Formazione

Scuole una su due in progetto internazionale

I dati di una ricerca realizzata per Fondazione Intercultura e Fondazione Telecom Italia.

di Redazione

Progetti internazionali, insegnamento in lingua inglese, mobilità studentesca, sono considerati il futuro dell’istruzione e su questi aspetti è stata presentata una ricerca Ipsos, realizzata per conto della Fondazione Intercultura e di Fondazione Telecom Italia.  Il 50% delle scuole italiane ha partecipato nell’anno scolastico 2010-11 almeno a un progetto internazionale, ma si allarga la forbice tra nord e meridione: Sud e Isole arretrano (dal 57% del 2009 all’attuale 47%),  mentre il Nord registra un buon incremento (ovest+3%, est +6%).
Il 23% delle scuole ha iniziato ad applicare il Clil, ovvero la docenza di alcune materie in lingua straniera e il 39% degli istituti prevede l’insegnamento di tre lingue, cinese compreso in alcuni casi illuminati.
Un esercito di 4.700 studenti delle scuole superiori (+34% in due anni) ha partecipato a un programma di mobilità individuale all’estero per un periodo compreso tra i tre mesi e l’intero anno scolastico e una classe su tre ha all’attivo un’esperienza fuori dai confini nazionali.

Eppure, la scuola italiana, in quanto a livello di internazionalizzazione , a detta di Presidi e insegnanti, si merita solo un risicato 6,3 in pagella, a causa delle grosse barriere che ne frenano il processo a partire dagli scarsi finanziamenti (a detta del 36% dei dirigenti scolastici) e dalla modesta conoscenza delle lingue straniere, ritenuta carente dal 74% dei docenti. Ma sono proprio gli insegnanti a sottolineare il loro ruolo fondamentale (a detta del 45% di loro), nell’avviare l’internazionalizzazione perché, se ai Presidi spetta il compito di dettare le linee guida, su di loro ricade il peso dell’effettiva organizzazione dei progetti.

Questa dunque la fotografia che emerge dal III Rapporto dell’Osservatorio nazionale sull’internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca presentato oggi a Roma dalla Fondazione Intercultura e da Fondazione Telecom Italia nella sede Telecom Italia di corso Vittorio Emanuele II. L’Osservatorio è stato creato dalla Fondazione Intercultura onlus con l’obiettivo sia di documentare quanto avviene in Italia in questo settore sia di stimolare l’apertura delle scuole all’Europa e al resto del mondo. Dal 2010 Fondazione Telecom Italia, in linea con la propria missione volta a promuovere il diritto allo studio e alla conoscenza come fattore fondamentale di abilitazione e inclusione sociale, è diventata partner per la realizzazione dell’Osservatorio.

«Fondazione Telecom Italia ha deciso di diventare partner di Intercultura in questo progetto perché si sposa pienamente con le proprie finalità istituzionali» dichiara Fabio Di Spirito, Segretario Generale di Fondazione Telecom Italia. «L’incontro con culture diverse, infatti, rappresenta una straordinaria opportunità formativa, soprattutto per i giovani. Apprendere dall’esperienza personale che l’esistenza di nuovi modi di pensare e comunicare non è un fatto negativo, ma può favorire l’apertura a nuove soluzioni e la capacità di superare barriere e ostacoli è sicuramente un primo passo per sviluppare una personalità più forte e autonoma. Il valore educativo di questo progetto – integrato con la possibilità di proseguire con l’esperienza di confronto anche da casa, grazie alle tecnologie e a internet – è senza dubbio grande».

La ricerca è stata condotta da Ipsos su un campione di 402 Presidi di tutt’Italia e su 892 docenti di 7 regioni (Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Marche, Molise, Campania e Basilicata), al fine monitorare il livello di internazionalità della scuola italiana sulla base della capacità e volontà di partecipare a progetti di portata internazionale, oltre che di investire all’interno della propria scuola in attività che incentivino le relazioni con le altre scuole estere o che implementino progetti rivolti a migliorare la conoscenza della cultura e delle lingue straniere. Risultato: siamo a un terzo del percorso, con un indice di internazionalizzazione pari a 37%, un valore rimasto immutato negli ultimi due anni.

Emerge dalla ricerca che forti sono ancora le barriere, reali e percepite, che ostacolano il processo di internazionalizzazione. I Presidi intervistati da Ipsos lamentano la mancanza di fondi e l’impossibilità di ottenere dei finanziamenti (36%), ma risentono anche della scarsa disponibilità da parte degli insegnanti (20%), della mancanza di tempo e dei problemi economici delle famiglie (entrambi 10%). Il limite principale per i docenti è invece la conoscenza delle lingue straniere, ritenuta carente per tre quarti degli insegnanti intervistati (74%). La problematica più  forte (40%) è l’atteggiamento di chiusura, in parte anche culturale, che di fatto rende docenti e studenti più timorosi e insicuri rispetto ai colleghi stranieri, seguita da quelle burocratico-amministrative (29%) e dalla mancanza di risorse (27%).

«L’elemento cruciale per il processo di internazionalizzazione delle scuole superiori – spiega Roberto Ruffino, Segretario Generale della Fondazione Intercultura – sembra essere il momento dell’iniziazione: occorre accompagnarle nella fase iniziale del processo per dare loro modo di continuare il percorso in piena autonomia».
È un processo lungo e impegnativo, quello dell’internazionalizzazione, gravato principalmente sulle spalle degli insegnanti che, oltre a portare a termine i programmi ministeriali, si mettono in gioco  per attivare il Clil, per promuovere l’insegnamento extracurriculare delle lingue, cinese compreso, per informarsi sui progetti di mobilità scolastica, per confrontarsi con docenti anche di altri Paesi, per accompagnare il singolo studente verso l’esperienza all’estero e quindi reintegrarlo una volta rientrato, nonostante le molte difficoltà di reinserimento. In particolare, l’insegnamento di alcune materie in lingua straniera (quasi sempre l’inglese) è presente nel 23% delle scuole intervistate (erano il 20% due anni fa), e in crescita significativa negli istituti professionali (dal 7% al 20%). Tra le scuole che lo hanno attuato, una su cinque (il 19%) lo ha fatto proprio in seguito alla sua introduzione nella riforma scolastica che andrà a regime tra un paio di anni.

La percezione che i docenti hanno di sé e del proprio impegno verso l’internazionalizzazione è più che positiva ovunque, anche tra quelli del sud (voto: 6,9), con alcune sfumature rispetto alla lingua insegnata: il voto più alto se lo attribuiscono gli insegnanti di lingue straniere, tra i più attivi nel processo di internazionalizzazione (8,3), quello più basso i docenti di materie umanistiche e tecniche (6,6).

Il coinvolgimento degli insegnanti sembra essere il punto critico anche dei progetti di mobilità di classe (il 70% non li ha attivati quest’anno, un calo dell’11% dal 2009). Il 78% dei docenti si dice favorevole, ma mancano strumenti e supporto.  Per venire incontro a questa esigenza, quest’anno l’Osservatorio ha introdotto un primo percorso formativo a beneficio di insegnanti e studenti.


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