Welfare

Le vie del mondo

Una guida per le strade multietniche delle città italiane

di Redazione

Da Milano a Bari, passando per Torino, Brescia, Mestre, Roma, Parma, Napoli. Sul numero di Vita in edicola una guida speciale alle strade multietniche delle città italiane. I volti, le storie, i locali più interessanti e le esperienze di integrazione raccontati dai nostri inviati. Con tante informazioni sul come viverle (e gustarle) al meglio.

Qui potete leggere il reportage su via XX Settembre, la via multietnica di Verona. Tutte le altre città sul numero di Vita oggi in edicola.

A Verona, a scuola (anche) di integrazione
Lo student point di via XX settembre è la porta d’ingresso della nuova Italia

di Stefano Regondi

L’autobus si ferma, scarica i ragazzi di ritorno dalla scuola e riparte. Scendono giovani di tutti i colori. Italiani, pakistani, indiani, srilankesi, cinesi, nigeriani, marocchini, senegalesi… Poi ti volti e senti profumo di kebab, aguzzi lo sguardo e leggi sulla tenda all’ingresso “Golden Kabab”, un negozio aperto nel 2007 da due indiani, Bhoop e Hardeep Sigh, 54 e 46 anni. Un paio di vetrine più in là c’è l’“Afro Beauty center”, dove le donne vanno a farsi belle. E quindi il mini-market esotico, l’alimentari etcnico, il phone center. Ma anche la birreria Campus, ritrovo di universitari e non solo, il ristorante italiano Calanova, in una piccola corte di un palazzo del XVI secolo. Ma dove sei finito? A Veronetta, sponda via XX settembre. A dieci minuti a piedi da Piazza delle Erbe, dalla monumentale arena, dal centro storico ma anche dall’Università. Sulla riva sinistra dell’Adige, il rione simbolo dell’integrazione, nella buona e cattiva sorte. Perché «ho paura a rientrare la sera a casa. Molti italiani hanno traslocato», racconta Anna, da vent’anni residente. Ma c’è chi rimane. «In fondo siamo a due passi dal centro, qualcosa può cambiare». Prosegui la passeggiata, gli affitti raggiungono e superano i 500 euro per bilocale, i proprietari sono italiani, gli immobili vecchi e non ristrutturati. Chi può accettare queste condizioni? Solo gli stranieri. Al civico 95 l’insegna recita: “Confetteria Old Style”, in una manciata di minuti si avvicendano nonne veronesi, mamme cinesi e ragazze senegalesi. Per la strada si respira un mix di culture, che oggi è arrivato alla sua seconda generazione («o generazione alla seconda», come dice qualcuno di loro scherzando). A testimoniarlo c’è lo “Student Point”, associazione nata nel 2006, dove alcuni insegnanti appassionati hanno deciso di fornire un servizio di doposcuola gratuito ai giovani della zona, il Comune gli ha dato in comodato i locali dell’Istituto Bon Brenzoni. «Seguiamo ciascun ragazzo aiutandolo a imparare l’italiano e a studiare. All’inizio sono chiusi ma poi si aprono e ne nasce un’amicizia che li aiuta ad integrarsi», dice Maria Filippi, docente dello “Student Point”. Umer Shafique lo conferma. Ha 20 anni ed è pakistano, studia elettronica e telecomunicazioni all’istituto Marconi e dice: «Vengo qui da tre anni. Ho imparato la lingua e tante cose. Con i professori si può parlare di tutto, dalle materie alla vita, per me è stato più facile diventare amico loro che dei miei compagni». È arrivato con il padre; mamma e sorelle li raggiungeranno finalmente quest’anno. «Studiando qui sono migliorato, ora prendo 9 in matematica, l’anno prossimo mi piacerebbe andare a studiare ingegneria all’università, speriamo ci siano i soldi». Il problema per la maggior parte dei suoi coetanei è integrarsi, farsi degli amici, specie per chi non conosce l’italiano. «Un centro come questo ti aiuta a entrare nel mondo», e a trovare degli amici, come confida Maria: «Il rapporto con loro e le famiglie cresce sempre più. Nascono amicizie con i loro genitori. Mi invitano a cena da loro».

 

In copertina una foto di Stefania Malapelle scattata in Via Padova a Milano

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