Volontariato

L’Agenzia rimane ma senza casa

Sventata la cancellazione, dovrà lasciare Milano

di Redazione

Agenzia sì, agenzia no. È stato un vero e proprio valzer degli spifferi quello che è andato in onda fra il 4 e il 6 dicembre. A rompere gli indugi un’agenzia dell’Ansa delle 19 e 55 di domenica 4 che, citando una fantomatica bozza del decreto “Salva Italia” proprio mentre il premier Monti apriva la conferenza stampa, annunciava la soppressione dell’Agenzia del terzo settore «a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto». La notizia veniva poi ripresa nella mattina di martedì 6 dicembre, pochi istanti prima della firma del presidente Giorgio Napolitano sul decreto Monti, dal sito on line del Sole 24Ore. Agenzia addio, dunque. Neanche per sogno. A smentirlo è lo stesso presidente dell’ente di via Rovello, che, dopo 24 ore di consultazioni romane, raggiunto telefonicamente da Vita non ha lasciato spazio a incomprensioni: «Si è trattato di indiscrezioni giornalistiche prive di fondamento e forse interessate a che le cose finissero in una certa maniera».

Risultato? «Il premier non solo non ha cancellato l’Agenzia, anche perché non avrebbe senso affossare un organo che costa allo Sta to appena 700mila euro e ha una produttività molto superiore rispetto alla media delle amministrazioni pubbliche, ma sono in corso valutazioni affinché la stessa venga rafforzata». In che senso? «Non voglio usare il termine Authority, ma andiamo verso qualcosa di simile», risponde Zamagni.

A rigor di calendario l’attuale board dell’Agenzia andrà in scadenza il prossimo 14 gennaio. Ma secondo Zamagni la proroga di 45 giorni scatterà in automatico. Arriviamo a inizio marzo. E qui la partita in un modo o nell’altro dovrà essere chiusa.

Authority o no, nel palazzo la voce più insistente parla di uno spostamento dell’Agenzia a Roma, incardinata in una direzione generale della Presidenza del Consiglio. Una soluzione che però non piace a tutti. Per esempio Andrea Olivero, presidente delle Acli nonché portavoce del Forum del terzo settore, è decisamente contrario. «Per almeno due ragioni», argomenta. «La prima è che considero un fatto positivo che le amministrazioni pubbliche stiano sui territori; la seconda è che se vogliamo un’Agenzia che sia davvero autonoma nei giudizi occorre che non sia troppo, diciamo così, “schiaccia schiacciata” anche a livello geografico su Roma e sull’Agenzia delle Entrate». «Anche perché », conclude Olivero, «è importante che i controlli siano fatti da chi conosce il nostro mondo, esigenza che il Fisco non può garantire a pieno».

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