Famiglia

Da Usa e Europa armi contro i diritti umani

Lo denuncia la Ong. Nell'elenco anche l'Italia

di Redazione

Che Stati Uniti, Russia e altri paesi europei avessero fornito armi ai regimi dittatoriali prima della primavera araba era un sospetto. E che lo avessero fatto pur sapendo dell’uso di quelle armi quasi una certezza. A confermarlo è arrivato un rapporto di Amnesty International dal titolo “’Trasferimenti di armi in Medio Oriente e Africa del Nord: le lezioni per un efficace trattato sul commercio di armi” (in allegato in inglese). Nel documento della ong britannica sono esaminate le esportazioni verso Bahrein, Egitto, Libia, Siria e Yemen dal 2005 ad oggi.

Secondo Amnesty International i principali fornitori di armi ai cinque paesi di cui si occupa il rapporto sono Austria, Belgio, Bulgaria, Francia, Germania, Italia, Regno Unito, Repubblica Ceca, Russia e Stati Uniti. Il rapporto menziona 11 paesi (tra cui Bulgaria, Germania, Italia, Regno Unito, Repubblica Ceca, Russia, Stati Uniti d’America, Turchia e Ucraina) che hanno garantito assistenza militare o autorizzato esportazioni di armi, munizioni e relativo equipaggiamento allo Yemen. Più difficile invece trovare i dati relativi alla vendita di armi alla Siria, anche se comunque emerge la Russia come principale fornitore del regime di Assad, con la Francia che avrebbe fornito armi tra il 2005 e il 2009.

Amnesty International ha anche identificato 10 stati (tra cui Belgio, Francia, Germania, Italia, Regno Unito, Russia e Spagna) che hanno autorizzato la fornitura di armamenti, munizioni ed equipaggiamento al regime libico del colonnello Muammar Gheddafi a partire dal 2005. Munizioni a grappolo e proiettili da mortaio MAT-120 di provenienza spagnola, venduti nel 2007, sono stati rinvenuti da Amnesty International a Misurata, bombardata dalle forze di Gheddafi. Si tratta di forniture proibite dalla Convenzione sulle munizioni a grappolo. Gran parte delle munizioni recuperate in Libia erano di fabbricazione russa, cinese, bulgara e italiana.

Almeno 20 stati hanno poi venduto o fornito all’Egitto armi leggere, munizioni, gas lacrimogeni, prodotti antisommossa e altro equipaggiamento. Su tutti gli Stati Uniti, con forniture per un miliardo e 300 milioni di dollari all’anno, seguiti da Austria, Belgio, Bulgaria, Italia e Svizzera. I fucili sono stati usati dalle forze di sicurezza in Bahrain ed Egitto.

Un quadro, secondo la ong segna «il profondo fallimento degli attuali controlli sulle esportazioni di armi, con tutte le scappatoie esistenti, e sottolineano quanto occorra un efficace ‘Trattato sul commercio di armi‘ che tenga in piena considerazione la necessita’ di difendere i diritti umani”, ha dichiarato Helen Hughes, che ha curato la stesura del rapporto di Amnesty International.

«Cio’ di cui il mondo ha bisogno e’ che si valuti rigorosamente e caso per caso ogni proposta di trasferimento di armi in modo tale che, se c’e’ il rischio sostanziale che queste potranno essere usate per compiere o facilitare gravi violazioni dei diritti umani, il governo dovra’ mostrare semaforo rosso», ha concluso la Hughes.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA