Formazione

In servizio civile col velo

L'italo marocchina Sara: «Da quando l'ho messo l' hijab mi ha aperto un sacco di porte»

di Antonietta Nembri

Madre e figlia unite da un gesto particolare. La donazione di sangue. Nulla di strano si dirà. E, infatti, non c’è nulla di strano se non la normale straordinarietà del dono di sé, di una parte di sé per l’altro. Ma qualcosa di particolare questo gesto, compiuto domenica 20 novembre, all’ospedale Careggi di Firenze lo racchiude. Madre e figlia sono rispettivamente Aoutif Mazigh Benedetti e Sara Benedetti. La mamma è una donna di origine marocchina, in Italia da vent’anni, sposata con un italiano e presidente dell’associazione Nissaa al Maghrib (donne del Marocco); la figlia è una giovane che ha appena iniziato il suo anno di servizio civile volontario proprio all’Avis Toscana.

Entrambe indossano il velo e nella domenica mattina al centro trasfusionale di Careggi hanno donato il sangue insieme ad altre donne dell’associazione Nissaa al Maghrib, una trentina in tutto. Una mattina multietnica e colorata, che il presidente di Avis Toscana, Luciano Franchi ha definito «importante e molto commovente».

Sara è una giovane italiana di religione islamica che circa un anno fa, dopo essersi avvicinata all’associazione dei Giovani Musulmani d’Italia, ha deciso di indossare il velo che per lei non è «un ostacolo nel rapporto con gli altri» anzi, sottolinea Sara Benedetti: «Il velo mi ha aiutato a ritrovare una mia identità, rappresenta i miei ideali e poi ho visto che sono state molte di più le porte che mi si sono aperte: forse perché con il velo ho preso più consapevolezza di chi sono in fondo è una rivalsa anche verso chi nutre dei pregiudizi. Anche con il velo siamo donne come tutte le altre».

Terminato il liceo classico, scelta la facoltà di giurisprudenza all’Università, la partecipazione sociale nel volontariato ha più spazio. Da dove nasce la decisione di fare il servizio civile nell’Avis? «Sa un sms giunto al cellulare di mia madre» spiega con il suo eloquio toscano Sara, «mia mamma è una donatrice da tempo, durante il liceo classico non avevo molto tempo, ma il desiderio di fare volontariato è sempre stato presente. Così quando a mia mamma è arrivato l’avviso del bando per il servizio civile in Avis, ho fatto domanda e mi sono presentata alla selezione. Una volta entrata nel gruppo dell’Avis, ho iniziato a ottobre, mi sono resa ancor più conto del valore del dono del sangue e della necessità di donarlo di persona».

Così Sara Benedetti si è presentata domenica mattina con le donne dell’associazione Nissaa al Maghrib «andando con loro mi sono fatta coraggio», dice ridendo. In fondo era la sua prima volta. Sara, giovane volontaria in servizio civile all’Avis, ora ha probabilmente una maggior consapevolezza dell’importanza del dono del sangue, in fondo uno dei suoi compiti è proprio quello durante questo anno di servizio di andare nelle classi quinte delle superiori per informare i giovani «il mio progetto ha anche un’attenzione particolare verso i cittadini stranieri», spiega. E le ragioni per donare le ha belle chiare: «il sangue non si fabbrica è fondamentale donarlo di persona  e poi è un gesto che ti integra completamente nella comunità in cui vivi».

Aoutif Mazigh Benedetti è orgogliosa della figlia, ma non vuole che si pensi di averla spinta a scegliere il servizio civile in Avis. «È vero che ho ricevuto l’avviso, ma era qualcosa che mia figlia voleva fare da tempo è successo che per caso o per destino è successo nel momento in cui lei è diventata maggiorenne, da tempo aveva il desiderio di darsi da fare, di fare volontariato. Bene quando è andata a fare il colloquio è tornata felicissima. Ha trovato qualcosa che le corrispondeva» spiega «Sara è una ragazza cresciuta con due culture quella marocchina ospitale e con una grande apertura verso l’altro e poi quella italiana che sappiamo quale valore dia al volontariato». Aoutif Mazigh Benedetti è contenta anche dal risultato ottenuto dalla giornata di donazione «all’inizio pensavo fosse solo una cosa mia, una mia esigenza quella di donare il sangue e invece continuo a ricevere messaggi e telefonate da chi non ha potuto essere presente domenica. E se pensiamo che sono solo donne è molto bello»


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA