Volontariato

Il 30% delle Adv impiega personale retribuito

I dati di una ricerca del Cesvot con Irpet sull'utilizzo di persone pagate dalle associazione toscane

di Redazione

Secondo un’indagine promossa da Cesvot e condotta da Irpet, il 30% delle associazioni di volontariato toscane impiega personale retribuito e nel 77% dei casi le persone pagate sono al di sotto delle 10 unità. Sempre secondo Irpet, il numero di associazioni di volontariato che fanno ricorso a forza lavoro retribuita aumenta al crescere delle dimensioni, dal 17,8% per le più piccole al 26,3% per le medie al 45,5% per le grandi.
Il settore in cui maggiore è il ricorso al personale retribuito è il socio-sanitario, con una media di 6 lavoratori per associazione, segue il sociale con 4 e il sanitario con 3. Come ci mostra questa indagine e come impone la legge, il personale retribuito nelle organizzazioni di volontariato rappresenta una percentuale contenuta rispetto al lavoro volontario.
Tuttavia, come spiega Sabrina Lemmetti curatrice del volume pubblicato da Cesvot “Il lavoro nelle organizzazioni di volontariato” (“I Quaderni”, n. 55, pp. 524 consultabile online in formato pdf al sito del Cesvot), si tratta di un aspetto rilevante e complesso sia dal punto di vista della normativa che delle tipologie contrattuali.

Il volume offre alle associazioni di volontariato una guida completa e puntuale per capire come e quando impiegare personale retribuito. Ampio spazio è dedicato alla legislazione, alla disciplina dei rapporti di lavoro, alla contrattualistica ma anche alle differenze tra lavoro volontario e retribuito, alla struttura organizzativa e alla gestione delle risorse umane, alla sicurezza e alla privacy.
In otto capitoli e una appendice, Sabrina Lemmetti, Gian Luca Morgantini e Paolo Notari affrontano tutte le questioni relative al lavoro retribuito in un’associazione di volontariato, sia sotto il profilo tecnico e organizzativo che amministrativo e normativo. Particolare attenzione è dedicata all’evoluzione normativa e alle tipologie contrattuali previste nell’ambito del lavoro subordinato, autonomo e parasubordinato.
Gli autori, attraverso esempi e riferimenti puntuali, si soffermano anche su alcune tipologie di lavoro, a seconda che si parli di associazioni culturali, sportive oppure che operano nell’ambito carcerario o della cooperazione internazionale. Una parte è inoltre dedicata a stage e tirocini formativi, all’esonero dal servizio dei dipendenti pubblici per attività di volontariato e ai cosiddetti “lavoratori distaccati”.

Chiude il volume un’ampia appendice con i testi della normativa vigente, fac-simili di contratti, estratti dalla contrattazione collettiva (contratti dipendenti Anaste, Anpas, Avis, Uneba). Infine una ricca bibliografia e sitografia sul tema.

«In un’epoca in cui la realizzazione nel lavoro e il desiderio di svolgere un lavoro gratificante – scrive Sabrina Lemmetti – sono molto valorizzate, gli enti senza scopo di lucro offrono un’opportunità d’impiego in cui lo stipendio non è l’unico elemento motivante: l’organizzazione e il relativo progetto “sociale” possono offrire un ambiente di lavoro molto più stimolante di quello dell’impresa tradizionale. Purtroppo il lavoro in molta parte del terzo settore è fragile, perchè spesso è reso tale dai committenti pubblici».


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