Economia

Rischio fallimento per le aziende confiscate

Per l'Istituto nazionale degli amministratori giudiziari serve un regime fiscale agevolato

di Redazione

Nove aziende su 10 sequestrate alle mafie falliscono, finendo in liquidazione o fallimento. Ed è per questo che, secondo Domenico Posca, presidente dell’Istituto nazionale degli amministratori giudiziari (Inag), per le imprese poste sotto amministrazione giudiziaria serve un regime fiscale privilegiato: «solo in questo modo», sostiene, «sarà possibile permettere a queste aziende di poter rimanere sul mercato, scongiurando la perdita del posto di lavoro per centinaia di dipendenti».

«Si tratta di aziende che», fa il punto Posca, presentando il primo Congresso nazionale degli amministratori giudiziari dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata che prenderà

il via giovedì a Roma, «solitamente restano sul mercato in quanto godono di una serie di protezioni dovute all’appartenenza ad organizzazioni criminali. Quando però l’amministratore giudiziario fa emergere le irregolarità, aumentano i costi e si verifica un irrigidimento del rapporto con fornitori e sistema bancario che conducono alla “morte” delle imprese».

Nell’appuntamento capitolino in programma giovedì «per la prima volta dall’entrata in vigore della legge 575/1965», sottolinea il consigliere delegato Inag Giovanni Mottura, «si ha un confronto che coinvolge i Tribunali italiani, l’Agenzia nazionale dei beni confiscati e gli amministratori giudiziari di tutta Italia. L’obiettivo è quello di dare un apporto concreto alla valorizzazione dei differenti aspetti riguardando le confische dei beni». Al Congresso parteciperanno, tra gli altri, il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, il sottosegretario del ministero dell’Interno Alfredo Mantovano, Wladimir Vucinic, presidente Ocd dell’Alta Corte di Belgrado e Miljko Radisavljevic, procuratore specializzato nel crimine organizzato.


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