Politica
La “tassa” sui cortei?
Maroni: fidejussione per chi manifesta. Un coro di no.
Il disastroso pomeriggio romano, la violenza organizzata, i danni provocati, stanno ispirando le nuove misure studiate dal ministro dell’Interno, Roberto Maroni, che propone il pagamento di una fidejussione per chi vuole organizzare cortei nelle città. Una proposta che riaccende il dibattito, anche tenendo conto delle nuove rivelazioni sull’identità dei cosiddetti black bloc. Ecco come i giornali sviluppano questo tema.
- In rassegna stampa anche:
- LEGA
- SOVRANITA’ ALIMENTARE
- TAGLI FINTI
- BENI CULTURALI
- DONNE E LAVORO
Il CORRIERE DELLA SERA dedica le due colonne di apertura: “Garanzie economiche da chi organizza cortei” è il titolo e questa la sintesi: “Il ministro dell’Interno Maroni annuncia «un autunno caldo» e dice che cercherà «un accordo politico per varare nuove norme, anche se non saranno leggi speciali». Spiega che esiste «una nuova forma di terrorismo urbano» e lancia l’idea di imporre «agli organizzatori dei cortei di dare garanzie economiche per riparare eventuali danni»”. Subito sotto l’editoriale di Ernesto Galli Della Loggia: “Una bandiera primitiva”. Scrive fra l’altro: “«L’indignazione» all’ordine del giorno è l’ennesima manifestazione dell’antipolitica che cresce, della progressiva cancellazione dall’esperienza di masse crescenti di cittadini di che cosa voglia dire la politica e di che cosa sia il mondo. Infatti, chi cerca di capire come funziona la società, e insieme ha qualche rudimento di economia, e dunque qualche idea di che cosa siano la polis e il suo governo, di che cosa sia e di come sia organizzato il potere, non si indigna. Propone qualcosa, sciopera, fa la rivoluzione, vota per l’opposizione o ne crea una: ma non si indigna. Soprattutto non sta lì a «proclamarsi indignato». Marx non si indignava. E neppure Turati, per dire qualcuno di tutt’altra pasta. Robespierre lui sì, amava dirsi indignato, ma forse è passato alla storia per aver fatto anche qualcos’altro”. I servizi da pagina 10. Fiorenza Sarzanini cerca di anticipare a pagina 11 le mosse del Viminale: “Due euro a manifestante e soldi per l’ordine pubblico”. Scrive: “I conti li aveva fatti il Comune di Roma lo scorso anno, al momento di varare il nuovo regolamento per le mobilitazioni di piazza. Aveva stimato che per un corteo di 100 mila persone, le spese ammontano a circa 215 mila euro. Vuol dire 2 euro per ogni manifestante. Ed è proprio questa la cifra che potrebbe essere chiesta ai promotori, qualora fosse approvata la proposta del ministro Roberto Maroni di imporre una sorta di fideiussione a chi chiede l’autorizzazione a sfilare o ad organizzare un sit-in. Il tema, già dibattuto dopo gli scontri del 14 dicembre 2010 che devastarono il centro di Roma, è controverso. Perché una norma di questo genere rischia di essere incostituzionale, ma anche un regolamento porterebbe a una grave discrasia tra chi ha i mezzi per fornire garanzie economiche come le grandi organizzazioni sindacali o le associazioni di categoria e chi invece scende in piazza proprio perché non ha nulla”. Fabrizio Caccia registra le reazioni negative: “I sindacati e gli studenti: così si limita la democrazia”. A pagina 13: “Il black bloc borghese con l’estintore”, ovvero il racconto del personaggio detto “er pelliccia”, il ragazzo immortalato dalle immagini mentre lancia un estintore. Scrive Rinaldo Frignani: “Rave party e cani randagi. «Er pelliccia» li ama entrambi. Sogna di diventare psicologo, ma in piazza tira gli estintori. A Bassano Romano, cittadina nel viterbese a 50 chilometri da Roma, Fabrizio Filippi lo conoscono un po’ tutti. E dopo gli scontri di sabato anche di più: è lui il ragazzo a torso nudo fotografato mentre a San Giovanni scaglia l’idrante rosso contro la polizia durante gli scontri con i black bloc. Ed è sempre lui, negli scatti successivi, a calarsi la sciarpa dal volto e a irridere gli agenti con un ghigno beffardo e il dito medio alzato. Una sfida lanciata e persa, perché all’alba di ieri la Digos si è presentata a casa dei genitori per arrestarlo: un poliziotto lo ha riconosciuto dai fotogrammi del volto e dalla frase di una canzone in inglese su tre righe tatuata sul fianco sinistro. Così «er pelliccia» è diventato il 13° a finire in carcere per resistenza pluriaggravata a pubblico ufficiale”. Infine un’intervista di Maria Teresa Meli a Nichi Vendola, nell’occhio del ciclone dopo la manifestazione di sabato. Ecco un passaggio: “Gasparri vi accusa di connivenza con i black bloc. «Ho una storia di non violento da quando ho cominciato a far politica e non penso di dover replicare a chi ha fatto la propria carriera mandando a spaccare le teste degli altri». Il governo prepara leggi emergenziali. E Di Pietro è d’accordo. «Noi dobbiamo sconfiggere i black bloc e quello che ruota attorno a loro, e tagliare le radici di un soggetto che può minacciare la vita democratica. Ma se rispondiamo con leggi emergenziali ai black bloc che dichiarano unilateralmente guerra finiamo per giocare la partita sul loro terreno e così facendo li legittimiamo. Quello che è accaduto il 15 è un fatto straordinario. I manifestanti applaudivano i poliziotti, poliziotti che proprio in queste ore si stanno mobilitando contro le loro condizioni di precarietà e che quindi hanno una sensibilità crescente nei confronti delle critiche al sistema politico dominante. E allora sarebbe sbagliato ricondurre gli uni e gli altri, i poliziotti e i movimenti, dentro uno schema consueto per cui devono essere giustapposti in una sorta di recinto che militarizza il conflitto. Quanto a Di Pietro credo che la sua intenzione fosse quella di tutelare il diritto a manifestare, però dico ad Antonio, e lo dico non per il gusto di attizzare una polemica, attenzione: sbagliamo a leggere questi fenomeni con gli occhi del passato e a rispondere con le scelte del passato»”.
“Maroni: pagare per i cortei”: LA REPUBBLICA apre con la proposta del Viminale per regolamentare le manifestazioni. Un’idea sviluppata partendo da un’intuizione, ovvero che sia nato il «terrorismo urbano» come lo definisce il ministro Maroni che rilancia la tolleranza zero, chiede più fondi per le forze dell’ordine e annuncia il suo ddl: fermo di polizia preventivo, arresto obbligatorio per chi è sorpreso con un kit da guerriglia urbana, estensione del Daspo (il divieto di accedere agli stadi pensato per gli ultrà) anche alle manifestazioni politiche, per autorizzare le quali potrebbe servire una fidejussione: stante «l’obbligo, per gli organizzatori di manifestazioni, di fornire garanzie patrimoniali a copertura di eventuali danni causati dai cortei organizzati». Una proposta che fa discutere perché potrebbe limitare le libertà costituzionali e che ha spinto persino la Lega (con Federico Bricolo, capogruppo al Senato) a dire: «non vogliamo lo “stato di polizia” e nemmeno le leggi speciali». La fidejussione è bocciata anche dal commentatore Stefano Rodotà (“La democrazia non ha prezzi”) e dai due intervistati: Gaetano Azzariti, costituzionalista alla Sapienza, e Maurizio Landini, segretario Fiom. Dice il professore: «la nostra Costituzione non prevede il pagamento di un obolo e la libertà di riunione non può certo subire alcun impedimento di carattere economico». «Solo i ricchi potranno manifestare?», si chiede il sindacalista, «voglio sottolinea che in questo Paese i lavoratori dipendenti e i pensionati iscritti al sindacato non sono certo da annoverare tra gli evasori fiscali, al contrario pagano le tasse. Hanno dunque pieno diritto di manifestare in sicurezza, con l’assistenza delle forze dell’ordine». Seguono approfondimenti sui giovani protagonisti degli scontri. A cominciare da Er Pelliccia, il teppista con l’estintore che dopo l’arresto ha detto: «volevo solo spegnere l’incendio» (qui, nota nella sua Amaca Michele Serra, si ritorna all’eterno Alberto Sordi, al suo “a me m’ha rovinato la guera”»…). Fabrizio Filippi, 24enne, ha aggiunto di essere pentito, di non essere un black bloc, di essersi lasciato «trascinare dagli avvenimenti». E di essere «emarginato perché odio lo Stato. Sono straniero nella mia nazione». Al solito, i suoi genitori sono stupiti: «Fabrizio non farebbe male a una mosca. In passato ci aveva dato qualche problema ma non ci saremmo mai aspettati una cosa del genere». Più interessante un altro pezzo dedicato a «Le cattive ragazze del sacco di Roma”. Corrado Zunino spiega che queste giovani non fiancheggiano più, svellono sanpietrini. C’è anche una ragazza madre (sul sito de LA REPUBBLICA si può vedere il video dell’intervista) che dice: «non siamo venuti a Roma per fare una passeggiata… a fare gli “indignati” con la puzza sotto il naso. Sono una cittadina incazzata. Perché stanno assassinando il nostro futuro. Il nostro e dei nostri figli. Io sono una ragazza amdre, non riesco ad arrivare a fine mese, non trovo un lavoro e le istituzioni mi hanno abbandonato. Non mi rappresentano e sono corrotte».
“Maroni: «E’ terrorismo urbano, una caparra per manifestare». Questo è il titolo che a pag. 4 IL GIORNALE dedica all’informativa del ministro Roberto Maroni al Senato dopo gli scontri di sabato. Un ministro che ha illustrato quali sono le misure allo studio del Viminale per evitare violenze in futuro. Dall’istituzione di uno «specifico reato associativo per chi esercita violenza organizzata nelle manifestazioni» a «misure simili a quelle adottate negli stadi», come per esempio l’arresto differito o il divieto di partecipare alle manifestazioni per chi è stato segnalato dalle forze dell’ordine. Maroni assicura che gli agenti «saranno dotati di maggiori tutele giuridiche e legali» e che chiederà a tutti, anche all’opposizione, di istituire «l’obbligo per gli organizzatori di presentare garanzie patrimoniali idonee per i danni provocati». Un Maroni che ha anche difeso l’operato di chi a Roma ha fronteggiato i manifestanti sottolineando come «caricare in quelle condizioni sarebbe stato pericolosissimo» perché chi scrive ricorda come «manifestanti pacifici e black bloc fossero vicinissimi». A pag.2 invece spazio al fermo di Fabrizio Filippi, per tutti Er Pelliccia, il ragazzo che ha lanciato l’estintore contro le forze dell’ordine. Un ritratto molto ironico che passa molto dai social network, a partire da Facebook e in cui si esalta la stranezza del personaggio. Una stranezza evidenziata dal “pentimento” davanti agli agenti e dalle prime ammissioni (“Non sono un black bloc mi sono fatto trascinare dagli avvenimenti”) e dal mix di citazioni e interventi postati su Facebook, con riferimento da Adolf Hitler a Rocco Siffredi. Un ragazzo con una famiglia normale (“i genitori poverini ieri erano distrutti”, “persone democratiche e perbene”) e iscritto a un sito d’incontri attraverso il quale cercava «relazioni passionali» che con ironia chi scrive «per il momento Fabrizio dovrà spegnere con l’estintore». Da segnalare sul tema a pag 5 l’intervista a Vincenzo Cantarini, capo della celere durante il G8 («Basta buonismo o ci saranno morti») e l’appello de IL GIORNALE per l’arresto di chi ha per chi scrive «stuprato la Madonnina» (“Ora arrestate il teppista che ha fatto a pezzi la statua della Madonna”) segnalato in prima pagina con un titolo eloquente “Ora arrestate lui” con foto annessa della statua a terra.
“Autunno freddo” sceglie questo titolo nell’apertura del giornale di oggi IL MANIFESTO per commentare la proposta di Maroni “Divieti di partecipare alle manifestazioni come per gli ultras, una cauzione per scendere in piazza. Maroni usa gli scontri di sabato per zittire il malcontento sociale e Alemanno conferma lo stop ai cortei nella capitale. Prime vittime gli operai Fincantieri e gli studenti. Nel mirino la manifestazione dei No Tav domenica in val di Susa” spiega il sommario in prima che rinvia alle de pagine interne (la 4 e la 5) che si aprono con un eloquente “Ecco il Daspo politico”. Sempre in prima pagina al centro c’è il richiamo alla manifestazione Fincantieri “Ma la Fiom non cede: venerdì corteo a Roma”, tema al quale vengono dedicate le pagine 2 e 3. “Vietato vietare” titola l’editoriale a firma Loris Campetti che riprende alcuni concetti degli anni Settanta. «In tempi forse peggiori di questo, quando nei cortei si sparava, la parte migliore della sinistra aveva risposto in piazza con una parola d’ordine forte e chiara: la democrazia si difende con la democrazia. Questo era anche il titolo del manifesto il giorno del rapimento di Aldo Moro, ma questo soprattutto gridavano in quello stesso giorno gli operai di Mirafiori, in piazza San Carlo a Torino (…) Vietare il corteo di venerdì indetto dalla Fiom nel giorno dello sciopero generale della Fiat e della Fincantieri è un attentato alla democrazia, un atto suicida di chi non ha imparato nulla dalle centinaia di migliaia di manifestanti pacifici che hanno invaso Roma (…)». Al ritratto di “Er pelliccia” il giovane immortalato nel lancio dell’estintore sabato scorso a Roma è a pagina 4, in box. Si parte riportando le “idee un po’ confuse” del giovane trovate dai giornalisti sulla sua pagina Facebook cita «Hadolf Hitler, ma da anarchico in un altro post dice di odiare lo stato e poi incita alla socializzazione dei saperi e al mediattivismo indignato (…)» Nell’articolo anche i genitori che pare proprio «abbiano aiutato le forze dell’ordine riconoscendo il figlio nei diversi fotogrammi che lo ritraggono». La parte finale dell’articolo è poi dedicata a tutti gli altri arrestati 12 nelle ultime 24 ore che si aggiungono ai trenta di sabato.
Due pagine dedicate da IL SOLE 24 ORE alla relazione di Maroni in Senato ieri, e agli approfondimenti sulle misure prospettate dal ministro su sicurezza e ordine pubblico. «Fidejussioni per manifestare, sarà autunno caldo», lo strillo in prima pagina, che punta su quella che è la misura più d’impatto e che ha sollevato più dibattito: la richiesta a chi organizza cortei di dare garanzie finanziarie per eventuali danni (valutati in 5 milioni quelli causati a Roma domenica). La riflessione è affidata al Punto di Stefano Folli, che titola: “La linea dura appare un po’ velleitaria, ma già divide i poli”. Dice Folli: «La proposta della garanzia patrimoniale ha un profilo talmente cervellotico da rendere certa una cosa sola: che non sarà mai approvata e di conseguenza mai messa in pratica. È una di quelle uscite a effetto che lasciano pensare che dietro ci sia molta improvvisazione». Una nota politica sulla posizione di Di Pietro: «Maroni si è trovato al suo fianco Di Pietro, che ha subito ripescato la sua anima da uomo d’ordine. Un procedere a zig zag, alquanto imprevedibile, che rischia di spiazzare una volta di più il Partito Democratico». Uno zig zag confermato nel pezzo che segue, che riaggiusta la linea del leader dell’Idv: “Di Pietro ci ripensa: no alla legge Reale”. Appunto.
Cominciamo dalla Pillola di ITALIA OGGI firmata da Pierre de Nolac ”Maroni: «Fideiussione per manifestare». Poi potranno assaltare le banche”. In primo piano “Maroni si prepara al peggio” con un pezzo che elenca le iniziative che il ministro proporrà in Parlamento. A partire dalle misure «che consentiranno alla Polizia di intervenire con azioni di prevenzione. E poi arresto in flagranza differita, Daspo anche per i cortei, uno specifico reato associativo per chi esercita violenza aggravata nelle manifestazioni, maggiori tutele giuridiche per gli operatori di polizia. L’arresto obbligatorio per chi viene trovato in possesso di veri e propri kit di guerriglia urbana. Stretta anche sugli organizzatori di cortei che dovranno dare garanzie economiche per riparare eventuali danni dei manifestanti. Maroni fa un passo indietro sulla necessità di una normativa speciale ispirata alla legge Reale, invocata da Antonio Di Pietro». Domenica in Val di Susa c’è la manifestazione NoTav. «Per Maroni è una manifestazione a rischio». ITALIA OGGI chiosa il pezzo con le dichiarazioni di uno dei leader della protesta No Tav, Alberto Perino che ha annunciato che «succederà qualcosa di brutto».
AVVENIRE richiama in prima pagina l’allarme di Maroni: “Prevedo un autunno caldo”. Nell’articolo si riferisce un episodio che avrebbe convinto Maroni a prevedere misure restrittive: «Per Maroni è “una polemica senza fondamento che non si sia fatto abbastanza per impedire che i violenti arrivassero a Roma”. “Le informazioni c’erano ma le norme attuali… non consentono di procedere al fermo o all’arresto di chi vuole compiere violenze”, ha detto il ministro. Maroni ha citato un episodio di qualche ora antecedente alla manifestazione, nel quale i carabinieri hanno bloccato a Castel di Leva, vicino alla Capitale un furgone carico di mazze, caschi, maschere antigas e altro materiale, ma non hanno potuto fermare i giovani che li trasportavano – considerati anarco-insurrezionalisti – denunciandoli solo a piede libero. Intanto è partita la gara di solidarietà per il restauro della Madonnina profanata sabato. Scrive Avvenire: «Dopo l’offesa subita con l’atto vandalico, c’è stata una gara di affetto e solidarietà per la parrocchia romana dei Santi Marcellino e Pietro. Già a partire dalla Messa mattutina di domenica. Ma ancora ieri. L’accaduto “ci ha insegnato che non bisogna pensare che la fede sia sepolta nel cuore degli uomini”. È appena terminata la recita del rosario con il cardinale vicario Agostino Vallini e don Giuseppe Ciucci parla alla scrivania del suo piccolo ufficio. Il primo pensiero va ai bimbi del catechismo «che spesso sono distratti». Ebbene, vedere quella statua in pezzi li ha «scossi» e si sono affrettati a portare spontaneamente i loro disegni. Da parte di molti c’è stata “una risposta di fede, di partecipazione e di dolore nei confronti dell’immagine mutilata”».
«In corteo soltanto con la fidejussione», LA STAMPA mette la dichiarazione di Maroni nel titolo della falsa apertura della prima pagine a fianco dell’ormai celeberrima foto di Fabrizio Filippo, er Pelliccia, mentre a petto nudo si appresta a scagliare l’estintore. I servizio interni coprono le pagine dalla 4 alla 7. Restando i prima da leggere il Buongiorno di Massimo Gramellini, dedicato naturalmente al Pelliccia (“Bamboccio bloc”). Scrive il vicedirettore del quotidiano torinese: «Mi ribello all’idea che il ragazzo che ha lanciato l’estintore per spegnere l’incendio (premio Balla Spaziale 2011), quello coi genitori così fuori dal mondo che lo credevano all’università di sabato pomeriggio – insomma Fabrizio Filippi detto Er Pelliccia – diventi il simbolo della generazione degli Indignati. Sembra disegnato apposta per i pregiudizi dei benpensanti: belloccio, bamboccio, lavativo, ignorante…Non sono proprio tutti così, i ventenni di oggi. Guardatevi in giro senza paraocchi. Vedrete tanti ragazzi che studiano, si sbattono, cercano lavoro e non lo trovano. E quando lo trovano è perché accettano orari duri, stipendi ridicoli, posti precari». Nei servizi interni naturalmente LA STAMPA si concentra sull’allarme di Maroni per il corteo No Tav. Per l’occasione il ministro ha chiesto agli amministratori locali di prendere le distanze. La risposta nel reportage di Niccolò Zancan inviato a Susa: “I sindaci non arretrano. Contro le violenze una condanna a metà”. Questo l’attacco del pezzo: «Ma lei, schietto schietto, prende le distanze? «Allora, calma, un attimo… Io dico questo: con Alberto Perino condivido la battaglia ma non i metodi, almeno non in questo caso. Abbiamo due punti di vista diversi: io sono per il pieno rispetto della legalità. Sempre. Quindi domenica non ci sarò, a meno che non si cambi programma. Perché non condivido l’idea di andare a tagliare le reti del cantiere. Ma quelle reti, è doveroso dirlo, sono surreali. Reti surreali a difesa di un cantiere che non c’è. E comunque, sia chiaro, preferisco essere amico di Alberto Perino che di un mafioso. Nel senso: io so che lui agisce in buona fede, senza interessi personali. Ed entrambi pensiamo che la Tav sia uno spreco assurdo di denaro pubblico». È tutto così. Come il punto di vista di Sandro Plano, il presidente della Comunità Montana, forse il rappresentante istituzionale più alto della Valle di Susa». Infine a pag 7 surreale ritratto del Pelliccia firmato da Francesco Semprini sotto il titolo “Fuoricorso da bar di provincia. La vita agra di Er Pelliccia”.
E inoltre sui giornali di oggi:
LEGA
LA REPUBBLICA – Bossi e Flavio Tosi ai ferri corti. Con il primo che dà dello «stronzo» al secondo annunciando possibili epurazioni e il secondo che dice «molti deputati in certe votazioni hanno avuto il voltastomaco. Chi sta a Roma non può dire quello che pensa di Berlusconi». Clima rovente nel quale il Trota prova a dire qualcosa («chi dissente se ne vada») suscitando però effetti forse non voluti. Avverte Attilio Fontana, sindaco di Varese, Tosi ha un grande seguito nel partito, se lo buttano fuori viene giù il mondo…
SOVRANITA’ ALIMENTARE
IL MANIFESTO – Ultima pagina monotematica dedicata all’intervista alla sociologa maliana Amina Traoré dal titolo “Semi d’Africa” si parla dell’Africa che non è in grado di nutrire se stessa, della crisi alimentare che per la Traré «è una delle dimensioni tragiche del fallimento del modello capitalista che oggi è attraversato da una crisi sistemica. Una situazione drammatica ce si rivela nella distruzione dell’agricoltura, spina dorsale del nostro continente (…)». Attenzione anche alla geopolitica e al fatto che «Dalla Costa d’Avorio alla Libia, L’Occidente cerca in modo cinico di accaparrarsi le risorse naturali dell’Africa per far fronte alla competizione con la Cina (…) L’Onu in Africa non è uno strumento di pace, la sua funzione è quella di difendere gli interessi delle grandi potenze (…)». DI spalla in una colonna si parla di sicurezza alimentare e della conferenza Fao in corso a Roma.
TAGLI FINTI
ITALIA OGGI – “La casta esentata dai tagli. Il prelievo dagli stipendi di ministri e sottosegretari era soltanto uno scherzo. Adesso una nota del Tesoro ne autorizza la restituzione”. In prima pagina si legge: «In una nota di cui ITALIA OGGI è in possesso, il ministro dell’Economia ha spiegato che il taglio del 5% per i redditi sopra i 90 mila euro e quello del 10% per quelli sopra i 150 mila euro valgono per tutti i dipendenti della Pubblica amministrazione, ma non per ministri e sottosegretari. Siccome ricoprono cariche politiche e non sono titolari di un rapporto di lavoro dipendente, a loro non si applicano i tagli disposti dall’art. 9, comma 2 della manovra correttiva del 2010. Perciò sarà rimborsato nelle mensilità di novembre, quanto trattenuto».
BENI CULTURALI
IL SOLE 24 ORE – A pag. 10 presentati i risultati di una ricerca condotta da Intesa SanPaolo-Bocconi sulla gestione dei beni culturali. La proposta è quella di “una formula innovativa per una gestione più imprenditoriale di musei, monumenti, siti archeologici, biblioteche e archivi”. Una formula che prevede la cessione in concessione a società 100% private per la gestione di beni culturali suddivisi per aree territoriali, rispettando i paletti posti dallo Stato. Se il patrimonio culturale dello Stato non rende (genera una spesa annua complessiva di 9 mld, 7,3 a carico dello stato, il resto coperto da “mecenati” – fondazioni bancarie – e autofinanziamento – biglietti), dice la ricerca, è solo per un problema di gestione.
DONNE E LAVORO
CORRIERE DELLA SERA – “Donne escluse dal lavoro «Perdiamo 7 punti di Pil»”: ampio spazio, alle pagine 22 e 23 al tema dell’occupazione femminile in Italia. Lo spunto è il convegno promosso da Banca d’Italia. Scrive Stefania Tamburello: “Nel confronto internazionale la donna italiana, quanto a parità con gli uomini, non fa una bella figura. «L’Italia nel divario di genere è tra i Paesi più arretrati». Nelle classifiche mondiali è al 74° posto su 134, «fanno meglio di noi tutti i Paesi europei, peggio solo il Giappone tra le maggiori economie industrializzate». Esordisce così Fabrizio Saccomanni, direttore generale della Banca d’Italia aprendo i lavori del convegno su «Crescita economica, equità, uguaglianza: il ruolo delle donne» organizzato dalla Banca, prendendo spunto dal Rapporto 2012 «sull’uguaglianza di genere e sviluppo» elaborato dalla Banca Mondiale e da una serie di studi e ricerche condotti dagli economisti dell’Istituto. Se si guarda ad altre voci del confronto col resto del mondo l’Italia, osserva ancora Saccomanni, «ha una posizione un poco migliore per quanto riguarda l’istruzione — 49° posto — e decisamente peggiore se si guarda alla partecipazione della donna all’economia». Che vuole dire lavoro e occupazione: nel 2010 era occupato il 46,1% delle donne tra 15 e 64 anni, contro il 67,7% degli uomini. «Il divario è particolarmente pronunciato nel Mezzogiorno, dove solo tre donne su 10 lavorano»”.
Nessuno ti regala niente, noi sì
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