Cultura

Grazie a loro un risparmio di 20 miliardi di euro

L'obiettivo è ridurre di 280 mln di tonnellate di CO2 nei prossimi 10 anni

di Redazione

Il futuro sviluppo delle biomasse in Italia potrebbe portare all’ambiente un beneficio di 280 milioni di tonnellate in meno di CO2 nell’aria nei prossimi 10 anni e fino a 20 miliardi di euro di risparmio in termini di costi (dati primo Osservatorio Agroenergia in Italia di Althesys) avvicinandoci all’impegno assunto a livello europeo di avere il 17% dei consumi energetici finali nel nostro paese soddisfatto da fonti energetiche rinnovabili al 2020, a patto che si sappia sviluppare in maniera corretta questo tipo di energia rinnovabile.

E’ quanto e’ emerso oggi al convegno ”Biomasse: l’energia della tradizione che guarda al futuro” organizzato dalla rivista di ambiente ed energia e-gazette, in collaborazione con Sib Siber, azienda bolognese specializzata nella produzione di energia da fonti rinnovabili alla Camera di commercio di Padova. Arturo Lorenzoni dell’Universita’ di Padova, Roberto Morandi della Regione Veneto, Giustino Mezzalira di Veneto Agricoltura, Michela Morese, del Segretariato Onu Global Bioenergy Partnership, Alessandro Marangoni, di Althesys, Piero Mattirolo di EnergEtica Onlus, Marco Monari di Sib Siber e le associazioni Legambiente Veneto, Confagricoltura e A.V.A. hanno dato vita ad un confronto sulla definizione di biomasse, sul loro ruolo nello sviluppo energetico del Paese e della Regione Veneto.

Per biomassa s’intendono i materiali di origine organica (vegetale o animale) che non hanno subito alcun processo di fossilizzazione e sono utilizzati per la produzione di energia (cippato di legno, pellet, cereali e derivati, sansa d’oliva, vinacce, potatura e sfalci, deiezioni avicole). Oggi in Italia le bioenergie pesano per il 12% della produzione elettrica da rinnovabili e per il 2,7% di quella complessiva (Fonte: GSE Rapporto 2010). Circa il 55% della potenza installata e’ localizzata nelle regioni del Nord Italia: in Lombardia con 161 impianti (22,3% di potenza installata), in Emilia Romagna con 90 impianti (18% di potenza installata), in Veneto con 71 impianti, quinta regione italiana per potenza installata (6,1%).

I lavori si sono aperti con la lettera inviata dal Presidente della Regione Veneto Luca Zaia i cui sottolinea ”Le biomasse e, piu’ in generale, le agroenergie costituiscono una grande opportunita’. E come ho detto piu’ volte, per questo governo regionale la green economy e’ una sfida fondamentale. Oggi la nostra Regione, secondo i dati piu’ recenti, presenta un deficit energetico pari a 17.931 GWH, che sono prodotti fuori dai confini regionali. Il Veneto e’ in grado di produrre oltre il 30% di energia elettrica da fonti rinnovabili grazie ai 20.668 impianti presenti sul territorio. Sono numeri che raccontano la propensione all’innovazione di una regione che da sempre e’ all’avanguardia.

Un percorso su cui dobbiamo continuare e investire per ottenere performance sempre migliori.” Michela Morese, direttore del Segretariato Onu Global Bioenergy Partnership ha spiegato il ruolo degli indicatori di sostenibilita’ concordati a livello mondiale: ”La sostenibilita’ – ha sottolineato Morese – e’ la chiave per far si’ che la bioenergia raggiunga il suo potenziale. Gli indicatori di sostenibilita’ della GBEP possono aiutare a fornire ai decisori politici e al consumatore la certezza che la produzione e il consumo di bioenergie aiutano l’ambiente, contribuiscono allo sviluppo sociale ed economico e non danneggiano in alcun modo la disponibilita’ di cibo”.

Alessandro Marangoni, Ad di Althesys, ha illustrato alcuni dati del primo Osservatorio Agroenergia, curato dalla societa’ di ricerca e consulenza milanese in partnership con Confagricoltura ed EnergEtica Onlus. Oltre al risparmio in termini di CO2 e costi, Marangoni ha aggiunto ”Piu’ di altre rinnovabili le agroenergie generano indotto e occupazione per il nostro Paese, dato che la filiera delle tecnologie e l’approvvigionamento delle biomasse possono essere in larga parte sviluppati in Italia”.

Piero Mattirolo, Ad di EnergEtica Onlus e membro del cda del Distretto Agroenergetico Lombardo, ha spiegato: ”La strada da percorrere per raggiungere gli obiettivi del Piano d’Azione Nazionale sulle biomasse richiede scelte consapevoli e di lungo respiro da parte della politica nazionale. Per il successo dello sviluppo delle filiere delle biomasse e’ pero’ anche necessario armonizzare i criteri autorizzativi tra regioni vicine e con contesti agricoli simili. Il Distretto Agroenergetico Lombardo rappresenta un primo passo verso l’armonizzazione, perche’ e’ concepito per stimolare una programmazione dal basso e un’aggregazione dei soggetti imprenditoriali sul territorio”.

Giustino Mezzalira, Direttore della Sezione Ricerca e Gestioni Agro-Forestali di Veneto Agricoltura, ha spiegato ”A differenza di ogni altra fonte rinnovabile, le filiere delle biomasse a fini energetici sono in grado di generare importanti esternalita’ positive. A questa filiera e’ infatti fortemente associata l’azione di contrasto dell’emissione di gas ad effetto serra, ma anche la manutenzione dei boschi e dei letti fluviali e il miglioramento del paesaggio nel caso della valorizzazione delle biomasse legnose”.

Una testimonianza diretta su quali siano i costi e benefici per chi utilizza le biomasse e’ stata data dall’Ing. Marco Monari di Sib Siber, che ha presentato i dati di applicazione di un impianto a biomasse di piccola taglia, il Turbomass, dedicato a realta’ agricole e avicole. ”Da scarto – ha spiegato Monari – la biomassa si trasforma in materia prima, permettendo alle aziende di ridurre i costi di smaltimento, utilizzare internamente l’energia elettrica e termica prodotta e di integrare i ricavi vendendo l’eccedenza in rete. In questo contesto, il recupero dell’investimento avviene in pochi anni”.

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