Politica

Le ragioni di Papandreou

Il popolare blog di Evans-Pritchard sul Telegraph mette sotto accusa la Bce

di Redazione

Il seguitissimo blog di Ambrose Evans-Pritchard sul sito del Telegraph questa mattina si occupa del caso greco, con un intervento lucidissimo interviene sul caso greco, per spiegare come la richiesta di referendum di Papandreu non sia affatto illegittima e irragionevole. Ne riportiamo i passaggi essenziali.

Qui l’originale del blog

 

di Ambrose Evans-Pritchard

I greci stanno smantellando l’idea che il pacchetto di prestito sia pensato per “salvare la Grecia”. Non sono nulla del genere. La Grecia ha subito la più grande spremitura fiscale per uno stato industriale moderno, senza ricevere alcuno stimolo compensazione monetaria o svalutazione.

L’economia è finora crollata e la spirale verso il basso prosegue ad un ritmo vertiginoso.

Ci si dimentica che il debito è esploso sotto il programma della troika Ue Fmi. E viaggia vero il 180% del PIL per prossimo anno. Anche prevedendo la “tosatura”, il debito greco sarà 120 % del PIL nel 2020 dopo nove anni di depressione. Questo non è una cura, questa è una condanna.

Ogni prospettiva annunciata dagli ispettori all’inizio del memorandum si è rivelata essere falsa. E le promesse sono così lontane dalla verità che è difficile credere che qualcuno avesse mai pensato che il piano poitesse funzionare. Ai Greci è stato offerto un piano di austerità in stile Fmi, senza la cura solita FMI. Ciò è stato fatto per uno scopo solo, di guadagnare tempo per le banche e gli altri Stati Club Med e rinforzare le proprie difese.

Non è stata una strategia irragionevole (anche se coperta dauna grande bugia), e avrebbe anche potuto funzionare se l’economia globale avesse recuperato vivacemente quest’anno e se la BCE avesse agito con un briciolo di buon senso. Invece la BCE ha scelto di stringere.

Quando i libri di storia verranno scritti, penso il giudizio sugli uomini che hanno guidato negli ultimi 3-4 anni l’Unione minetaria sarà durissimo. Non come quello che riguarda la Fed di Chicago del 1930 al 1932, ma non molto lontano.

Come gli Spartani, Tebani, e Tespiesi al Passo delle Termopili, i Greci sono stati sacrificati per guadagnare tempo per l’alleanza.

Il referendum greco è un promemoria sano che l’Europa è un insieme di democrazie sovrane, legate dal Trattato. Si tratta di una unione solo di nome.

Alcuni architetti della Unione monetaria hanno calcolato che la moneta unica sarebbe diventata catalizzatore di un salto di qualità nell’integrazione che non avrebbe potuto essere raggiunto in altro modo.

Eppure erano stati avvertiti dagli economisti della Commissione europea e dalla Bundesbank che l’impresa sarebbe stata inattuabile senza unione fiscale, e avrebbe avuto effetti probabilmente catastrofici, se esteso a sud dell’Europa. Eppure il loro punto di vista era che qualsiasi trauma sarebbe stata una “crisi salutare”, per fare avanzare il progetto.

La Germania “nazione sovrana” ha bloccato ogni ipotesi di unione fiscale, di Eurobond di condivisione del debito, di trasferimenti fiscali, o ai bilanci condivisi. Ha bloccato l’uso della BCE come una banca vera centrale.

E come il mio vecchio amico Gideon Rachman scrive sul Financial Times questa mattina: il voto greco è «una martellata nella zona più fragile della costruzione europea nel suo complesso: il suo essere priva di sostegno popolare e legittimità».

Infatti, quante volte abbiamo verificare questa verità stando a Bruxelles, Copnhagen, Dublino o all’Aia, dove i non si susseguivano ad altri no? Quello che ora sta accadendo è quello che più o meno tutti prima o poi ci aspettavamo.


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