Mondo

Netanyahu taglia i fondi alle associazioni ostili

Una proposta di legge vorrebbe colpire i finanziamenti stranieri ai gruppi «di sinistra»

di Gabriella Meroni

Il governo Netanyahu ha messo a punto e approvato in Consiglio dei ministri due disegni di legge che mirano a limitare i finanziamenti di associazioni non profit vicine alla sinistra da parte di governi stranieri.

I gruppi a difesa dei diritti umani hanno fatto scoppiare il caso, denunciando il tentativo da parte del governo di limitare la libertà di espressione e mettere il silenziatore alle associazioni più critiche. E anche se secondo molti giuristi la proposta potrebbe non arrivare mai così com’è al voto del Parlamento, o potrebbe addirittura essere stoppata dalla Suprema Corte, le polemiche sono scoppiate immediatamente.

Un disegno di legge prevede di limitare a 5000 dollari l’anno l’importo massimo delle donazioni che un governo straniero, una fondazione governativa o istituzioni sovranazionali come la Ue possono erogare nei confronti di gruppi considerati «politici». L’altro disegno di legge imporrebbe una pesante tassazione di questo tipo di donazioni. Le associazioni che verrebbero colpite dalle proposte di legge sono per lo più quelle che si occupano di diritti dei palestinesi, diritti civili e altre cause portate avanti dalla sinistra israeliana, tutte associazioni che dipendono in gran parte da finanziamenti stranieri per sopravvivere. I gruppi considerati di destra, invece, ricevono donazioni soprattutto da privati e imprese.

Non tutto il governo Netanyahu però appoggia i provvedimenti: tre ministri – Dan Meridor, Benny Begin e Michael Eitan – hanno infatti votato contro in Consiglio di ministri e presentato un’eccezione di procedura che costringerà i due disegni di legge a subire in secondo esame da parte del gabinetto prima di essere inviati al Parlamento.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA