e fidi, le crisi industriali, la disoccupazione». Il focus è l’agenda economica e la crescita, non la secessione. «I sindaci e i segretari provinciali sono imbarazzati per questo Aventino spinto», continua un leghista di peso. In parallelo vanno superati alcuni tabù inveterati. «La globalizzazione va accettata, ci siamo dentro. Piuttosto come si rendono competitive le imprese e il territorio dentro questo frullatore?». Per venire ai temi più specifici della manovra, LA STAMPA sulla questione “farmacisti” sente il fondatore del Mario Negri, Silvio Garattini che dice: «”I farmacisti temono di perdere soldi, il cittadino ci guadagna”». E aggiunge: «È una torta da 12 milioni al giorno. Il governo cerca di dividerla fra più attori». 

E inoltre sui giornali di oggi:

MANDELA
LA REPUBBLICA – “Telecamere con vista sull’ultimo atto dell’icona del Sudafrica”. Da mesi due agenzie spiano Nelson Mandela in attesa della sua morte. «Che c’è di male», si chiede una di loro, l’Ap, «è un evento di portata mondiale. Non siamo lì a spiare l’ex presidente per qualche altra ragione».

CARCERI
LA STAMPA –  A pagina 29  le anticipazioni sul nuovo piano svuota carceri: «al consiglio dei ministri di oggi il ministro della Giustizia, Paola Severino, porterà il suo pacchetto per alleggerire la pressione nelle celle». «Misure alternative – le ha definite il ministro – per alleviare una situazione carceraria che mi sta molto a cuore». Non ci sarà il braccialetto elettronico, come si era ipotizzato in partenza, ma un’altra misura deflazionistica ampiamente dibattuta: allungare da 12 a 18 mesi il residuo di pena che si potrà scontare a casa. In questo modo almeno 3300 detenuti lasceranno gli istituti di pena e andranno ai domiciliari. La seconda misura in arrivo è meno discussa pubblicamente, ma il ministro la considera altrettanto indispensabile: utilizzare più estesamente le camere di sicurezza di polizia e carabinieri per gli arresti in flagrante.

TAV
CORRIERE DELLA SERA – A pagina 35: “Quel muro della Tav alto tre metri nel cantiere-fortino”. Scrive Alessandra Mangiarotti: “Nell’inverno del 2005, quello delle barricate e degli scontri che portarono al grande stallo della Torino-Lione, il cantiere di Venaus era protetto solo da un cordone di poliziotti e carabinieri. Un centinaio nei giorni di tregua, un migliaio in quelli più caldi. All’inizio della scorsa estate, quella delle scadenze Ue da rispettare ad ogni costo, per aprire il cantiere della Maddalena di Chiomonte sono arrivati in Val di Susa addirittura i reparti speciali dei carabinieri usati in Aspromonte, quindi l’esercito. Più di duemila uomini schierati dietro a chilometri di reti orlate di filo spinato. Adesso però, alla vigilia della promozione del cantiere a sito strategico inviolabile — chi lo fa dal 1° gennaio rischia fino al carcere —, è stato deciso che i cordoni umani, le reti e il filo spinato non bastano più: da pochi giorni si sta costruendo un muro per proteggere macchine e operai pronti a dare il via agli scavi del tunnel esplorativo. Alto tre metri, sarà sormontato da cordoni di filo spinato e guardato a vista da una rete di telecamere. Il perimetro del cantiere potrebbe così passare dai 1.800 metri attuali ai 2.500 definitivi. E gli uomini di guardia potrebbero essere anche un po’ meno dei cento attuali”.


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