Welfare

Detenuto si impicca a Livorno

La denuncia della polizia penitenziaria: «Sventiamo 10 suicidi al mese»

di Gabriella Meroni

«Il mondo della politica continua a trascurare le criticità penitenziarie nazionali e nelle sovraffollate carceri italiane si continua a morire. Come nel carcere di Livorno, dove nel tardo pomeriggio di ieri un detenuto italiano prossimo alla scarcerazione si è impiccato». E’ quanto afferma Donato Capece, segretario generale del Sappe, sindacato autonomo Polizia Penitenziaria. Capece sottolinea che «con un sovraffollamento di oltre 67mila detenuti in carceri che ne possono contenere a mala pena 43mila, accadono purtroppo questi episodi, tanto piu’ se si pensa che circa il 43% dei ristretti sono in attesa di una sentenza definitiva. A Livorno, ad esempio, abbiamo una capienza regolamentare di 284 posti letto ma i detenuti sono sistematicamente oltre 440: ben 225 sono gli imputati. Ed il Reparto di Polizia Penitenziaria patisce la carenza in organico di ben 88 agenti: dovrebbero essere 305 ma in forza ce n’è 217».«Se la situazione non si aggrava ulteriormente – sottolinea il leader del Sappe – è grazie alle donne e agli uomini del Corpo che, in media, sventano ogni mese 10 tentativi di suicidio (molte centinaia ogni anno) di detenuti nei penitenziari italiani».

«Il Corpo di Polizia Penitenziaria -prosegue Capece- i cui organici sono carenti di oltre 7.500 unita’, ha mantenuto fino ad ora l’ordine e la sicurezza negli oltre 200 Istituti penitenziari a costo di enormi sacrifici personali, mettendo a rischio la propria incolumità fisica, lavorando ogni giorno nel difficile contesto penitenziario con professionalità, senso del dovere, spirito di abnegazione e, soprattutto, umanità». «Ma è evidente a tutti -rimarca Capece- che il sistema carcere ha bisogno di interventi urgenti, interventi che il mondo distratto della politica non assume. A nostro avviso, il ricorso alle misure alternative e politiche di serio reinserimento delle persone detenute socialmente meno pericolose attraverso il lavoro sono l’unico strumento valido, efficace, sicuro ed economicamente vantaggioso, per attuare il tanto citato quanto non applicato articolo 27 della nostra Costituzione». «L’intero Corpo di Polizia Penitenziaria è allo stremo: servono concrete iniziative -conclude- per fare davvero fronte alle crescenti criticità penitenziarie. Ma tutto questo sembra interessare poco a quel mondo della politica che e’ in tutt’altre faccende affacendato».


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