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La quiete dopo la tempesta

Il day-after di Genova: commenti e spunti

di Lorenzo Alvaro

Dopo le alluvioni, la domenica di paura in Liguria e Piemonte e le prime polemiche sulle responsabilità ecco come i giornali italiani trattano l’argomento. Commenti e spunti sull’Italia da mettere in sicurezza.
 
In rassegna stampa anche:
CRISI
RICERCA
FECONDAZIONE ASSISTITA


La domenica di paura, sul CORRIERE DELLA SERA, si snoda da Torino a Cremona, lungo un Po «oggi maligno», ma che alla fine non è uscito dagli argini, con la gente pronta a «scappare con il barchino dalla finestra della camera da letto». Una domenica che a visto, almeno a Torino, «più gente sui ponti che allo stadio», alla faccia delle indicazioni della Protezione civile, «quasi che a guardare il fango si esorcizzi la fifa», mentre il sindaco Fassino che ha dovuto mandare i carabinieri sui Murazzi per stroncare «la fiera del rischio». A Genova si torna per il risvolto politico, con quella dichiarazione del sindaco Marta Vincenzi, «porterò le vittime sulla coscienza», suonata come un annuncio di dimissioni, poi smentite, e per un approfondimento sul Bisagno, il torrente che divide il Levante e il Ponente di Genova, cioè al «nome e cognome che in realtà hanno le fatalità». È dal 1971, quando il Bisagno uscì dagli argini e provocò la morte di 24 persone, che la sua sistemazione è un’«opera prioritaria»: dopo quarant’anni, settimana scorsa, stava ancora lì com’era.
Un duro commento di Claudio Magris, in prima pagina del CORRIERE DELLA SERA, riflette sul fatto che anche se siamo riluttanti a crederlo, «il Paese deve essere salvato non solo dalla crisi economica e dal collasso politico, ma anche dalle maree, dagli smottamenti, dalle alluvioni, dai fiumi in piena», per cui “essere con l’aucqua alla gola” è ben più di una metafora. I movimenti ecologisti che «fioriscono ovunque», «pur facendo rumore e occupando i media, non riescono a diventare comune buon senso e mentalità del cittadino medio, che alla fine determina l’azione pubblica più del cittadino militante». Il fatto per Magris è che «in molti sacrosanti critici dello stupro dell’ambiente vi è una distorta, misticheggiante fede nella Natura», come se l’uomo e l’attività umana «della natura non facciano anch’essi parte. […] I gas tossici non sono meno naturali dei colli toscani». E quindi? Come «il barone di Munchhausen risucchiato dalle sabbie mobili non ci resta che cercare di venirne fuori tirandoci su per il nostro codino. Un fiume inquinato e in piena può sommergerci, ma siamo noi quel fiume».
 
LA REPUBBLICA apre con un “Maroni: inutile accanirsi, è finita” e in taglio centrale riferisce sull’emergenza: “Paura per il Po in piena, Torino assediata Maltempo anche al Sud, un morto a Napoli”. I servizi all’interno: gli occhi puntati al Po, mentre stasera la piena è prevista per Piacenza. Torino è una città ferma: lezioni sospese anche all’università e al Politecnico. il sindaco Fassino invita i concittadini a rimanere a casa. Ieri quasi 2mila volontari hanno tenuto d’occhio i fiumi. Particolare preoccupazione per il Borgo Dora, dove con i sacchi di sabbia in mano tra sabato e domenica si è passata una lunga notte, temendo che appunto il Dora straripasse. Borgo Dora è un dedalo di stradine, già colpito a un pesante alluvione nel 2000. Poi nella serata di ieri la piena è passata senza esondazioni. Da Napoli riferisce Cristina Zagaria: anche qui l’acqua ha provocato vittime (un morto, 50 famiglie evacuate in Campania) mentre a Matera sono due i dispersi, inghiottiti con la loro auto. Segue una doppia pagine sulle polemiche, in particolari liguri. Al banco degli imputati il sindaco di Genova Marta Vincenzi che venerdì non ha chiuso le scuola. Bersagliata dalle critiche non molla anche se ammette che porterà «le vittime sulla coscienza. La responsabilità ce la prendiamo tutti e io per prima: speso che col tempo si capisca che ciò che è accaduto era da segnalare come disastro e non come allerta due. Col senno di poi, e me ne prendo la responsabilità, dico che d’ora in poi a un allarme di questo tipo farò chiudere la città». Francesco Merlo titola il suo pezzo “Un sindaco inadeguato”. Dovrebbe essere rimossa dai vertici del suo partito, scrive Merlo, che invece la difendono e le permettono di dare colpa alle vittime, di straparlare: «Tante persone si sono messe in pericolo da sole» (già perché con tutti i corsi di prevenzione che sono stati fatti dal comune, ognuno avrebbe dovuto sapere…). Infine il racconto di come un esercito di ventimila fra camalli, ultrà e volontari si sia già messo al lavoro per ripulire Genova

“La grande piena del Po, tra timore e curiosità” titola LA STAMPA su una foto del Po esondato a Torino, con la folla che osserva dai ponti. Il quotidiano apre il servizio a pagina 10 sulle alluvioni con l’allerta lungo il «grande fiume» che «fa tremare tutta la pianura Padana”: in Piemonte 500 persone sono state evacuate, chiusi ponti e strade vicino agli argini, da Pavia a Ferrara si spera nell’allagamento delle risaie vercellesi per evitare al peggio, mentre il sindaco Fassino invita i torinesi a restare in casa e lontano dal fiume. Nelle due pagine seguenti LA STAMPA si allarga sulle altre tragedie dovute al maltempo, da Torino con la cronaca dell’uomo morto in auto per la caduta di un albero alle polemiche che hanno investito il sindaco di Genova, che di fatto ha seguito il protocollo della Protezione Civile, ma che ha detto di assumersi le proprie responsabilità: «con il senno di poi, avrei fatto chiudere l’intera città», dice.
 
Apertura in prima alta per IL GIORNALE che grida “Stiamo annegando, ridateci Bertolaso”. Vittorio Feltri scrive «ciò che non si può accettare è che è che l’Italia abbia smantellato la Protezione Civile perché Guido Bertolaso, tra un sisma e l’altro, si rilassava con i massaggi di una gentile professionista». E ancora «non si può richiamare in servizio? Piaceva tanto alla sinistra quando essa era al potere; poi, quando è arrivata la destra, chissà perché è diventato antipatico ai progressisti al punto da essere cacciato con infamia. Avrà magari avuto la carne debole, il signor Protezione civile, ma almeno salvava la pelle e le ossa a un sacco di sfigati. Già. Si dava da fare? Quindi, via, a casa. Però ci è rimasto il ministro dell’Ambiente, la dottoressa Stefania Prestigiacomo. A proposito, dov’è? Chi l’ha vista?»   
 
E inoltre sui giornali di oggi:
 
CRISI
LA REPUBBLICA – Come sottolinea l’apertura, il ministro degli Interni è ormai pessimisticamente lapidario, mentre al Pdl continuano a transitare le pecorelle smarrite. L’ultima è Gabriella Carlucci, passata (e accolta) all’Udc. Il pastore Berlusconi insiste: ho i numeri vado avanti e così lo spread stamattina ha toccato il record di 6,5%  e l’Italia è sotto l’attacco della speculazione (come si legge sul giornale on line)
 
IL SOLE 24 ORE – L’editoriale in prima è l’unico legato all’attualità, a firma del vicedirettore Fabrizio Forquet. “L’ultima chance giocando a carte scoperte”: «La politica ha le sue leggi. Ineluttabili. Tra queste ce n’è una che riguarda l’inerzia: può aiutare una maggioranza divisa a sopravvivere alcuni mesi, magari un anno, ma alla lunga corrode le ragioni stesse di un’alleanza di governo. Il motto andreottiano «meglio tirare a campare che tirare le cuoia» ha avuto straordinario successo nell’aneddotica, ma nessuna attinenza con la storia politica italiana. Tirando a campare, gli Esecutivi della prima Repubblica tiravano sistematicamente le cuoia in pochi mesi, quando andava bene in pochissimi anni. È la malattia di cui Silvio Berlusconi aveva annunciato, oltre un quindicennio fa, il superamento per una nuova era di decisionismo in politica. È invece proprio nell’inerzia che la sua maggioranza e il suo terzo Governo stanno esaurendo la propria vicenda storica. (…)È la storia che si ripete. La stagione di Bettino Craxi, in fondo, si chiude quando la positiva spinta riformista dei primi anni di governo si esaurisce nell’inerzia degli Esecutivi della seconda metà degli anni 80, che porterà poi alla crisi finanziaria italiana del ’92. È nell’inerzia, allo stesso modo, che si va esaurendo l’ambizione del riformismo di Berlusconi. E ancora una volta è una drammatica crisi finanziaria, e non i normali meccanismi di una democrazia parlamentare, che si sta incaricando di scrivere la parola fine».
 
RICERCA
ITALIA OGGI – Il quotidiano dei professionisti propone i dati e le considerazioni che emergono da un monitoraggio al 30 giugno 2122 dei progetti finanziati dai bandi Industria 2015. Secondo il pezzo “Ricerca, fondi a asso di lumaca” «le imprese che affrontano i progetti di ricerca non ricorrono al credito bancario per sostenere l’investimento, aumentano i ricercatori assunti, lamentano che le modalità di rendicontazione per i progetti di Industria 2011 sono troppo complesse e prevedono tempi troppo lunghi per ottenere erogazioni a stato avanzamento lavori».
 
FECONDAZIONE ASSISTITA
CORRIERE DELLA SERA – Retromarcia di Susan Tollesfen, che nel 2008 a 57 anni divenne mamma. «Aveva ragione chi mi criticava. Freya è la mia vita, ma ho pagato un prezzo troppo alto, tra cui la relazione con il mio compagno. Se devo essere onesta la mia esperienza insegna che un limite deve essere stabilito, e penso sia giusto porlo a 50 anni».


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