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Meloni: l’Italia si cambia a partire dalle cose banali

Lo ha detto alla platea del Forum Nazionali dei Giovani

di Lorenzo Alvaro

Firenze – Il Ministro della Gioventù, Giorgia Meloni, è stata ospite del Forum Nazionale dei Giovani che sta andando in scena a Firenze. Il ministro ha spiegato di essere consapevole di come «la retorica sul cambio generazionale si schianta contro un’assoluta indisponibilità della politica».

Uno dei temi che subito il ministro ha affrontato è quello dell’occupazione, facendo un chierimento. «La nostra è certamente una situazione difficile ma non è certo senza speranza come tanti la dipingono», ha spiegato la Meloni aggiungendo un esempio, «tutti si parla della statistica del 27% di disocupazione per la fascia dei ragazzi tra i 15 e i 25 anni. Senza considerare che si sta prendendo in esame un segmento della popolazione atipico. Se andiamo a guardare il segmento successivo, quello che va dai 25 ai 35 anni, il dato scende all’11%, cioè un disoccupato su dieci. È certo un dato importante ma non catastrofico». In ogni caso la ministra è convinta che «la crisi possaa essere un’occasione di cambiamento». Coglie l’occasione anche per una stoccata ai manifestanti, «indignarsi non basta, bisogna sperare. Come diceva Sant’Agostino “la speranza permette di sdegnarsi per ciò che non va e avere il coraggio di cambiarlo”».

Ma la più grave criticità italiana per Girogia Meloni rimane la questione demografica, «una media di 1.3 figli per nucleo familiare significa due cose: 1 che il nostro sistema è destinato a collassare 2 che siamo destinate a estinguerci». Ma come si può uscire da questa empasse? «Innanzittutto abbattere questo bivio vergognoso contro cui ogni donna si deve scontrare: la scelta tra i figli e la carriera. Una donna su 4 oggi no rientra a lavoro dalla maternità. Serve poi un sistema fiscale che agevoli la famiglia. Basta pensare che in Francia al terzo figlio si smette di pagare le tasse».

Si apre poi il grande capitolo dell’immigrazione, ma il ministro ci tiene a sottolineare in particolare il tema delle seconde generazioni «sono ragazzi che si sentono italiani e per lo più non si pongono il problema della cittadinanza per poi sbatterci contro il muso. Voglio presentare una proposta per integrare lo ius sanguis con il diritto territoriale. Da noi tutto è basato sullo ius sanguis, non per una questione di razza ma perchè si presuppone che un figlio di italian i sia stato cresciuto nella nostra cultura. Siccome anche la scuola è un luogo di educazione la mia proposta consiste nel rendere la cittadinanza disponibile anche per chi ha fatto le scuole dell’obbligo in Italia.

Si chiude la legalità. «In Italia siamo convinti che si tratti della lotaa alla criminalità organizzata, non è così», ha spiegato il ministro, «dobbiamo partire dalle piccole cose. La cultura della legalità è semplicemente il rispetto delle regole e quindi mertiocrazia. L’assenza di regole giova solo ai mediocri. L’Italia si cambia a partire dalle cose banali, perchè siamo un gente che cade e si perde proprio sulle cose banali».


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