Famiglia
Donne segregate oggi nei cinema
Da Hollywood e Cina film diversi con alcuni punti in comune
Due film più diversi non si potrebbero immaginare, eppure il cinese ?Diciassette anni? e l?hollywoodiano ?Ragazze interrotte? hanno alcuni punti in comune. Sono ?ragazze fuori? praticamente coetanee le protagoniste dei rispettivi film, disadattate ed emarginate dalla società, ma anche ?ragazze dentro?, perché la loro emarginazione è dettata dall?essere rinchiuse in due istituti ?correttivi?: un carcere e un manicomio. Ed è curioso che due film provenienti da mondi così distanti ? Hollywood da una parte, la Cina dall?altra ? raccontino disagi femminili drammaticamente simili.
?Ragazze interrotte? (appena uscito in Italia) è tratto dal quasi omonimo libro di memorie ?La ragazza interrotta? di Susanna Kaysen, best-seller che ripercorre il dramma della scrittrice, rinchiusa a diciassette anni in un ospedale psichiatrico su iniziativa dei genitori, incapaci di capire le sue crisi adolescenziali. Il libro appassionò l?attrice Winona Ryder, decisa a farne un film come produttrice e ad impersonare Susanna. La pellicola ha fra l?altro il merito di aver lanciato definitivamente un?altra star, Angelina Jolie, che per questa interpretazione ha già vinto vari premi ed è candidata all?Oscar come attrice non protagonista (lei è Lisa, sociopatica insofferente alle regole dell?ospedale che esercita una notevole influenza su Susanna).
La vicenda parte nel 1967, quando i genitori di Susanna, adolescente confusa e insicura, la affidano a uno psichiatra per decidere cosa fare con lei. Per il dottore l?analisi si conclude con un verdetto sbrigativo: i suoi ?disturbi marginali della personalità? sono da curare in manicomio.La prospettiva diventa quella di una reclusione traumatica dove solo la possibilità di un affetto, di un rapporto, può salvarla. Susanna si ritrova così al Claymoore Hospital, dove solo il legame con altre ?ragazze interrotte? («persone», dice il regista Jim Mangold, «alle quali manca qualche pezzo del proprio io») le permetterà di uscire rafforzata da questa esperienza: alla fine scoprirà che c?è molta più ?normalità? e sincerità nell?istituto che all?esterno.
Ma ovviamente ?Ragazze interrotte? è anche una critica ai sistemi con cui si affrontava negli anni Sessanta la cura di persone disturbate o malate di mente, e soprattutto la superficialità con cui si faceva violentemente irruzione nella loro vita interrompendo il naturale processo di crescita, fatto di crisi e smarrimenti: ragazze interrotte, appunto.
Interrotta bruscamente è anche la vita della giovane Tao Lan, la protagonista del toccante ?Diciassette anni? (ne facemmo un rapido accenno dal festival di Venezia, dove Zhang Yuan vinse il premio speciale per la regia) che viene incarcerata per aver ucciso durante un litigio la sorellastra. Diciassette anni dopo la vediamo ottenere un breve permesso per andare a trovare gli anziani genitori. Ma quando riceve la comunicazione del permesso rimane senza parole, incapace di decidere cosa fare e dove andare, come se oltre la soglia del carcere ci fosse un baratro oscuro. I tanti anni trascorsi in un carcere duro l?hanno resa una disadattata. A ciò si aggiunga una realtà completamente trasformata: la Cina povera e retrograda di un tempo è una nazione che si sta occidentalizzando e dove il denaro è diventato un?ossessione. È la Cina di Deng, Xiao Ping, che ha già realizzato i grandi ?balzi? delle modernizzazioni. La Cina che si apre al mercato, al commercio, all?Occidente ma che è capace di colpire e di ridurre al silenzio chi non sta al copione, chi non rispetta la battuta, come le migliaia di Piazza Tien Ammen contro i quali non si esita a schierare la lunge teoria dei carri armati. Cambiamenti nel ?mondo esterno? che accrescono lo smarrimento di Tao Lan: solo grazie alla compagnia di una poliziotta raggiunge la nuova casa dei genitori. Ma il loro incontro non sarà facile? Zhang Yuan descrive con una sensibilità ammirevole il trauma di una vita spezzata e difficilmente recuperabile, suscitando commozione senza forzare su situazioni melodrammatiche ma anzi lasciando parlare, realisticamente, le situazioni e gli scenari (dove prevale lo squallore, sia nel passato povero che nel presente consumista). Regista talmente inviso al regime comunista che spesso i suoi film escono in patria solo su videocassette e dvd pirata (il film andò a Venezia senza il permesso governativo, solo grazie alla coproduzione italiana di Benetton), Yuan ha dovuto cercare un difficile equilibrio per evitare eccessive censure. Soprattutto nella parte che riguarda la detenzione di Tao Lan: il regista ha visitato numerose prigioni cinesi e ha girato in una di queste, ma le poche sequenze della vita del carcere, gli scorci delle galere del comunismo di fine millennio, con gli slogan che le detenute devono ossessivamente ripetere, sono una condanna esplicita di un sistema che non fa certo della rieducazione il suo scopo.
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