Cultura
Pakistan: in due rischiano la morte per blasfemia
Sarebbero le prime esecuzioni per blasfemia nel Paese asiatico. La denuncia proviene da Amnesty International
di Paolo Manzo
Dopo la condanna a morte del medico mussulmano Younus Sheikh, Amnesty International ha espresso in un comunicato tutto il suo disappunto nel vedere un altro innocente condannato alla pena capitale per blasfemia. “L?accusa è stata artefatta, le prove non hanno stabilito alcunché e il processo che ha portato alla condanna non aveva nulla di legale” denuncia Amnesty.
“Le leggi pachistane contro la blasfemia sono utilizzate da chi detiene il potere per combattere ogni forma di opposizione e dissenso. Inoltre sono uno strumento usato anche per espropriare la terra dei condannati e far tacere chiunque si opponga ai centri di potere più integralisti. Nell?interesse della giustizia le leggi sulla blasfemia dovrebbero essere abolite o, per lo meno, perfezionate per impedire veri e propri abusi?, conclude Amnesty.
Younus Sheikh, medico omeopata e professore universitario, è stato accusato di blasfemia per le risposte che ha dato ai suoi studenti durante una lezione, inerenti la vita del profeta Maometto. Gli accusatori non erano neppure presenti durante la lezione del professore e sono noti per il loro integralismo settario.
Solo un mese fa un cristiano, Ayub Masih, è stato condannato a morte per blasfemia in una sentenza confermata dall?alta corte pachistana ma Amnesty International crede che il vero motivo della condanna sia una disputa territoriale nel suo villaggio.
Entrambi sono stati privati della libertà a causa delle loro idee e Amnesty International denuncia che dovrebbero essere liberati subito, senza condizioni. Inoltre Ayub Masih è stato più volte malmenato durante la sua detenzione mentre il Dottor Sheikh è stato picchiato dalle guardie carcerarie nel corridoio che porta all?aula del tribunale.
Ma i condannati a morte non verranno giustiziati a breve in quanto si sono appellati alla corte suprema del Pakistan, ultimo grado di giudizio appellabile nel Paese asiatico. Se la sentenza dovesse essere confermata, l?unica speranza per i due condannati a morte sarebbe la richiesta di grazia al presidente del Pakistan. Che non è da escludersi in quanto, sino ad oggi, nessuno è stato condannato a morte in Pakistan per blasfemia. E speriamo non s?inizi proprio ora, in un periodo storico in cui, da più parti, si sta tentando di porre fine (anche tramite convenzioni internazionali) alla barbarie delle esecuzioni capitali.
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