Welfare

L’ultima solitudine si cura in équipe

Associazione "Attilio Romanini", assistenza domiciliare ai malati terminali

di Massimo Angeli

È proprio nel momento più drammatico della malattia, quando le cure non fanno più effetto e la speranza si spegne, che il malato oncologico si ritrova solo e abbandonato. Sanare questa ingiustizia, assicurando alla persona ammalata la continuità delle cure specialistiche anche a casa, con il necessario supporto psicologico e spirituale, è il fine dell?associazione ?Attilio Romanini?. È il 1987 quando il professor Romanini, primo direttore sanitario dell?ospedale Agostino Gemelli e primario dell?istituto di Radiologia, pone le basi per il progetto di assistenza continuativa al malato terminale, convinto che: «il curare la sofferenza alla luce di una visione spirituale della vita è, nella società di oggi, compito tanto essenziale quanto la terapia eziologica e sintomatica nelle malattie organiche». Dopo un progetto pilota, nel 1992 si costituisce l?associazione. Il modello assistenziale, definito ?Unità di cura continuativa? (in sigla Ucc), è basato sull?integrazione tra cura ospedaliera (ambulatori, degenza, day hospital) e cura domiciliare. L?équipe operativa è composta da medici, infermieri, psicologi, assistenti socio-sanitari e assistenti spirituali, terapisti della riabilitazione e volontari. Obiettivo comune a tutte queste figure è l?assistenza personalizzata del malato, per attenuare la sofferenza fisica e la solitudine. «L?aziendalizzazione degli ospedali», spiega la dottoressa Adriana Turriziani, radioterapista e coordinatrice dell?équipe, «ha ulteriormente aggravato la situazione dei malati oncologici che, molto sbrigativamente vengono allontanati dagli ospedali quando la loro malattia progredisce. Se una famiglia volesse farsene carico a casa incontra mille problemi. I farmaci per la terapia del dolore, tanto per fare un esempio, sono in fascia ?C? e devono pagarseli da soli. In questa situazione, non è strano che nella società emergano poi richieste come quelle dell?eutanasia». In pratica tre medici e tre infermieri, coadiuvati da dieci volontari, sono reperibili 24 ore su 24 per tutta la settimana. Oltre all?assistenza medico-infermieristica di base, vengono garantite consulenze specialistiche, esami strumentali, video-assistenza e fornitura di medicine. Nei cinque anni dal 1993 al ?98 medici e infermieri dell?associazione hanno effettuato 6378 interventi domiciliari a 116 pazienti. Per il suo lavoro l?équipe si avvale della collaborazione gratuita di vari specialisti del Gemelli, che rappresentano il Gruppo Multidisciplinare di Riferimento (Gmr). Un centro d?ascolto, con operatori specializzati, è in funzione dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 20, nello stesso reparto di radioterapia dell?ospedale. «Dobbiamo molto alla disponibilità del Gemelli» sottolinea la dottoressa Turriziani, «che ci ospita e ha distaccato presso di noi tre infermieri, ma senza un riconoscimento istituzionale sarebbe stato molto difficile sopravvivere». Il riconoscimento è arrivato nel giugno ?99 da parte della Asl RM E, che ha firmato una delibera annuale, ma rinnovabile, per dieci posto letto ?attivati domiciliarmente?. Si è così dato il giusto valore all?integrazione casa ospedale nella cura dei malati terminali e riconosciuto dignità alle cure palliative. L?associazione organizza anche corsi di formazione per volontari e di perfezionamento per infermieri professionali, seminari, ricerche e indagini conoscitive. Per raccogliere fondi e per sensibilizzare sul tema dell?assistenza al malato terminale, l?associazione ?Attilio Romanini? organizzerà nelle prossime settimane, vendite di primule in numerose parrocchie romane.


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