Cultura

Curare l’Alzheimer, una “nota” positiva

Una ricerca Usa: la musicoterapia è utile nei casi di demenza

di Benedetta Verrini

Conosce moltissime aree di applicazione, dal settore educativo a quello dell?assistenza all?handicap, dalla preparazione al parto alla riabilitazione dopo il coma: è la musicoterapia, che secondo recenti studi offre buoni risultati anche sui malati di Alzheimer. La notizia arriva dagli Stati Uniti, dove questa malattia, che conduce progressivamente a uno stato di demenza, costituisce la quarta causa di morte a livello nazionale. Secondo una ricerca condotta a Miami presso il Dipartimento di Psichiatria e Scienza del comportamento dell?Università di Medicina, i pazienti sottoposti all?ascolto quotidiano di musica hanno migliorato i disturbi del sonno, sono diventati meno aggressivi e più partecipi alle sollecitazioni socio-familiari. I ricercatori hanno scoperto che la terapia della musica riesce a stimolare la produzione di alcune sostanze chimiche, come la melatonina, l?epinefrina e la serotonina, che donano al nostro organismo uno stato di benessere diffuso, e che nel caso dei malati di Alzheimer hanno permesso di ridurre alcuni disturbi comportamentali. «Anche se i risultati sono ancora difficilmente valutabili, la nostra esperienza ci insegna che la musica utilizzata come approccio terapeutico offre grandi possibilità per aiutare ad alleviare i gravi disturbi della malattia», spiega Gabriella Salvini Porro, presidentessa della Federazione Alzheimer Italia, che riunisce e coordina le Associazioni Alzheimer della penisola e le altre associazioni che operano nel settore. «Non mi stupisco affatto che la musica riesca a dare buoni risultati», continua la Salvini Porro, «in fondo, il ritmo è ciò che sentiamo ancora prima di nascere, è una dimensione familiare e tranquillizzante. Non tutti sanno che l?Alzheimer è una malattia lenta, può avere un decorso lungo anche quindici, vent?anni, e riduce la persona come una ?bambola di stracci?, incapace di esprimersi e capire. Dal momento che per adesso non esistono terapie risolutive, bisogna usare ogni mezzo che possa rendere più sopportabile al malato questo progressivo stato d?incapacità e la sofferenza che ne consegue. Tra questi mezzi noi promuoviamo anche la musicoterapia, e collaboriamo con esperti che portano avanti questa forma di assistenza». «La situazione delle medicine alternative è in crescita, anche grazie a un nuovo atteggiamento culturale», commenta il professor Ferdinando Suvini, violoncellista, direttore del Centro Toscano di Musicoterapia-CeToM. «La terapia musicale non si pone l?obiettivo di condurre a guarigioni miracolose, ma di dare un senso all?esistenza di persone che spesso vivono situazioni di enorme disagio. E quando c?è la malattia, arrivano anche lo sconforto e il senso di abbandono, stati d?animo che fanno ulteriormente peggiorare certe patologie. Con la musicoterapia, sia quella attiva, che stimola il malato stesso a suonare, sia quella semplicemente ricettiva, si introduce un modo di curare basato sulla piacevolezza, sulla gratificazione. E si stabilisce con chi ha disagi comunicativi, come le persone affette da psicosi, autismo, demenza da Alzheimer, una nuova e più istintiva modalità di comunicazione». La musicoterapia può diventare un approccio terapeutico davvero strategico, naturalmente, per poter svolgere bene il proprio lavoro il musicoterapeuta deve avere una preparazione approfondita e interdisciplinare, che vada dalle scienze mediche alla psichiatria fino all?etnomusicologia. E l?esigenza di educatori e terapeuti preparati si fa sempre più pressante: dopo il 2000 gli anziani saranno più di 18 milioni, 700 mila saranno i malati di Alzheimer, di cui più di 55mila nella sola Lombardia. Info.: PRONTO ALZHEIMER, telefono 02.809767 Internet: http://alzheimer.it Professione musicoterapeuta In Europa e negli Stati Uniti la musicoterapia è riconosciuta come forma di riabilitazione e per chi vuole intraprendere questa professione esistono diplomi e corsi di laurea specifici. In Italia la situazione degli oltre duecento specialisti del settore soffre ancora della mancanza di un riconoscimento professionale, pertanto non esiste un corso di studi definito e garantito dal ministero. Sono però diffuse diverse scuole, a volte riconosciute dalle Regioni, che organizzano corsi la cui durata oscilla tra uno e i quattro anni. Senza contare lezioni occasionali e cicli di studio a carattere troppo episodico, si possono annoverare circa una trentina di scuole di musicoterapia nel nostro Paese, tutte gestite da enti o associazioni culturali e da onlus. I requisiti minimi per accedervi sono, in generale, il diploma di scuola superiore e la conoscenza del linguaggio musicale. Esiste un corso triennale alla clinica Psichiatrica dell?Università Tor Vergata di Roma; un corso biennale riconosciuto dalla Regione Toscana promosso dal Centro toscano di Musicoterapia-CeToM, un corso di perfezionamento in Musicoterapia all?Università Cattolica di Roma. È possibile informarsi consultando due siti web, quello della Federazione delle Associazioni di Musicoterapia (www.musicoterapia.it), e quello della Confederazione italiana delle associazioni di musicoterapia (http://mtonline.it/scuole.html).


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