Politica

Europa “über alles”

La Merkel impone il fondo salva Stati, ma la Grecia brucia

di Franco Bomprezzi

La notizia più importante ieri veniva dalla Germania, dove la cancelliera Angela Merkel riusciva a ottenere un’ampia maggioranza a favore del fondo salva Stati, ma non tutti i giornali italiani la colgono, ormai presi dal vortice politico giudiziario nazionale, e dal caso di Bankitalia. Ma il fatto resta di grande importanza e consente all’Europa di ripartire.

Apertura di giornale dedicata all’Euro per il SOLE 24 ORE: “Il fondo salva-euro passa a Berlino”. Due commenti dedicati all’Unione al bivio. Uno di Alessandro Merli, “La prova di leadership si misura nel tempo”: «L’approvazione dei nuovi poteri e delle nuove risorse per il fondo salva-Stati europeo Efsf è un passo necessario, ma non sufficiente a risolvere la crisi del debito sovrano nell’area dell’euro. I 440 miliardi di euro di cui ora è dotato l’Efsf servono a combattere la battaglia di ieri, il contenimento del danno a Grecia, Portogallo e Irlanda. Quella di oggi, dove il contagio è ormai deflagrato e che vede in prima linea Spagna e Italia, e la sopravvivenza stessa della moneta unica, richiede ben altre risorse. Finanziarie e di capacità decisionale. (…)Le risorse da mobilitare a livello europeo devono essere sufficienti a ricapitalizzare il sistema bancario perché possa assorbire un eventuale default greco e la svalutazione del portafoglio di titoli di Stato, fornire liquidità sufficiente a limitare il contagio di Italia e Spagna (e Francia), tenere un’ampia riserva che assicuri i mercati dell’impegno, finora solo a parole, di salvare l’euro “costi quel che costi”. Per tutto questo, il nuovo Efsf chiaramente non basta. Il primo rafforzamento delle sue risorse dovrebbe passare da Canossa, cioè dal riconoscimento che l’Europa non ce la può fare senza l’aiuto del Fondo monetario e dovrebbe sollecitare l’uso del suo sportello Nab (oltre 500 miliardi di dollari), magari rimpinguato da contributi addizionali dei Brics». L’altro di Roberto Perotti “Il prezzo altissimo che pagherà la Grecia”: «è inutile illudersi che nel breve periodo la Grecia possa uscire indenne dalle decine di migliaia di licenziamenti nel settore pubblico che il Governo greco ha coraggiosamente accettato. Ma è anche inutile illudersi che si possa fare default a costi contenuti. Dunque che la Grecia prolunghi l’agonia e rimanga sotto la tutela della troika, o che faccia default, inizialmente pagherà un prezzo altissimo. Paesi asiatici e l’Argentina si sono ripresi piuttosto velocemente, ma i primi due anni sono stati pesantissimi, con costi sociali elevatissimi. Lo stesso succederà in Grecia: quanto tempo occorrerà per riprendersi non lo sappiamo, ma inizialmente saranno lacrime e sangue».

In una prima dominata dalle manovre su Bankitalia il CORRIERE DELLA SERA dedica un colonnino alla Germania: “Il sì tedesco alla Grecia che non chiude la partita”, e poi le pagine 2 e 3. “La vittoria della Merkel. Il sollievo dell’Europa” è il titolo che apre pagina 2. Scrive il corrispondente Paolo Lepri: “Il via libera del Parlamento tedesco alle decisioni del vertice europeo del 21 luglio è arrivato con 523 sì, 85 no e tre astensioni. Sono stati in tutto tredici i parlamentari Cdu, Csu (l’ala bavarese del partito della Merkel) e Fdp (il partner di governo nella maggioranza «nero-gialla») che hanno confermato il loro dissenso. Due invece si sono astenuti. Ma la cancelliera è stata appoggiata da 315 deputati dello schieramento governativo, quattro di più di quella soglia dei 311, necessaria per l’approvazione del provvedimento, che nelle settimane scorse era sembrata un traguardo irraggiungibile”. Ma non è tutto tranquillo, come spiega Danilo Taino, nel pezzo di appoggio: “Per Berlino i giochi non sono chiusi. Ora la partita è con le banche”. “Succede che tra i 17 membri dell’Eurozona si è riaperto un dossier che molti consideravano chiuso – spiega Taino -. Si tratta del secondo pacchetto finanziario a favore della Grecia, da 109 miliardi, deciso dal Consiglio europeo del 21 luglio scorso: tra le altre cose, prevede che i privati che hanno investito in titoli di Stato di Atene accettino di perdere circa il 21 per cento su 135 miliardi di obbligazioni elleniche; ora invece si scopre che quello schema potrebbe fare guadagnare decine di miliardi alla speculazione. In più, forse non sarà sufficiente, perché la Grecia potrebbe avere bisogno di maggiori fondi rispetto a quelli che le sono stati promessi due mesi fa. Fatto sta che il governo tedesco e altri cinque o sei governi dell’area euro vorrebbero ridiscutere l’accordo raggiunto a luglio con i privati (soprattutto banche) in quanto troppo vantaggioso per questi ultimi e costoso per i contribuenti”. E Antonio Ferrari, a pagina 3, ci racconta la situazione in Grecia: “Ministeri occupati, scioperi, disobbedienti. Atene sulle barricate”. “Il clima sociale in Grecia è decisamente infuocato – scrive Ferrari -. I tagli sono feroci. Trentamila dipendenti pubblici riceveranno il 60 per cento dello stipendio e saranno posti in «mobilità», anticamera del licenziamento. Per i pensionati con oltre 1.200 euro al mese, l’assegno dimagrirà del 20 per cento. Quasi inimmaginabile quello che sta accadendo nel settore privato: chi non ce la fa chiude e licenzia senza alcun freno. Un anno fa i giovani si lamentavano d’essere «la generazione 700 euro»; oggi sarebbero contenti di ricevere altrettanto per un posto più o meno sicuro”.

LA REPUBBLICA sceglie in pratica una doppia apertura: il titolo su “Industriali, schiaffo al goferno” e il sommario sull’Europa: “Vince la Merkel: sì della Germania al Fondo salva-stati”. Riferisce da Berlino Andrea Tarquini: per un soffio e grazie al soccorso non indispensabile dell’opposizione, Angela Merkel ha superato la prova del fuoco, vincendo la battaglia europeista più decisiva (con 523 sì su un totale di 620 deputati e qualche defezione nella maggioranza). I mercati apprezzano la scelta (assieme ai dati Usa sull’aumento del Pil statunitense e il calo dei sussidi di disoccupazione). Il fondo salva-stati sarà di 440 miliardi forniti dai paesi dell’Ue (da sola la Germania ne garantirà 211). Sarkozy ha mandato «alla donna più potente del mondo» le sue congratulazioni. Come pure ha fatto, con maggior stile, il presidente Napolitano: «La Germania ha confermato la sua vocazione europeista». In appoggio un pezzo che riferisce della situazione greca: “La ‘troika’ Bce-Fmi-Ue torna ad Atene ma i manifestanti occupano i ministeri”. La prima riunione prevista per ieri mattina è saltata dopo che i rappresentanti di Bruxelles e Washington hanno trovato bloccato il ministero delle Finanze, mentre altri contestatori occupavano le sedi della Giustizia, dell’Interno e dell’Agricoltura. Le manifestazioni sono durate per parecchie ore, ma una prima riunione con la troika è stata comunque fatta. La strada è comunque in salita. Si teme per la tenuta sul fronte interno del governo che ha una maggioranza abbastanza risicata (154 voti su 300) e sta facendo scelte molto impegnative come la patrimoniale immobiliare e i tagli nel settore pubblico.

Il sì del Parlamento tedesco al fondo salva- Stati non si guadagna neppure la prima pagina de IL GIORNALE. In mezzo a molta polemica politica il via libera tedesco va a pagina 8, in un taglio medio,  nello stesso articolo che riassume quello è successo giovedì, compreso l’andamento dei mercati. “Il sì tedesco al fondo salva-Stati fa correre le Borse” è il titolo. L’approvazione parlamentare tedesca è definita «doppia vittoria» perché ha battuto sia l’opposizione che i liberali, suoi alleati. Un voto «da non sottovalutare» e un segno che dimostra «al di là delle coloriture politiche il partito dell’intransigenza in Germania è in minoranza». Si mette in evidenza anche non sia da escludere, anche non immediatamente «un ulteriore potenziamento del paracadute anti-crisi».

Richiamo in prima pagina de IL MANIFESTO per il voto del parlamento tedesco. “Merkel incassa il fondo salva-stati” il titolo che rinvia a pagina 8 dove l’articolo “Merkel apre l’«ombrello salva euro»” apre la pagina mentre il sommario sottolinea “Maggioranza salva. Sì anche degli euroscettici della Cdu per tenere il governo”. «La cancelliera sa benissimo che molti euroscettici nelle sue fila sono tornati all’ovile solo per paura delle conseguenze sulla tenuta del governo, non perché convinti dell’opportunità di aumentare il fondo per i Pigs (…) Né la fronda deve stupire  se si considera che, secondo l’istituto demoscopico fors su 100 tedeschi solo 20 sono favorevoli a nuovi crediti per la Grecia, 37 vorrebbero invece estromettere quel paese dalla zona dell’Euro, altrettanti pensano che convenga constatarne l’insolvenza (…)» in un box “Il rischio tedesco- Sovranità, i paletti della Corte costituzionale” in cui si osserva che «(…) Angela Merkel deve vedersela con la corte costituzionale di Karlsruhe, che veglia sulla sovranità fiscale della Repubblica federale tedesca e non consentirà una “incontrollabile” assunzione di responsabilità per i debiti altrui. (…)»
 
“Dalla Germania una generosa scelta di responsabilità”. Pierluigi Magnaschi su ITALIA OGGI da una parte evidenzia come la Germania creda nell’Europa unita ancor prima nell’Euro, e dall’altra sottolinea come ora il cerino delle responsabilità passi ora ai paesi – cicala ( Grecia Portogallo, Irlanda, Spagna e Italia). «Sono questi» sostiene Magnaschi «che devono diventare paesi – formica» e lo possono fare seguendo le richieste della Bce ovvero «fine delle pensioni di anzianità, privatizzazioni a tappeto, diminuzioni dei dipendenti pubblici» etc.  

«Sì della Germania al fondo salva stati. Atene, la protesta blocca i ministeri». Il titolo di AVVENIRE, nel taglio centrale della prima pagina, mette insieme Berlino e la Grecia. A pagina 7 l’articolo del corrispondente Vincenzo Svignano: «La Merkel sorride, i tedeschi si lamentano, i greci protestano. Può essere riassunta così la convulsa e frenetica giornata di ieri che ha ridato speranze ad Atene ed allontanato una crisi di governo a Berlino, che avrebbe potuto aprire scenari politici ed economici quantomeno poco gestibili in Germania e in tutta Europa». Nella pagina accanto, sempre sotto l’occhiello «I conti e la crisi», si dà invece spazio a un reportage da Atene: «Nell’Hotel Povertà, l’ultima spiaggia del ceto medio greco». L’edificio «è una vecchia palazzina nella capitale dove si dà assistenza ai senzatetto: ma vi si recano anche i nuovi disoccupati, giovani e disillusi». L’allarme arriva dalla Caritas Hellas: «I poveri c’erano anche prima, ma si trattava di rifugiati asiatici o nordafricani. Ora si sono aggiunti gli ateniesi. La crisi sta trasformandosi in emergenza sociale».

LA STAMPA dedica una fotonotizia in prima alla vittoria della Merkel al Bundestag, ripresa da un paio di pagine interne in cui si sottolinea, più che la ricaduta economica della decisione sull’eurozona, la tenuta della maggioranza della cancelliera. «Un segnale forte per Frau Merkel», scrive La Stampa «sia in direzione dell’elettorato tedesco che dei partner europei e dei mercati: l’esecutivo del paese chiave dell’Eurozona, finora così rissoso, è coeso su un tema così fondamentale». 

E inoltre sui giornali di oggi:

SANITA’
LA REPUBBLICA – “Il calvario delle liste d’attesa e per una mammografia l’appuntamento è fra un anno”. Cattiva organizzazione ma anche troppi esami inutili: un mix che rallenta la capacità di risposta del Sistema sanitario nazionale e che coinvolge tutte le Regioni. Una situazione nella quale, dato l’affanno degli ospedali, è boom dei privati.

BCE
IL MANIFESTO – Apertura dedicata alla lettera “segreta” della Bce con il titolo “Il mercato delle pulci” Il sommario riassume i temi che sono poi sviscerati nelle quattro pagine interne “Enel, Eni e Finmeccanica, beni immobili, spiagge e aeroporti, società municipalizzate. La Bce chiede di privatizzare tutto e al ministero dell’Economia si fa l’«inventario» in vista della svendita. Berlusconi non si presenta: «Giornate intense e turbolente». Stallo nel governo sulla nomina del successore di Draghi a Bankitalia. E il Pd si prepara ad andare al governo ripartendo dai diktat della Banca centrale europea”. Al tema è dedicato anche l’editoriale firmato da Loris Campetti “Inaccettabile Bce”. Si legge: «Volevamo abolire le province e invece adesso ci ordinano di abolire lo stato. Purtroppo non è la vivificazione del sogno di Karl Marx, l’estinzione dello stato. Intanto, il soggetto rivoluzionario committente non è animato dallo spirito dell’internazionalismo rivoluzionario ma dal pensiero unico liberista che è un po’ diverso (…) Si può dire che il segreto che copriva la lettera era il segreto di Pulcinella (…) Eppure, persino il segreto di Pulcinella ci può stupire, e anche farci incazzare. Jean-Claude Trichet e Mario Draghi più che una lettera hanno stilato un manifesto ideologico per indicare le ricette draconiane e antipopolari per uscire dalla crisi, ma anche le forme con cui le bastonate dovrebbero essere attestate (…)». Nelle pagine interne (a pagina 5) l’articolo di Galapagos “Chi è il postino della Bce?” è tutto giocato nel cercare di capire chi ha passato la lettera della Bce al Corriere della Sera “È Tremonti l’indiziato numero uno per la lettera passata al «Corriere della Sera». Ma circolano altri nomi” avvisa il sommario dell’articolo che lega al tema anche l’empasse per la scelta del successore di Draghi a Bankitalia.

MINORI
IL GIORNALE – A pag. 23 riportata una sentenza del Tribunale di Genova secondo la quale se il padre è presente come la madre nella cura del bambino non è necessario che paghi l’assegno di mantenimento. (La par condicio dell’affido: il papà non paga gli alimenti”).

FAMIGLIA
AVVENIRE – «La crisi divora i nostri risparmi» è il titolone di apertura. Accanto all’editoriale «Ma che si aspetta?», di Luigi Campiglio. Occhiello: «Famiglie sempre più alle corde». Scrive l’editorialista: «Le famiglie hanno già allacciato le cinture di sicurezza in vista dell’ulteriore ondata, ancora in arrivo, di misure legate alla recente manovra economica. Nel secondo trimestre il potere di acquisto delle famiglie, cioè il reddito al netto dell’inflazione, è diminuito. Contemporaneamente il tasso di risparmio delle famiglie ha registrato il valore più basso dal 1999. Dunque il contenuto aumento dei consumi reali è stato finanziato con un’ulteriore riduzione dei risparmi». La conclusione è: «Francia e Germania, dove il sistema di welfare per le famiglie è più robusto e articolato, hanno saputo fare molto meglio e il reddito disponibile ha tenuto durante la crisi, nonostante la forte riduzione del Pil. Il tempo passa e la cinghia si fa sempre più stretta: che si aspetta a prendere anche in Italia la strada giusta?»

TERZO SETTORE
IL GIORNALE – Nella pag.11 della cronaca Milano articolo sulle imprese sociali appartenenti al Consorzio Nazionale di cooperazione Cgm (“Imprese sociali, un colosso da 95 milioni”). Numeri e descrizioni della attività delle cooperative che vi aderiscono.

CATTOLICI
LA STAMPA – Interessante intervista post-Bagnasco a Giuseppe De Rita, storico presidente Censis, che profetizza: «È ora che un cattolico torni a guidare l’Italia». De Rita pare avere le idee chiare: il Paese ha bisogno non solo di una guida cattolica, ma anche di un giovane: 40-45 anni al massimo. Sembra quindi che ne conosca il nome, ma ovviamente lo tace, anche se butta là che i vescovi stanno «ruminando» sulla questione. Sempre per De Rita, l'”uomo nuovo” dovrà stare nel centrodestra, perché i cattolici italiani per De Rita sono tradizionalmente moderati ma anche perché secondo lui «non è possibile avere una posizione di sinistra cattolica».


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