Economia

Associazioni insieme per le priorità agricole

Coldiretti, Cia, Confagricoltura e Copagri hanno consegnato un documento congiunto a Monti

di Redazione

«Per l’agricoltura italiana è necessario un forte momento di discontinuità. Serve una politica incisiva e condivisa con le parti sociali, che affronti i problemi strutturali, recuperi competitività al settore, valorizzando le sue forti potenzialità intrinseche. Ma prima di tutto è indispensabile acquisire una comune visione strategica dell’agricoltura Made in Italy».
Lo sottolineano Coldiretti, Cia, Confagricoltura e Copagri che hanno consegnato un documento congiunto sulla riforma della Politica Agricola Comune al presidente incaricato Mario Monti in occasione delle consultazioni con le forze sociali.

«Investire sul valore del Made in Italy agroalimentare, pressing sul negoziato europeo di riforma della politica agricola, garantire parità di condizioni nella concorrenza lungo la filiera agroalimentare. Sono queste le tre priorità per l’agricoltura italiana che il Governo e il nuovo Ministro delle Politiche Agricole dovranno affrontare», ha affermato Sergio Marini, presidente della Coldiretti, intervenuto a nome delle quattro organizzazioni agricole.
Per Coldiretti, Cia, Confagricoltura e Copagri occorre un quadro normativo e comportamentale che eviti il dumping sociale e ambientale e l’uso improprio del “marchio Italia” e dei nostri territori nelle produzioni agroalimentari riconoscendo il Made in Italy quale leva competitiva del Paese in grado di valorizzare il lavoro, il capitale e il territorio italiano.

Occorre – hanno  continuato Coldiretti, Cia, Confagricoltura e Copagri – una presenza forte e qualificata a Bruxelles per condurre con determinazione il negoziato sulla riforma della politica agricola comune dove l’Italia rischia di perdere 1,4 miliardi di euro dal 2014 al 2020 con effetti sulla competitività delle nostre imprese rispetto a quelle degli altri Paesi. Occorre un quadro normativo che garantisca condizioni di vera concorrenza lungo la filiera agroalimentare e una semplificazione amministrativa non piu’ rinviabile.


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