Economia

McDonald’s chiude e lascia l’Islanda

Costa troppo importare carne, cipolle e panini. È il trionfo dei km zero

di Gabriella Meroni

McDonald’s lascia l’Islanda. I tre fast food del paese stanno per chiudere per sempre a causa dei prezzi troppo alti degli alimenti e della difficoltà di mandare avanti l’impresa in franchising in un  paese isolato che conta appena 300mila abitanti. Il primo McDonald’s aveva aperto in Islanda nel 1993.

Il titolare del franchising è un’azienda locale, la Lyst, il cui titolare Jon Gardar Ogmundsson ha spiegato «di non aver preso la decisione alla leggera». I ristoranti importano la merce dalla Germania, ma a causa della crisi e della svalutazione della moneta islandese, la krona, i costi sono praticamente raddoppiati. «I locali non sono mai stati così pieni, ma i profitti non sono mai stati così bassi», ha detto Ogmundsson. «Non ha senso che un chilo di cipolle importate dalla Germania mi costi come una buona bottiglia di whisky».

La soluzione? Ogmundsson ce l’ha già in mente: aprirà altri ristoranti, con un nuovo nome, in cui potrà servire solo prodotti locali, a km zero.

   

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