Salute

Farmaci anti-Aids: il Brasile sfida la Roche

Il ministro della Sanità brasiliano, José Serra, ha disposto che il Nelfinavir, un medicinale usato dal 25% dei malati, il cui brevetto è di proprietà del colosso farmaceutico, venga prodotto in un la

di Benedetta Verrini

Continua il braccio di ferro tra Paesi svantaggiati e case farmaceutiche nella liberalizzazione dei farmaci per la cura dell’Aids. Il questi giorni è la volta del Brasile, che sfida una multinazionale farmaceutica come la Roche. Il ministro della Sanità brasiliano, José Serra, ha disposto che un medicinale anti-Aids, il cui brevetto è di proprietà del colosso farmaceutico, venga prodotto in un laboratorio pubblico del Brasile per ridurne notevolmente i costi. Il farmaco in questione, il ?Nelfinavir?, è utilizzato dal 25 per cento dei malati di Aids brasiliani, ma il costo attuale è ritenuto troppo elevato. La sua fabbricazione nel laboratorio ?Far-Manguinhos? della Fondazione Oswaldo Cruz dovrebbe consentire di ridurre del 40 per cento il prezzo rispetto a quello stabilito dalla Roche. Allo Stato latino-americano questo potrebbe garantire un risparmio di circa 88 milioni di dollari all?anno. L?azienda farmaceutica svizzera continuerà a fornire il ?Nelfinavir? fino al dicembre 2001, quando scade il contratto con il ministero della Sanità brasiliano, mentre lo stesso farmaco prodotto ?in proprio? dovrebbe essere distribuito a partire da febbraio 2002. Per la produzione del medicinale, il governo di Brasilia si baserà sull?articolo 71 della Legge sui brevetti, che prevede l?utilizzo di una licenza in caso di emergenza. Nell?aprile scorso le aziende farmaceutiche avevano subito una pesante sconfitta sempre per questioni relative ai farmaci anti-Aids. Si erano infatti ritirate dalla causa che esse stesse avevano intentato contro il ?Medical Act? varato nel 1997 da Nelson Mandela, all?epoca presidente del Sudafrica. Scopo del provvedimento era consentire l’importazione di medicine per la cura di sieropositivi e malati di Aids da Paesi come India, Thailandia e anche Brasile, che le vendono a un prezzo notevolmente più basso di quello imposto dalle industrie titolari dei brevetti.


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